ANCORA UN PAIO DI COSE SULLA COMMISSIONE ORWELLIANA PER GLI PSICOREATI 5

Sarà un post un po’ lungo, perché voglio metterci tutte le ultime cose e poi, spero, chiudere per sempre questa vergognosa faccenda (poi vi metterò qualcosa di leggero, così potrete leggerlo a rate). Riparto da dove eravamo arrivati la volta scorsa, ossia da qui
liliana-segre-antisemitismo 1
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200 insulti
(Qui) Quindi il numero reale degli insulti in tutto un anno è inferiore a quelli denunciati come quotidiani, solo una parte di questi sono sui social, e questi ultimi sono equamente distribuiti fra Liliana Segre e vari altri personaggi pubblici di religione ebraica. E quando la bolla gonfiata dall’immonda sinistra scoppia, gli insulti cominciano ad arrivare davvero. Comprensibilmente, lasciatemelo dire: perché gente che si accorge di essere stata sonoramente presa per il sedere per mezzo di Liliana Segre, semplificando capisce di essere stata presa per il sedere da Liliana Segre, e reagisce di conseguenza. E ora un po’ di riflessioni.

Il mondo capovolto della Commissione Segre: chi non avalla diventa “fascio”

di Max Del Papa9 Nov 2019

Ho scoperto, non senza stupore, di esser diventato “un fascio”. Non senza stupore, perché non ho mai votato o sostenuto formazioni fasciste o parafasciste, non ho mai frequentato fascisti o postfascisti (anzi…), non mi sono mai intrattenuto neanche per caso alle loro feste o raduni, dai fascisti sono stato minacciato costantemente nei quasi 30 anni di questo mestiere e fin dall’inizio. Inoltre, non difendo alcuna corrente riconducibile ad una sensibilità, a spanne, fascista: non sono irrazionalista, non nutro un concetto romantico della politica, del tradizionalismo non me ne importa nulla, non mi sento particolarmente conservatore, non dico “prima gli italiani”, non avverto particolari sensibilità nazionaliste, non sono neppure cattolico praticante.
Casomai, sono insofferente, e, come tale, critico certa arroganza ipocrita della sinistra di potere e non nascondo preoccupazioni quanto alla parte intollerante dell’islamismo: spero sia chiaro che sono due faccende completamente diverse. Eppure, una mattina mi son svegliato e il mondo s’era capovolto: chi aveva sempre difeso la causa ebraica era diventato fascista, chi aveva sempre sostenuto movimenti terroristici filopalestinesi o altrimenti propensi all’estinzione di Israele, si era trasformato in un gendarme della memoria.
Accade quando si personalizza un problema, a maggior ragione epocale. Una issue su cui vigilare sempre, l’antisemitismo, s’è annacquata in un referendum sulla figura di Liliana Segre: chi non è disposto ad avallarne ogni sospiro, uscita, faziosità, manipolazione subìta (e accettata?), trovata rischiosa, come tanto di Commissione incaricata di vigilare su pensieri, parole e idee dissidenti – perché di questo si tratta – si ritrova accusato di eresia, di blasfemia, di non rispettare il sacrificio della signora, e, per estensione, di connivenza con i responsabili dell’Olocausto. Intollerante, folle, ma così è: la lingua di legno batte sempre, i parvenu interessati della causa ebrea hanno cura di girare alla larga dalle implicazioni politiche, morali, etiche di una commissione dedita al controllo: la buttano nella cagnara del razzismo, dell’antisemitismo, dai loro discutibili pulpiti. Chi non è con loro, è nazi-trattino-fascista. Ma davvero? Ma ancora come negli anni Settanta? Eppure ci sono fior di commentatori ebrei o comunque dediti con ammirevole coraggio e coerenza, alla causa d’Israele, come Niram Ferretti, come Giulio Meotti (della cui amicizia mi onoro), per dirne solo due, che non nascondono le loro perplessità sulla strumentalizzazione, colossale, di cui è oggetto la Segre. Siamo già, inoltre, al figlio che parla della madre in terza persona e tuona: non vi meritate Liliana. Non suona un po’ grottesco? Personalmente, ad esempio, io animalista mi sono ritrovato attaccato per aver palesato fastidio vedendo la Segre predicare su un palco avvolta da una massiccia pelliccia; e ad accusarmi di fascisteria, questa volta, erano animalisti più agguerriti di me. L’ho fatto presente, e mi son sentito rispondere: sì, ma lei è una intoccabile, parla di altri che sfoggiano pellicce, lei lasciala stare. Non stiamo un po’ perdendo la trebisonda?
Tutti sanno, ma nessuno ammette, che il problema non è la signora in sé, ma la totemizzazione che se ne va facendo – e per motivi niente affatto trasparenti, con una coda di paglia lunga come l’equatore. E tutti, in privato, lo ammettono, tutti tradiscono umano fastidio per il feticcio, per questa continua iconografia della signora vestita di bianco che su tutto pontifica, sovente con soave banalità, a un passo dal professionismo della memoria. Solo che non si può dire, Liliana Segre è totem e tabù, si passa per cinici di fronte alla sua vicenda personale, per nazisti di complemento, per aguzzini, si esce dal consorzio umano, dalla cerchia dei buoni, ci si guadagna l’odio imperituro degli amorevoli. Prima ancora del suo insediamento, la Commissione Segre il suo risultato l’ha portato a casa. (qui)

Proseguo con questa lettera, che condivido totalmente.

