QUESTIONE DI FAMIGLIA

questione di famiglia
Poi magari, per restare più o meno in famiglia, vai a leggerti l’imprescindibile Ugo Volli, e poi leggiti anche questo bellissimo articolo di Aldo Cazzullo su Domenico Quirico finalmente liberato in Siria (e guarda anche la foto: sembra un reduce da un campo di concentramento – e forse il paragone non è del tutto fuori luogo).

barbara

Una risposta

    • Gli è stato proposto da più parti ma, anche a prescindere dal fatto che ha miliardi di impegni, ha giustamente obiettato che le sue cartoline hanno come colonne portanti i link alle notizie cui fa riferimento, che funzionano solo in rete e non nel cartaceo, e senza quelli le cartoline perdono almeno la metà del loro valore.
      Però mi è venuta un’idea, e adesso gliela propongo.

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  1. Certo che sono legate al momento e così vengono lette giorno per giorno, ma raccolte in un volume, se perdono inevitabilmente in “freschezza”, possono acquistare qualcosa in più sul piano dell’efficacia proprio dall’essere riunite insieme, non so se riesco a spiegarmi…

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  2. Boh! (Per non dire Uff!)
    Che significa questo post? Che giornalisti non possono sposare giornalisti o avere parenti in politica? Che è sospetto che i figli di politici diventino politici?
    Spiegati meglio altrimenti non capisco cosa c’è da ridire.
    A parte eccezioni mostruose, quando un analfabeta diventa l’uomo più potente del mondo solo perché il papà è stato presidente degli stati uniti, io non ci trovo niente di male.

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      • Certo, può anche essere che il fatto che tuo bisnonno abbia fondato un giornale sia un fattore determinante per la tua carriera di giornalista. O che già tuo nonno facesse parte dell’opposizione nel ventennio nero ti spiani la strada per diventare politico. Fatto sta che la famiglia Berlinguer faceva parte di quelle buone famiglie sassaresi che vedevano nei loro privilegi di nascita un mezzo per aiutare chi quei privilegi non li aveva. E uno dei modi di farlo su larga scala è fare i giornalisti o i politici. Dipende dal tipo di intelletto. E non mi stupisce che certe capacità intellettuali vengano coltivate e perpetuate attraverso le generazioni. E che ci sia gente a cui mancano queste capacità e che grida al nepotismo.
        Per me questo ha un nome: invidia.
        Oppure spiegami esattamente cosa hai contro i membri di sangue o acquisiti della famiglia Berlinguer.
        (Ci tengo a precisare che NON sono miei parenti, a scanso di equivoci)

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        • Sono imbarazzato. Soprattutto da quella frase “quelle buone famiglie sassaresi che vedevano nei loro privilegi di nascita un mezzo per aiutare chi quei privilegi non li aveva“. Non so se mi imbarazza più il “buone” o il “quelle”. “Buone” è, senza possibilità di smentita, un atto di pudore: tu vuoi evitare di dire “nobile”, ma la tua ammirazione traspare (ed è chiaro, stai tranquillo, che NON sono tuoi parenti, se no non saresti così pieno di deferenza).
          Ma il “quelle” è, se possibile, ancora più imbarazzante, perché estende a tutta (o gran parte della) nobiltà sassarese queste doti di bontà e sollecitudine verso i poveri, gli afflitti e i diseredati. Era molto tempo che non sentivo fare panegirici del sangue blu. Anzi, essendo nato in epoca repubblicana, li avevo solo letti su testi scritti in precedenza.
          Meno sorprendenti, visto l’incipit, (ma ugualmente imbarazzanti) sono le argomentazioni che seguono, per esempio “E non mi stupisce che certe capacità intellettuali vengano coltivate e perpetuate attraverso le generazioni” nonché l’esplicito riferimento al “sangue” un po’ più sotto.

          Nel merito, la risposta è molto semplice: sarà invidia quella di noi poveri mortali, ma rimane il fatto che i raccomandati vengono mantenuti con le nostre tasse. E anche con le tue (e a questo si riferiva la mia esortazione iniziale a non leccare la mano che ti bastona).

