LE TRE DOMANDE DA PORSI PER RESISTERE ALL’ISLAMIZZAZIONE

Domande che molti di noi, in effetti, si pongono; quelli che non se le pongono sono quelli che più dovrebbero farlo, ossia i nostri governanti.

È la punta dell’iceberg. A volte alcuni episodi diventano oggetto di attenzione mediatica. Sono, verosimilmente, spie di cambiamenti diffusi, molecolari, quotidiani, che tendiamo per lo più ad ignorare. Si prenda il caso dei responsabili dell’ospedale di Parma che trasferiscono un’anziana assistita dal nipote per darla vinta a una islamica che non accetta la presenza di un uomo nella stanza in cui è ricoverata. Oppure il caso di coloro che, a Savona, coprono una statua per compiacere un gruppo di musulmani che sta per riunirsi in una sala. Non si tratta di folklore, forme di stupidità fastidiose ma innocue. Anticipano scenari che, in capo a pochi anni, potrebbero diventare drammatici. Tre domande meritano di essere poste. La prima: il passaggio dalla multietnicità (uno stato di fatto, in sé neutro: né buono né cattivo) al multiculturalismo (una seria minaccia per la democrazia) è inevitabile? La seconda domanda è una articolazione della prima: è possibile difendere la società aperta, o libera, dall’azione di minoranze culturali che le sono ostili senza sopprimere, mentre si cerca di difenderla, la società libera medesima? La terza domanda è: sarà possibile convincere gli italiani ad affrontare senza isterismi antistranieri ma anche facendo il contrario di ciò che si è fatto a Parma o a Savona, il difficile problema della convivenza fra immigrati extraoccidentali e noialtri indigeni?
La multietnicità non è in linea di principio incompatibile con la democrazia. Guidata nel modo giusto può anche infonderle vitalità mettendo i suoi cittadini a contatto con esperienze che in precedenza non conoscevano. In ogni caso, gli ostili alla multietnicità devono darsi pace: una società che ha scelto di non fare più figli non ha altri canali per alimentare la propria forza-lavoro o per mantenere la sua crescente popolazione anziana. Ma se la multietnicità è o può essere un’opportunità, diventa una minaccia se gli indigeni sono così sprovveduti, stupidi o sbadati da accettare che su di essa cresca la mala pianta del multiculturalismo. Il multiculturalismo è una situazione nella quale, di diritto o di fatto (per l’affermazione di nuove usanze), si accetta che l’insieme dei cittadini venga segmentato, diviso lungo le barriere che separano le diverse tradizioni culturali. Si afferma una disparità di trattamento: per i diversi «segmenti» valgono regole diverse, coerenti con le rispettive usanze. La formale uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge viene dapprima neutralizzata di fatto e, in seguito, anche di diritto (in virtù di adeguamenti normativi alla situazione di fatto). Non è difficile ritrovarsi in un «incubo multiculturale». È sufficiente che nei vari luoghi — dagli ospedali alle scuole agli uffici pubblici e privati — le domande di trattamenti speciali, in deroga, da parte delle minoranze culturali vengano accolte, un giorno qua e il giorno dopo là: il trattamento speciale, una volta concesso, diventerebbe, dal punto di vista della minoranza, un diritto, e i tentativi di revocarlo incontrerebbero dure resistenze. Nascerebbero controversie giudiziarie e non è impossibile che esse sfocino in sentenze volte a riconoscere il suddetto diritto. Ed ecco la società multiculturale, la frantumazione della cittadinanza, la fine dell’uguaglianza formale di fronte alla legge, l’affermazione di diritti speciali e diversità di trattamento a seconda del gruppo culturale di appartenenza.
Chi crede che quanto sta accadendo oggi in Belgio non ci riguardi è un incosciente. Il partito islamico, che si presenterà alle prossime elezioni amministrative, punta ad introdurre formalmente (di fatto, nei quartieri islamici è già operante) la sharia, la legge islamica, cominciando simpaticamente dall’idea di mezzi pubblici di trasporto separati per uomini e donne. Fin qui ho parlato dei rischi del multiculturalismo ma gli esempi negativi che ho citato hanno tutti a che fare con la presenza islamica. Benché problemi di vario genere sorgano anche in rapporto alle attività di altre minoranze, è quella presenza all’origine delle difficoltà maggiori. Non sto alludendo al tema della radicalizzazione pro jihad di giovani islamici (un problema speciale all’interno di un problema più generale). Mi riferisco alla delicata questione della convivenza — impossibile per i pessimisti, comunque difficile per gli ottimisti — fra comunità islamiche e democrazia occidentale. Il problema, nella sua potenziale drammaticità, è semplice. La società libera si fonda sul principio della separazione fra politica e religione, fra economia e religione, eccetera. Ma nell’Islam queste separazioni non hanno senso. Il che spiega perché le moschee (a differenza delle chiese) non siano soltanto luoghi di culto. Ne deriva una tensione inevitabile fra società aperta e comunità islamiche. È plausibile, come molti pensano, che la compatibilità fra Islam europeo e società aperta si realizzerà solo se e quando, un giorno, le donne musulmane, influenzate dall’individualismo occidentale, riusciranno a imporre l’abbandono di vecchie regole e principi. Fino ad allora bisognerà stare in guardia, essere consapevoli che si sta maneggiando materiale radioattivo: non bisognerà cedere alle richieste degli (fin troppo visibili) esponenti fondamentalisti delle comunità islamiche, bisognerà favorire solo i musulmani che abbiano già maturato un atteggiamento favorevole per le libertà occidentali, non bisognerà permettere, per eccesso di zelo, deroghe alle regole della nostra convivenza quotidiana. Si riuscirà a «educare» gli italiani? Si riuscirà a impedire che per un misto di ignoranza, opportunismo e desiderio di quieto vivere, passo dopo passo, permettano l’affermazione di principi incompatibili con la democrazia occidentale? Serve una buona dose di ottimismo per crederlo.