Gli squali sinistroidi si son pappati pure Liliana Segre

Gentilissima senatrice Segre,
abbiamo seguito con enorme perplessità tutta la vicenda che ha riguardato la nuova commissione parlamentare che porta il Suo nome e i successivi sviluppi mediatici e politici.
Non Le elencheremo i motivi per i quali pensiamo che l’istituzione di una commissione parlamentare per “il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” sia come minimo superflua, dato che le singole materie sono già disciplinate da Leggi dello Stato che sanzionano quelle fattispecie che, una volta tradotte in azioni e in atti concreti, sono già perseguibili penalmente. Il fatto che voglia in qualche modo colpire le semplici manifestazioni di pensiero (ad esempio “segnalando ai gestori dei siti internet i casi di intolleranza riscontrati chiedendo la rimozione dal web dei relativi contenuti”) contrasta con l’articolo 21 della Costituzione: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Se poi aggiungiamo che la funzione dell’eventuale commissione sarebbe anche quella di contrastare chi “è portatore di idee nazionaliste, etnocentriste e chi diffonde stereotipi o pregiudizi” c’è il fondato sospetto che l’obiettivo non dichiarato sia quello di mettere il bavaglio a chi non è allineato al pensiero unico del mondialismo, della globalizzazione, del servilismo alla Unione Europea, del dissolvimento dei confini nazionali.
Ma la perplessità cui si accennava all’inizio non è tanto e solo legata all’evidente possibile pericolo di sottoporre a censura il pensiero non allineato. Ce ne sono altre e hanno tutte a che fare con il forte, fortissimo sospetto che il Suo nome e la Sua persona, senatrice Segre, sia stato utilizzato ad arte in questa occasione per scopi ben meno nobili rispetto a quelli ai quali Lei certamente si voleva richiamare.
Questa commissione è praticamente la stessa, per contenuti e finalità, di quella che fu istituita nel 2016 dall’onorevole Boldrini nella passata legislatura. Solo che ora porta il Suo nome, senatrice Segre. Chi già l’aveva a suo tempo proposta, appartiene ad un’area politica di estrema sinistra la quale per derivazione storica e radice ideologica non hai mai particolarmente brillato in tema di libertà personali e di pensiero. Quelle stesse libertà personali e di idee che, quando negate, portarono ad aberrazioni come lo stalinismo ed il nazismo. Quello stesso nazismo che perseguitò Lei e la Sua famiglia. L’estrema sinistra, senatrice Segre, è quella che trae le sue origini ideologiche dalla tradizione del regime comunista che nei gulag sovietici sterminò 600.000 ebrei. E tutto iniziò proprio con le limitazioni della libertà di coscienza e di pensiero.
L’area politica in questione, senatrice Segre, è quella che ha appoggiato in Europa e in Italia la diffusione dell’islam, quella che difende la causa palestinese, che candida esponenti musulmani alle elezioni politiche locali, che non si oppone ed anzi favorisce la costruzione di nuove moschee e non fa chiudere i centri di culto non autorizzati laddove e quando governa. Naturalmente Lei saprà che in Francia – la quale ben prima di noi ha sperimentato un multiculturalismo tanto fallimentare quanto pericoloso – gli ebrei stanno vivendo una stagione di odio razziale antisemita – che pensavamo ormai dimenticato – alimentato, quasi esclusivamente, da individui di religione musulmana. Al contrario di ciò che accade nel nostro Paese, le aggressioni di questo genere in Francia hanno spesso esisti tragici. La Francia è l’unico Paese occidentale dove gli ebrei vengono uccisi per il solo fatto di essere ebrei. L’elenco è molto lungo. Molti gli episodi di omicidi e torture a danno di persone spesso anziane ed indifese. In due decenni, più del 20% degli ebrei francesi ha lasciato il Paese. I bambini ebrei sono spesso costretti ad abbandonare la scuola. Secondo un sondaggio, il 40% degli ebrei che vive ancora in Francia vuole andarsene. Sebbene gli ebrei ora rappresentino meno dello 0,8% della popolazione francese, metà delle forze armate e della polizia dispiegate nelle strade del paese sono di guardia davanti alle scuole ebraiche e ai luoghi di culto (fonte: https://it.gatestoneinstitute.org/12196/francia-senza-ebrei). Certo, si potrà obiettare che la realtà è complessa e forse quindi non ci si debba meravigliare se una forza politica voglia darsi una parvenza di strenua oppositrice all’antisemitismo e contemporaneamente coccolare una religione che, nella forma più estremista, vorrebbe cancellare Lei ed il Suo popolo dalla faccia della terra. Però Le chiedo, Lei si fida davvero? È davvero convinta di voler andare a braccetto con chi appoggia coloro i quali vorrebbero sterminare il popolo ebraico?