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  3. Non ti offendi se ti dico che non hai capito (o voluto capire?) una mazza?
    Con “buone” famiglie io non parlo di sangue blu e di nobiltà (che sono parole che introduci tu e che mi fanno appunto pensare all’ invidia sociale da parte tua) parlo di un certo tipo di élite culturale (es.: fondazione della Nuova Sardegna). Credo che chi nasce in una famiglia privilegiata in questo senso, spesso è portato, sia per senso del dovere, sia per seguire l’esempio in famiglia, sia per i valori che gli sono stati trasmessi in casa, ad un impegno nel sociale. Per cui non mi stupisco che in certe famiglie un certo tipo di professioni o vocazioni, si tramandino ai figli o ai nipoti. Questa è una cosa che mi capita spesso di riscontrare quando leggo dell’evoluzione nel tempo di certe famiglie e che mi sembra calzare anche in questo caso, per quanto ne so io.
    Ancora comunque non mi è stato spiegato che significato abbia questo post. Come ogni tanto avviene a chi non ha argomenti, si chiude la discussione con la solita battutina (Barbara). Oppure cercando di interpretare a proprio piacere gli argomenti degli altri (Erasmo).
    Io sto ancora aspettando una risposta ad una mia domanda: qual è il torto per esempio di B Berlinguer, a parte quello di essere imparentata con politici e giornalisti? Perché io trovo ridicolo che questo venga considerato di per sè un infamia.
    In caso di pigrizia estrema gradisco anche dei link. Grazie.

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    • Ma certo che uno interpreta, cara Uff (mi scuso per il cambio di genere nel precedente commento). Tuttavia, dovendo interpretare, viene di aiuto il linguaggio corrente. Ignoro se a Sassari l’idioma sia diverso, ma nel resto d’Italia ti assicuro che l’espressione “di buona famiglia” significa sempre “di famiglia benestante da parecchie generazioni”. “Sempre” vuol dire sempre, eh? Mica “qualche volta”. Sempre. Ammetto che non sempre vuol dire “famiglia nobile”: ma tutti sanno che questo è il caso della famiglia Berlinguer. Per esempio, se io dicessi: “il sindaco di Genova, Doria, è di buona famiglia”, c’è qualcuno che dubiterebbe che sto riferendomi alle sue origini nobiliari? Non credo.
      Quanto al fatto che le origini portino a certe “professioni o vocazioni”, faccio presente che in Italia questa faccenda ha risvolti antipatici. Non è possibile negare che i rampolli delle famiglie in vista trovino lavoro più facilmente, e a livello più alto, degli altri, indipendentemente dalla loro capacità e merito. Devo citare le dinastie di politici, giornalisti, attori e registi, magistrati, professori universitari? Spero che non sia necessario. Questa è, purtroppo, una delle ragioni non solo della bassa mobilità sociale, ma anche della crisi da immobilismo di questo paese. Se tu credi che ciò derivi dal fatto che i rampolli hanno respirato l’aria di famiglia e sono così diventati più bravi dei loro coetanei non raccomandati, va bene, libera di pensarlo, ma sei proprio l’unica.
      Per finire, un suggerimento che, essendo non richiesto, può benissimo essere scartato. Usa con moderazione i termini “vocazione” e “invidia”. Il primo si presta a facili ironie. Il secondo, se inteso come “invidia sociale”, è stato usato estensivamente negli ultimi due secoli dagli avversari del marxismo. Sono certo che repelle ai membri della famiglia Berlinguer, e ai loro parenti e affini.

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      • Ok, lasciamo perdere il problema dell’interpretazione, ammetto che il termine “buona famiglia” non è stato scelto con cura avendo una certa connotazione. Ma che sia infamante di per sè essere come politico/giornalista imparentato con altri politici e giornalisti non mi vuole entrare in testa.
        Ti ringrazio per la tua lunga risposta, ma ancora non ho ricevuto una risposta alla domande (e mi pare di capire che da Barbara non ho niente da sperare in questo senso).
        PS: invidia sociale, grazie per le informazioni, anche se debo precisare che non m’importa molto nè del marxismo nè dell’opinione della famiglia Berlinguer. E il tema invidia sociale veniva discusso ben prima che nascesse Marx, essendo una cosa che esiste dai tempi di Caino e Abele.