Angelo Panebianco, Il Corriere della Sera, 23/04/2018

E ricordiamo: gli islamici si sono insediati in tutto il Medio Oriente e TUTTI i popoli invasi hanno perso la propria cultura, le proprie tradizioni, i propri abiti tradizionali, i propri nomi e, più d’uno, la propria lingua. Si sono insediati in tutto il nord Africa e TUTTI i popoli invasi hanno perso la propria cultura, le proprie tradizioni, i propri abiti tradizionali, i propri nomi e TUTTI, SENZA ECCEZIONE, la propria lingua. Ora si stanno insediando in Europa (sì, lo so, siamo paranoici. E xenofobi. E islamofobi e razzisti e fascisti e naturalmente sionisti, che come tutti sanno è peggio che ladro assassino stupratore pedofilo messi insieme).

barbara

Una risposta

  1. Non è un caso che Panebianco sia vittima di periodici atti di sopraffazione all’Università di Bologna. I fautori dell’islamizzazione, vista come diffusione dell’illegalità e del disagio sociale, sono prima di tutto italiani. Diciamo, per semplicità, che sono identificabili con l’area dei centri sociali. Chi li manovri non so.

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  2. Quando vengono…migrano…” invadono..’ specialmente qui in Europa trovano la Democrazia, lo statuto…una specie di carta dei diritti che comprendono anche i doveri dei
    cittadini. Entrati a far parte di questi stati trovano usanze..cultur e soprattutto..una certa Liberta’ che si accompagna il Rispetto dei Diritti Umani. Non è stato sempre così..per
    arrivarci tante lotte, sofferenze…soprusi , carcere …morte.
    E non eravamo…siamo arrivati alla civiltà..’.con la parità..fra uomini e donne..” conquista
    non ancora completa fra uomini e donne…in una vera parità..” chi l’ ha raggiunta..altri stati
    sono ancora per strada piu’ o meno vicini…lontani…nell’ attuazione.
    Siamo riusciti…” anche se certi artigli..vorrebbero,….e lo fanno ” a ridurre il potere della chiesa, religione nella conduzione della politica di una Nazione.
    E per me ..anche la chiesa ha ..e si vede che ha le..sue idee politiche..e non sempre espresse nel giusto..Basta vedere certi lordumi dei quali si è fatta portavoce.
    Ecco…loro gli immigrati../ invasori ..mi chiedo perchè tanti scappellamenti, dovrebbero essere lieti di poter vivere in un clima democratico e..noi..politici li rispettiamo ma trovo
    stupido ..il dovere appannare la nostra democrazia, quello che abbiamo conquistato e del
    quale dobbiamo essere orgogliosi.
    Non dobbiamo cedere, siamo in casa nostra…non c’ è dittatura, nessuna imposizione, se
    non il rispetto di regole e norme .Basta con certi timori di offendere un certo loro pudore,
    forte diniego verso la nostra cultura, l’ arte ne fà parte con varie sue espressioni.
    Io…mi sento ridicolo per i vostri gesti , le tante scusanti, troppe che stanno oltrepassando
    la tolleranza alterando il senso democratico che regola la nostra vita.
    Sapeste quante sono e possono essere le cose..fatti…cose che regolano la loro vita e che
    rischiamo di farle subire a noi.
    E certi risvolti..volgersi verso una politica diversa dalla vostra..politici attuali con il desiderio
    di regolamentare gli insostenibili flussi migratori che stanno trasformando le nostre realtà
    che si mostrano ricche di tante problematiche.
    In TV….no! Non c’ è nessun problema..” riguardo a certi arrivi..di possibili terroristi..” Si
    sà bene che ci arriva di..Tutto.
    Ed ognuno si arrangia ..come può trovando anche un campo più ricco..
    Un’ esempio..il attuato..i..
    Qualche pomeriggio fà…alla stazione ..una signora saliva sul treno..con lei dei mori..neri 5