Le hanno voluto dare a tutti i costi una scorta anche se Lei l’aveva rifiutata. Si è chiesta perché lo hanno fatto? Parrebbe del tutto evidente che sia stata una mossa per creare maggiore scalpore mediatico anche internazionale (con le ricadute di immagine per l’Italia che Le lascio intuire [infatti sulla stampa ebraica internazionale sono apparsi titoli quali “Orrore in Italia: sopravvissuta all’Olocausto minacciata di morte!” e simili]), nel tentativo di far credere che il nostro Paese sia popolato da pericolosi antisemiti che minacciosamente, attraverso quei social ai quali Lei stessa ha dichiarato di non essere iscritta, avrebbero potuto attentare alla Sua incolumità. Basterebbe consultare le statistiche per avere un’idea più chiara. Come documentato con dovizia di particolari dal sito https://www.osservatorioantisemitismo.it/ oggi in Italia l’antisemitismo è un fenomeno ampiamente circoscritto e limitato ad episodi che hanno a che fare con il web. Si tratta in generale di post offensivi su Facebook, di blog di matrice antiebraica e più raramente di insulti, atti di vandalismo e minacce senza conseguenze particolari (per fortuna). Gli unici episodi di aggressioni fisiche a danno di giovani ebrei sono del 2012 (ad opera di un gruppo di marocchini), del 2015 (accoltellamento da ignoti) e del 2016 (gruppo di giovani italiani) (da https://politicaesocieta2015.wordpress.com/2018/10/16/la-sgangherata-sinistra-italiana-e-lantisemitismo/). Le hanno dato una scorta che Lei non voleva, e non la voleva forse perché sa perfettamente che chiunque si avventuri nelle periferie delle nostre città dopo il tramonto rischierebbe molto di più. Ma la Sua scorta, senatrice Segre, non serve per proteggere Lei. Serve solo per dar modo alla sinistra di proteggere sé stessa dando modo ai suoi profeti, giornalisti, politici e scrittori con la bava alla bocca di attaccare gli avversari politici gettando loro addosso responsabilità che essi non hanno. Salvo poi apprendere – nel malcelato sconcerto generale fucsia arcobaleno – che i 200 insulti al giorno che un giornale – ovviamente di sinistra – aveva dichiarato essere indirizzati a lei erano in realtà 200 all’anno e non erano neppure rivolti a Lei se non in minima parte. Poi, chissà, col tempo scopriremo che magari non erano neppure messaggi antisemiti. Ma a loro non importa. Quello che importa è imporre a Lei una scorta per difenderla da un fascismo inesistente e perennemente vivo solo nelle menti progressiste ma che fa gioco alla propaganda di una fazione politica allo sbando che di argomenti veri non ne ha proprio più.
Sa cosa pensiamo senatrice Segre?
Che a tutto il mondo della sinistra che ora la coccola, non interessa alcunché degli ebrei perché in fin dei conti non glien’è mai interessato nulla ed anzi i rappresentanti a vari livelli del progressismo nostrano appoggiano da sempre la causa palestinese, bruciano per le strade le bandiere di Israele indossando la kefiah, sostengono l’ANPI che ci risulta non essere in ottimi rapporti con gli ebrei, affondano le loro radici culturali nella palude del comunismo il cui regime in Unione Sovietica ha massacrato mezzo milione di ebrei. Lei forse crede che i politici, pensatori, giornalisti e scrittori di sinistra siano altro rispetto a tutto ciò? Noi crediamo che essi siano sempre uguali. Al massimo si saranno cambiati d’abito e ripuliti un po’, ma l’ideologia è sempre quella. Non si fidi senatrice Segre.
Alla sinistra non interessa nulla neanche del razzismo. Se davvero essa fosse sensibile a questo tema si sarebbe indignata per l’odio scatenato sui social e nelle piazze contro Toni Iwobi, primo senatore nero della storia di questa Repubblica, leghista. Però nel nostro Paese il razzismo si condanna solo se proviene da destra, mai se proviene da sinistra. Le sembra di essere esattamente a Suo agio con questa allegra combriccola, senatrice Segre
Alla sinistra non interessa nulla neppure dei migranti. Questi vengono tirati in ballo a colpi di “restiamo umani” se il Ministro degli Interni si chiama Matteo Salvini; se invece si chiama Luciana Lamorgese ed è targata PD, i migranti si possono tranquillamente tenere 11 giorni al largo delle nostre coste nel silenzio assoluto dei mass media di regime perché ci sono le elezioni in Umbria e senza che qualcuno dei solerti deputati progressisti e comunisti salga sul ponte della nave a protestare. A loro dei migranti interessa nella misura in cui fanno gioco per demonizzare l’avversario politico e per arricchire le solite cooperative dell’accoglienza amiche degli amici. Poi quando da lì vengono sbattuti in mezzo ad una strada l’interesse improvvisamente cala.
A noi pare che a loro interessi usare Lei, senatrice Segre, unicamente come bandiera da sventolare contro inesistenti razzismi e fascismi per mascherare il loro totale fallimento politico ed elettorale.
La situazione che Le hanno creato attorno ricorda il grande attore Robert de Niro visto recitare in un recente orrendo spot pubblicitario per una orrenda automobile. Ci siamo chiesti come uno dei più grandi attori viventi si sia potuto prestare ad un simile obbrobrio. Ecco, è questa un po’ l’impressione che si ha, fatte le dovute proporzioni.
Ci piacerebbe vederla prendere le distanze da questi manipolatori. Lei è riuscita a sopravvivere ai campi di concentramento nazisti e vorremmo ora vederla sopravvivere ad un branco di squali feroci post-comunisti.
Essi hanno esaurito le armi convenzionali della politica: le idee.
Ora stanno passando alle armi anticonvenzionali, quelle più pericolose perché subdole ma ammantate di un’aura di santità.
Per assurdo, tutta questa vicenda che la vede vittima inconsapevole, alla fin fine non ha molto a che fare con l’odio attorno al quale la commissione che porta il Suo nome dovrebbe vigilare.
Il sentimento provato verso questa gente che vorrebbe usarla per i propri fini non è l’odio.
Anzi, non è neppure un sentimento.
È qualcosa di più fisico e corporale.
Si chiama voltastomaco.
Con affetto e stima. (qui)