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        • Anche la tua interpretazione, che insiste sul termine “infamante” è discutibile. L’argomento portato da Barbara e anche da me è semplice: questo paese non ne può più dei raccomandati. La raccomandazione non è un’infamia, ma certamente è un’ingiustizia e, se estesa e endemica, è un fattore -forse il principale- di malcostume e blocco della società e dell’economia. Coloro che raccomandati non sono, a mio parere, dovrebbero evitare di prendere le difese dei raccomandati, da cui sono oggettivamente sfruttati.

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  4. Normalmente io i raccomandati li riconosco perché non sono all’altezza del compito che dovrebbero svolgere.
    È questo secondo te il caso?

    @ barbara sei tu che hai lanciato il post allusivo, non girare la frittata. Sta a TE dimostrare che sono degli inetti scaldapoltrona. Altrimenti per quando ne so io, mi hai solo fatto conoscere l’albero di famiglia di Berlinguer, e fatto perdere un po’ di tempo.

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    • OK, visto che è kippur, ti chiedo umilmente perdono per averti fatto perdere del tempo (anche se, a voler essere pignoli, sei tu che hai aperto le danze affermando che quelle buone famiglie usano i propri privilegi per aiutare i meno fortunati). E dato che tu, a differenza di me, sei buona, non dubito che me lo concederai.

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    • Io penso che il tuo sistema di “riconoscimento” sia pessimo, perché si perde tutti i raccomandati che sono all’altezza dedl compito.
      La raccomandazione -perdonami se arrivo alla definizione solo adesso, ma non credevo fosse necessario- serve a far ENTRARE. Può darsi benissimo che il raccomandato sia all’altezza, ma c’è un problema: chi NON è raccomandato NON ENTRA, anche se è all’altezza, e anche se è più all’altezza del raccomandato. Perciò il tuo sistema di “riconoscimento” ha un gravissimo difetto: si può applicare solo a chi è entrato, e quindi probabilmente è raccomandato. Scientificamente, si potrebbe dire che il tuo sistema è una ciofeca.
      Scusa la prolissità, ma mi è sembrato utile ribadire qualche concetto più volte, perché in precedenza ti avevo forse sopravvalutata.

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        • Ho detto un’altra cosa, e cioè che se tutti i membri di una famiglia, nonché i loro mariti, mogli e affini, accedono sistematicamente a posizioni privilegiate, c’è sicuramente qualche causa non meritocratica. Mi dispiacerebbe se veramente non avessi capito.

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  5. Se TUTTI i membri di una famiglia fossero politici e/o giornalisti sarebbe veramente straordinario (anche se ancora non mi metterei ad infamare drlle persone come raccomandate senza averne prova o almeno indizio, pe es della loro scarsa capacità)
    È questo il caso della famiglia Berlinguer? Sono TUTTI giornalisti o politici?
    Erasmo, non credo che faccia ancora senso discutere. Mi sembra ormai ben chiaro che per te se alcuni membri di una famiglia intraprendono una carriera giornalistica o politica è assodato che ciò avviene per raccomandazione. Io non la penso così. Per quanto riguarda i giornalisti poi, che devono fare i conti con indici di ascolto o di lettura, cioè con fattori della libera economia, certamente un cognome celebre è di aiuto inizialmente (come per esempio nel campo della musica, cinema Etc), ma non ti serve a un piffero se non ci sono le qualità.
    Non stiamo parlando di politicanti professionisti che hanno sistemato i loro parenti a scaldare poltrone alla ASL o in altri impieghi a spese dello Stato. Nè di un signore che si è creato la sua corte ad hoc, assoldando a spese dello Stato gente senza arte ne parte.
    Se non mi spieghi che altro c’è a carico di queste persone, per me i Berlinguer restano una famiglia che mi desta la stessa simpatia degli Olivetti, Ricordi e via dicendo. Tieniti la tua antipatia e il tuo sospetto, io resto della mia opinione fino a prova contraria.
    (Se trovassi ancora qualcosa di concreto su Berlinguer, postamelo in off topic fra le cose più attuali, perché quaggiù in archivio non ci guardo più -non credo che Barbara se la prenda per il “disordine”)

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