    uno stava mettendo le mani nella borsa..” borseggio..” un giovane uomo vedeva i movimenti…gridò ..cosa stai facendo! Per risposta il gruppo lo presero a pugni! Poi..si smistarono sul treno …Penso anche senza biglietto. Il giovane..non saprei di quale nazionalità…forse M:O. Disse…l’ ho fatto perchè sono stufo che per un certo numero di
    persone siamo tutti presi di vista..
    I pusher….
    La…solita tratta di Nigeriane..giovani e minorenni. Una…sparita. I gestori..nigeriani, marito
    moglie..e cognato e 10 papponi.
    Ecco..un pò in cronaca..Di questi…credo tutti in attesa ..di asilo..come si può leggere sulla
    cronaca locale. Forse..il più regolare il giovane ..forse del M.O. Che..forse doveva dare
    la sua versione dei fatti alla Polfer della Stazione del capoluogo.

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    • No. Non solo sicuro, ma neanche vago. Al massimo puoi avere il colpo di fortuna di beccare il lampo di gioia negli occhi del vicino che beve birra e mangia salsicce quando nomini l’11 settembre, ma trucchetti che tu possa mettere in atto per beccarlo in castagna no, non ce ne sono, soprattutto considerando che non conoscendo l’arabo, non puoi capire quello che dicono quando parlano tra di loro.

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      • Neanche se abiuri e ti metti a fare propaganda attiva per l’apostasia, tipo https://www.youtube.com/channel/UCzREuchzOqiawpEpvEM0Tyg ?
        A me pare – ma chiedevo appunto lumi a voi – che forse una maniera possibile era vedere se una persona che una volta era islamica con azioni ed opere si prodiga attivamente per far abiurare islam ad altri musulmani.
        Però persone come queste sono poche. I più tengono un basso profilo per ora, mi pare.

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        • Per l’abiura in molti Paesi islamici c’è la pena di morte. Se uno lo fa qui ovviamente non c’è una pena di morte legale, ma qualunque buon musulmano sa che se lo uccide gli è automaticamente garantito il paradiso con relative vergini e tutto il resto, per cui se uno lo fa è altamente probabile che sia sinceramente cristiano/ebreo/buddista o quello che è, e che quel bicchiere di vino lo beva per gustarselo e non per imbrogliarti. Ma, visto appunto il rischio, non sono in molti a sbandierare una conversione.

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        • Detto in altre parole l’abiura in terra islamica è praticamente sempre sincera viste le pene.
          Altrove, ossia come dicono i musulmani nel dar-al-Harb – nella terra della guerra – un po’ meno.
          Mi verrebbe da dire che – quasi simmetricamente – chi cerca segretamente la conversione per esempio al cristianesimo o all’ebraismo potrebbe essere altro segno in tal senso.

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        • No, perché lei si espone e rischia. Quello che pratica la taqiyya ti propone di andarvi a bere una birra, magari di fare una visita al casino. Ti dice che la libertà di parola è sacrosanta e che le donne vanno rispettate, ma lo dice a te, davanti a quella birra, non in faccia al mondo. Poi va in moschea e tu non lo puoi sapere, così come non puoi sapere se dice o non dice le stesse cose in faccia al mondo.

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        • Quanto alla domanda su come gestiamo questa cosa, la risposta è semplicissima: non la gestiamo, esattamente come non gestisci un terremoto o un’inondazione: quando arriva te la prendi, aspetti che passi e poi, se sei ancora vivo, fai la conta dei danni.

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