Poi, in seguito alle “minacce e insulti” a Liliana Segre, si è tenuta a Milano una manifestazione di solidarietà, in merito alla quale ascoltiamo Filippo Jarach.

Lunedì sera ero impegnato in una seduta del Municipio Uno e non sono potuto andare alla manifestazione di solidarietà a Liliana Segre organizzata davanti al Memoriale della Shoah. Se in un primo momento mi sono sentito in colpa, poi ho pensato, per fortuna non c’ero, perché quello che è successo è di una gravità inaudita. Per ovvi motivi comprendo quello che la senatrice Segre rappresenta sia per la sua storia personale, sia per il valore di testimonianza per la nostra religione. Per questo quando ho visto il video nel quale veniva intonata “Bella Ciao” davanti al monumento che ricorda uno degli episodi più tragici dell’umanità, mi sono indignato. Se tu vuoi fare una manifestazione di solidarietà verso una persona che è stata minacciata e offesa, la devi fare senza simboli di partito, in modo che possa coinvolgere tutti, anche il centrodestra che da sempre è amico di Israele ed è vicino alla comunità ebraica (a tal proposito vorrei ricordare che a Milano il Memoriale alla Shoah venne inaugurato alla presenza di Silvio Berlusconi e Alan Rizzi). Ma se tu canti “Bella Ciao” non solo offendi quel Memoriale, ma trasformi quella che doveva essere una manifestazione di solidarietà in una manifestazione di una parte politica, la sinistra, contro gli “avversari”. In piazza l’altra sera c’erano anche esponenti di Forza Italia: posso solo pensare come si siano sentiti a disagio quando è stato intonato quel coro che con la Shoah non ha nulla a che spartire. Ecco, io a questo gioco non mi voglio prestare. E neanche all’ipocrisia che vi ruota attorno, perché molti di quelli che lunedì cantavano e inneggiavano alla Segre, sono gli stessi che abitualmente durante la sfilata del 25 aprile insultano la Brigata Ebraica sventolando le bandiere della Palestina e non hanno alcun rispetto per quello che il senatore Matteo Salvini in una recente intervista ha definito «l’unico Stato democratico in Medioriente», ovvero Israele. Lo dico sinceramente, anche a tanti esponenti della Comunità: sarebbe ora di smetterla di considerare alla stregua di pericolosi fascisti tutti quelli che si dichiarano di centrodestra. Serve un profondo esame di coscienza e un cambio di atteggiamento soprattutto da parte di noi ebrei. Il mondo è cambiato, è ora di rendersene conto. Chiudo dicendo che sono il primo a condannare qualsiasi tipo di minaccia e di insulto, ma non posso fare a meno di chiedermi una cosa: come mai nessuno ha sollevato il caso dell’imbrattamento al “Giardino dei Giusti”? Forse perché quelle scritte fatte con la vernice rossa erano chiaramente riconducibili agli ambienti dei centri sociali amici della sinistra? No, lo ripeto, da ebreo ed eletto nelle fila del centrodestra a Milano, credo che intonare “Bella Ciao” nella serata di lunedì abbia rappresentato una delle pagine più brutte non solo della storia della città, ma del Memoriale stesso. Perché quella di lunedì non è stata una manifestazione di solidarietà, ma una manifestazione politica fatta per cercare di infangare il centrodestra, usando la faccia della senatrice Segre, che assolutamente non merita questo trattamento.

Filippo Jarach (qui)

I sinistri naturalmente non hanno gradito e hanno sentito il dovere di esternarlo – e che altro aspettarsi, d’altra parte, da chi ha letteralmente costretto Ugo Volli a lasciare Informazione Corretta in cui svolgeva un preziosissimo lavoro? Sempre sull’organo ufficiale dell’UCEI troviamo questo strepitoso paragrafo:

“Ebrei schierati contro la commissione Segre”. Ancora titoli e articoli deliranti [la Commissione Segre a quanto pare è già al lavoro: se non sei d’accordo con me sei psicopatico, come nell’Unione Sovietica di Krusciov e Breznev, in cui i dissidenti finivano in manicomio] su alcuni giornali di destra [cioè falsi e inaffidabili per definizione], che tornano sulla commissione contro l’odio fatta istituire in Senato da Liliana Segre. Libero [ovvove ovvove!], riprendendo uno stralcio dell’intervista ad Alain Finkielkraut pubblicata ieri dal Corriere e in cui il pensatore francese esprime le proprie perplessità su questa iniziativa, titola: “Ebrei schierati contro la commissione Segre” [Ce ne sono molti, infatti: è una realtà, non una fantasia di Libero]. Questo invece Il Tempo, che ravvisa anche un calo dell’erogazione governativa all’Aned [“ravvisa”? Questo calo c’è stato o non c’è stato?]: “Accusano il leader leghista di voler perseguitare di nuovo i sopravvissuti ai lager. Ma gli stanziamenti ai reduci li ha aumentati Matteo. A differenza dei governi rossi”. [Manca un dettaglio di non trascurabile importanza: è vero o falso? Li ha aumentati o no? Perché, vedete miei cari, in mancanza di questo dato siete solo degli squallidi peracottari sinistroidi, volgari seminatori di zizzania, che un ebreo di qualche notorietà aveva condannato alla fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Mt. 13, 42]

E tuttavia, ecco che nel bel mezzo della tempesta improvvisamente si scorge uno squarcio di sereno, non ancora l’arcobaleno ad annunciare la fine della bufera ma uno spiraglio di cielo azzurro fra le nuvole nere sì, si vede. Viene avanzata l’idea di proporre la sua candidatura al Quirinale, e lei risponde : «C’è un presidente in carica e per motivi sia anagrafici che di competenza specifica tale candidatura va considerata improponibile» [qui, in un breve articolo che merita di essere letto integralmente]. Le viene offerta la cittadinanza onoraria di Napoli, città che onora i terroristi palestinesi sterminatori di ebrei, e Liliana Segre cortesemente e diplomaticamente rifiuta con queste parole: «La cittadinanza onoraria non è un fatto passeggero se si può prestare a strumentalizzazioni. È un riconoscimento profondo, un abbraccio ideale tra la città stessa (in questo caso pluridecorata) e chi la riceve. Mi verrebbe da mutuare una vecchia battuta, ci sono cittadinanze che si contano e cittadinanze che si pesano. Napoli è la prima tra le grandi città che ha dato il via all’insurrezione. La storia prima di tutto, una storia di resistenza» (qui)

Evidentemente ha cominciato a pesare con oculatezza, e con la bilancia giusta, ciò che le si sta muovendo intorno. Evidentemente ha cominciato ad aprire gli occhi, o qualcuno – sicuramente non suo figlio – l’ha aiutata a cominciare ad aprire gli occhi sulla strumentalizzazione che la sinistra sta perpetrando su di lei e sulla sua tragedia, e ha deciso di riprendere in mano la propria persona e ristabilire la propria dignità. Coraggio, Liliana, finalmente sembra che tu abbia imboccato la strada giusta. Vai, che, adesso sì, siamo tutti con te.

barbara

ANCORA UN PAIO DI COSE SULLA COMMISSIONE ORWELLIANA PER GLI PSICOREATI 1

Ho raccolto in giro un po’ di cose che spiegano pacatamente – beh, il primo non proprio tanto pacatamente, ma direi che ci sta – i motivi per cui la mozione Segre è un abominio e un gravissimo pericolo per la democrazia, per le libertà che dovrebbero essere garantite dalla Costituzione, e per tutti noi. Più un paio di cose che non sapevo, e che rendono questa ignobile farsa ancora più grave e pericolosa. Le pubblicherò in due volte (o forse tre) perché le cose meritevoli di essere lette sono parecchie, e non amo i post lunghi che arrivati a metà si è già stufi di leggere. E comincio col sanguigno Nicola Porro

per passare a due brevi riflessioni di Giovanni Bernardini

ISTIGAZIONE ALL’ODIO

La lotta contro l’antisemitismo, il razzismo, l’incitamento all’odio ed alla violenza è sacrosanta. E’ però più che fondato il sospetto che dietro a questo nobile obiettivo si nasconda qualcosa di molto meno nobile: il tentativo di bollare come “razzista” ed “istigatore di odio” chiunque non si riconosca nel pensiero unico politicamente corretto.

E’ “razzista” chi ritiene che l’immigrazione clandestina vada combattuta e bloccata?
Istiga all’odio chi non crede che l’Islam sia una religione di pace?
Un religioso che, a torto o a ragione, consideri “peccato” l’omosessualità è da considerare un istigatore di odio?
Se non si risponde in maniera chiarissima a simili domande diventa lecito il sospetto che dietro alla mozione approvata ieri al senato si nasconda solo una gran voglia di censura.

Gli estensori della mozione avevano un mezzo semplicissimo per fugare un simile sospetto: bastava aggiungere alla sacrosanta condanna dell’antisemitismo la condanna dell’antisionismo.
Una persona insospettabile come il presidente Napolitano ha affermato tempo fa che l’antisionismo è oggi il vero volto dell’antisemitismo. Non si può che concordare.
Chi detesta il sionismo nega ad Israele il diritto di esistere. Cosa può concepirsi di più violento che negare ad uno stato che esiste da oltre 70 anni il diritto di esistere?
Gli antisionisti affermano di non essere antisemiti, ma negano al popolo ebraico, e SOLO A QUESTO, il diritto di avere un proprio stato. Cosa si può concepire di più antisemita che negare agli ebrei lo stesso diritto che si riconosce a francesi ed italiani, brasiliani e cinesi, indiani e nigeriani, a TUTTI insomma?
Nella mozione approvata ieri al senato questa condanna non c’è. E questo fatto da solo giustifica ampiamente i peggiori sospetti. Forse sbaglio, ma per gli estensori di quella mozione un libro come “La rabbia e l’orgoglio” della compianta Oriana Fallaci andrebbe tolto dalla circolazione in quanto istigherebbe all’odio.
Tanto basta, direi. (qui)

GRATTA GRATTA…

Ho letto alcuni interventi in vari dibattiti sulla famosa mozione contro l’antisemitismo.
Molti iniziano con dichiarazioni del tutto condivisibili. L’antisemitismo è cosa orribile, gli ebrei sono nostri fratelli, gli insulti alla senatrice Segre assolutamente ignobili. Tutti siamo d’accordo, ovviamente.
Se però qualcuno, magari un cattivone come me, tira in ballo Israele le cose cominciano subito a cambiare.
Certo, Israele ha diritto di esistere, affermano, ma non deve commettere atti violenti, degni dei nazisti. Insomma, lo stato degli “ebrei nostri fratelli” si comporta da nazista.
Gli si fa osservare che Israele difende il suo diritto di esistere contro forze che lo negano.
Rispondono che Israele è nato da un furto di terre.
Si ricorda loro che questa è una colossale palla. Che le terre sono state comprate, che non è mai esistito alcuno stato palestinese ed altre cose che chiunque conosca anche un pochino la storia sa benissimo.
Si incazzano e sbottano che comunque gli ebrei non avevano il diritto di trasferirsi in Palestina.
Quindi Israele NON ha diritto di esistere.
Si parte dagli ebrei “nostri fratelli”, si prosegue dicendo che Israele ha diritto di esistere ma non di difendersi, si conclude dichiarando che Israele NON ha diritto di esistere.
E gli “ebrei nostri fratelli”? Devono vivere come minoranza nei vari paesi del mondo. Sperando che a qualcuno non venga in mente di sgozzarli.
Gratta gratta chi “lotta contro l’antisemitismo” e ci trovi l’antisemita perfetto! (qui)

E infatti…
antifapropal
Proseguo con alcune osservazioni, che condivido totalmente, indirizzate a Liliana Segre

Politica, morale e censura

novembre 1, 2019

di Davide Cavaliere –

La senatrice Liliana Segre venne deportata ad Auschwitz all’età di quattordici anni. Alla senatrice, alla sopravvissuta, alla testimone Liliana Segre va tutto il nostro rispetto. Siamo però liberi di dire, civilmente e democraticamente, che il suo ruolo politico è profondamente negativo e siamo altrettanto liberi di affermare, che la sua proposta di una commissione parlamentare contro l’odio non ci piace.
Nonostante l’esperienza tragica della Shoah, la senatrice rimane una donna, un essere umano che sbaglia e che si è reso protagonista di numerose iperboli che non sono piaciute a molti italiani. In occasione del voto di fiducia all’attuale governo, la Segre ha dichiarato in aula: «Mi hanno preoccupato i numerosi episodi susseguitisi durante l’ultimo anno che mi hanno fatto temere un imbarbarimento con casi di razzismo trattati con indulgenza, la diffusione dei linguaggi di odio. Anche con l’utilizzo di simboli religiosi in modo farsesco e pericoloso, un revival del Gott mit uns».
Viene da chiedersi in quale Italia viva la senatrice, visto che a ogni presunto caso di razzismo viene data una copertura mediatica abnorme, con tanto di speciali e dichiarazioni indignate. Basti pensare alla vicenda di Daisy Osakue, la ragazza nera colpita al volto da un uovo. Si parlò per giorni di episodio a sfondo razziale, ma alla fine si rivelò essere una mera «bravata» di ragazzi annoiati (di cui uno figlio di un esponente PD locale).
Davvero non si riesce a capire a cosa si riferisca la senatrice quando parla di «imbarbarimento», forse alla giovane Pamela Mastropietro, uccisa, fatta a brani e chiusa in una valigia da un africano. Non sono pervenute dichiarazioni della senatrice Segre in merito a questa vicenda, forse teme di prestare il fianco alla destra. Nemmeno sono arrivate parole di solidarietà dalla Segre, al poliziotto colpito in testa con un mattone da un «migrante».
Ciò che colpisce di più del suo discorso, è il paragone tra il crocifisso e il «Gott mit uns» ovvero «Dio è con noi», motto inciso sulle cinture e le fibbie delle spietate SS. Alla Segre andrebbero ricordate le parole di un’altra ebrea, Natalia Ginzburg, che decenni fa sulle colonne de L’Unità difese il valore e l’esposizione nei luoghi pubblici del crocifisso, così scriveva: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente» e così concludeva la Ginzburg: «Il crocifisso fa parte della storia del mondo». Della storia del mondo senatrice Segre, non del nazismo.
Durante quel nefasto discorso al Senato, la Segre ha affermato che il 25 Aprile si è trasformato in una festa faziosa, forse si sarebbe dovuta riferire alla sinistra e non alla Lega. La senatrice ignora o finge di ignorare, che ogni 25 Aprile i giovani antirazzisti e antifascisti fischiano e insultano la Brigata Ebraica. Un anno fa, i suddetti giovani contestarono e insultarono Alexander Meloni, rabbino di Trieste, alla Risiera di San Sabba. Dov’era la signora Segre? Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se quei ragazzi fossero stati leghisti o neofascisti.
La senatrice a vita presta il fianco all’osceno e storicamente falso parallelo tra immigrazione e Shoah. La sinistra vorrebbe farci credere che i «campi profughi» nati spontaneamente in Libia, siano paragonabili alle macchine della morte di Treblinka e Majdanek. Sempre la sinistra, ci dice che un movimento migratorio volontario è assimilabile alla deportazione forzata di milioni di ebrei. Queste sono gravi banalizzazioni della Shoah, in merito alle quali la Segre sembra non avere nulla da dire.
Il Senato ha approvato la mozione della senatrice volta a istituire una commissione parlamentare straordinaria per il contrasto ai fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il centrodestra si è astenuto e ha ragione. Ogni giorno assistiamo alla demonizzazione di qualunque posizione non in linea col progressismo imperante, questa commissione produrrà un codice illiberale per silenziare, multare, imbavagliare chiunque abbia idee politicamente scorrette.
Tutti siamo contro il razzismo e l’antisemitismo, ma non è possibile accettare che queste nozioni siano usate come clava contro chiunque esprima delle riserve sull’immigrazione o il matrimonio omosessuale. La strategia portata avanti dalla Segre e dalla sinistra è molto conveniente: assimilare la destra al Male assoluto, delegittimando a priori l’avversario. Questo approccio demonologico, impedisce ogni analisi profonda e stronca sul nascere il dibattito. Trattare gli elettori sovranisti come nazisti, sulla base di una equivalenza fantasiosa e arbitraria, permette tacciare di indegnità pubblica i portatori di «idee malvagie» e, magari in futuro, escluderli dalla competizione elettorale.
Per combattere il «nuovo nazismo sovranista» tutto diventa lecito, siccome si tratta del Male, anche la soppressione della libertà di parola e la censura. Quando la commissione avrà terminato i suoi lavori, sarà ancora possibile dire che gli immigrati musulmani sono il principale vettore dell’antisemitismo contemporaneo? La senatrice Segre si è accomodata nel campo degli anti-italiani, quella schiera di politici e intellettuali attenti ai diritti di ogni minoranza ma indifferenti ai problemi e alle ansie dei loro connazionali. Alla Segre andrebbe ricordato che è senatrice a vita della Repubblica Italiana e non ambasciatrice dell’umanità o del Regno del Migrante.
Molti italiani hanno la forte impressione che non sia in buona fede, che usi il proprio dramma per suggestionare il pubblico e spingerlo verso determinate posizioni politiche. La senatrice Segre è molto rispettosa degli stranieri, ma ben poco degli italiani, soprattutto se votano a destra.
Bisognerebbe dire alla senatrice, che gli elettori del centrodestra la stimano come testimone, ma non le possono dare ragione a prescindere silenziando il loro senso critico; gli elettori del centrodestra (e non solo) espongono pubblicamente il crocifisso non per rastrellare gli ebrei, ma perché credono in colui che ha detto «io sono la Via, la Verità, la Vita»; gli elettori del centrodestra prima di addormentarsi magari leggono Primo Levi, non il Main Kampf. La Segre parla spesso di apertura e tolleranza, bene, si apra agli italiani e tolleri chi non condivide le sue vedute. (qui)

Se poi vogliamo guardare chi sta dalla parte di chi, lo possiamo vedere chiaramente qui
pro hamas
Qualcuno ha poi voluto notare questa curiosa coincidenza…
coincidenza
E se è sempre valida quella faccenda della proprietà transitiva, ecco qui una bella immagine:
segreorlando
Dunque c’è questo signor Orlando (clic, clic) che concede la cittadinanza onoraria ai suoi amici terroristi che hanno come unica ragione di vita ammazzare più ebrei possibile, e c’è questo stesso signor Orlando che concede la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. La quale corre a Palermo a prendersela. Ossia, ricapitolando: Liliana Segre è amica di Leoluca Orlando, Leoluca Orlando è amico dei terroristi palestinesi che fanno fuori gli ebrei, e Liliana Segre, incidentalmente ebrea, si fa promotrice di una legge liberticida per combattere chi odia gli ebrei. Non so, vedete un po’ voi. Sarà ancora vera quella faccenda che quos vult Iupiter perdere dementat prius?
continua

barbara

PACE

Così lo ha definito il signor Leoluca Orlando (quello che a suo tempo aveva accusato il giudice Giovanni Falcone di tenere dei dossier nascosti nei cassetti. Poi Falcone è morto e Orlando no: chissà se vorrà dire qualcosa): “prigioniero politico” e uno che “rappresenta la volontà di pace in Medio Oriente” nel concedergli la cittadinanza onoraria di Palermo (e meno male che i miei antenati siculi erano di Catania: anche se sono lontani di secoli, la cosa mi inquieterebbe ugualmente, se fossero stati palermitani). Ma ricordiamo le sue parole esatte: “È con grande onore che accogliamo Marwan Barghouti tra i cittadini palermitani – ha detto Orlando -. Prigioniero politico da dodici anni (proprio oggi è l’anniversario del suo arresto), Barghouti rappresenta la volontà di pace in Medio Oriente, e anche chi non condivide questo nostro atto in futuro ricorderà come anche gesti piccoli come quello di oggi saranno serviti per ridare pace a quella terra” (la Repubblica, 15 aprile 2014). Non si preoccupi, signor sindaco, ce ne ricorderemo sicuramente. Ricorderemo come, grazie a Lei, la patria della mafia assassina abbia onorato il capo del terrorismo assassino (qui, insieme ad altre notizie e considerazioni importanti, qualche ragguaglio sulle opere per la pace del campione della volontà di pace), uniti in una ideale – ma forse anche operativa? – fratellanza. Ricorderemo come abbia vergognosamente insultato i prigionieri politici (blogger in Iran, dissidenti in Cina, giornalisti in Turchia) accostando loro un terrorista assassino dalle mani grondanti di sangue. Ricorderemo come abbia chiamato il terrorismo col nome di pace. Ricorderemo tutto questo, ne stia sicuro. Così come ricorderemo la sua adesione alla campagna per rimettere questo assassino in condizione di tornare a uccidere civili innocenti, unendosi a esseri immondi nutriti unicamente di odio quali Luisa Morgantini, Egidia Beretta, Moni Ovadia, Gino Strada. Ricorderemo tutto, stia tranquillo.

barbara

DALLE PARTI DI SDEROT

Da una parte investono tutti i (nostri) soldi per fare la terra rossa di sangue. Dall’altra investono parecchi dei loro soldi per fare la terra rossa di fiori.
fiori
Kibbutz Nir Yitzhak, presso Sderot

Poi vai a leggere questo e questo, e infine goditi questa strepitosa chicca del conferimento della cittadinanza onoraria “a Sua Eccellenza il signor Maùdde Abbasce Abbumazen, Presidente lo stato di palestina…”

barbara