Fra i vegetariani, il cui numero continua ad aumentare, si possono distinguere due diverse tipologie: quelli che compiono questa scelta per ragioni etiche (non mi riconosco il diritto di uccidere gli animali) e quelli che lo fanno per ragioni ambientali (gli animali da carne consumano più cibo di quanto ne producano, anche in termini di valore nutritivo, e a lungo andare il pianeta non sarà più in grado di sostenerlo). Motivazioni, entrambe, sicuramente valide e rispettabili, ma che cosa succederebbe se le portassimo avanti fino alle estreme conseguenze?
Scelta etica: non uccidiamo più nessun animale. Conseguenza: gli animali continueranno a nutrirsi di tutto ciò che di vegetale il pianeta produce, senza fornirci altro cibo in cambio, e moltiplicandosi a dismisura. In breve tempo non ci sarà più sulla terra un solo filo d’erba né un chicco di grano. Si estinguerà la specie umana per annientamento della possibilità di nutrirsi, si estingueranno gli animali erbivori e granivori per la stessa ragione, si estingueranno, subito dopo, gli animali carnivori per esaurimento delle loro provviste alimentari. In conclusione: cesserà la vita sul pianeta terra.
Scelta ambientale: sterminiamo tutti gli animali erbivori e granivori del pianeta affinché non ci privino del cibo che il pianeta è in grado di fornirci. Conseguenza: morte per fame di tutti gli animali carnivori. Noi resteremo privi di uova e latte, ossia di grassi e proteine animali, indispensabili almeno nella fase dello sviluppo; la specie umana (forse) sopravviverà ma subirà una irreversibile decadenza fisica e intellettuale. Conclusione: si avvierà lentamente alla fine la vita sul pianeta terra.
Io continuerò a mangiare carne, voi fate un po’ come vi pare.
barbara
Sento l’obbligo di una risposta da un “vegetariano non dogmatico” 🙂
Prima osservazione: difficile che tutti diventino vegetariani, quindi questo è un argomento un po’ assurdo, utilizzabile solo in via speculativa-teorica (simile a quello per cui: se tutti fossero omosessuali, l’umanità si estinguerebbe).
Seconda osservazione: c’è differenza tra, per esempio, mangiare carne tutti i giorni, magari due volte al giorno e mangiarla ogni tanto. Nel primo caso si alimenta l’allevamento su scala industriale degli animali. Una riduzione del consumo di carne – magari concentrandosi su carne più “curata” e su animali non maltrattati in allevamenti non dico degni dell’uomo, ma proprio dell’animale in quanto animale – non richiederebbe questo tipo di allevamenti. Io, per esempio, non ho niente da obiettare alla caccia, diversamente da tanti vegetariani-animalisti: mi pare che uccidere un animale che fino a quel momento ha vissuto nel suo ambiente (e poi mangiarselo) sia meno crudele che fargli vivere la vita che vivono in certi allevamenti industriali. Insomma, non mi sembra il caso di essere estremisti e di certo io non rompo le scatole se uno si mangia una bistecca in mia presenza.
Per quanto mi riguarda, la cosa può essere cominciata con un mix dei due argomenti che hai indicato all’inizio del post. Però, a onor del vero, devo aggiungere che io sono sempre stato un consumatore molto parco di carne, e quindi il mio essere diventato vegetariano non è ascrivibile a una mia particolare virtù, ma molto anche a un gusto personale. Con il tempo e con il trascorrere degli anni, poi, è subentrato un altro aspetto: adesso mi urta l’idea di mangiare un cadavere. Non so come spiegartelo, ma davanti a un piatto di carne, io vedo l’animale morto e questo mi fa una certa impressione. Detto questo, però, non intendo “convertire” nessuno e tu fai benissimo a mangiare come credi 🙂
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Appunto: sei un vegetariano non dogmatico. La differenza rispetto al discorso sugli omosessuali è che mentre non ho mai sentito nessuno dire che l’umanità dovrà necessariamente diventare omosessuale, mi è capitato più di una volta sentire qualcuno affermare che “l’umanità dovrà PER FORZA diventare vegetariana, perché se no…” Ecco, io ho voluto analizzare il “se no”. E non è una bella prospettiva, lo ammetterai.
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Ah, ok, però non l’ho detto io, lo giuro 😉
E’ vero: ogni volta che qualcuno invoca il “per forza” e dice “se no…” non si annunciano tempi lieti, in effetti.
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In effetti tutti i vegetariani con cui ho personalmente a che fare sono persone estremamente ragionevoli, che fanno le loro scelte e non rompono le palle a nessuno, però qualche integralista mi è capitato di incontrarlo. E una collega, tra l’altro lei stessa quasi interamente vegetariana, mi ha raccontato di un allucinante pranzo di nozze con un compagno di tavola che ad ogni portata contenente carne che arrivava puntava il dito sul piatto dei commensali sibilando con aria sadica e nauseata allo stesso tempo “caadaaveeriiiinaa!” continuando a ripeterlo per tutto il tempo che quelli impiegavano a mangiare. Per non parlare del blog FedeVegan che sul cannocchiale ho dovuto mettere in black list perché nonostante ripetute richieste di smetterla di scassare i marroni continuava a venire – da me come in un miliardo di altri blog – a fare propaganda per la dieta vegana.
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una volta in un commento un vegano scrisse che “noi vegani non mangiamo nulla che sia stato vivo in terra, in mare e in cielo”
quando gli chiesi se mangiavano i sassi scartando i fossili non ebbi risposta….
come non ho risposta dai vegetariani integralisti con cani o gatti a casa, quando chiedo loro che cosa mangerebbono in caso tutti noi si diventasse vegetariani….
in ogni caso, due o tre cose mi chiedo:
1 – capisco che non tutti i gusti sono alla menta, ma perché se tu hai gusti diversi dai miei devi cercare di farmi sentire un verme/infame/sadico/untermensch? io mica te la meno tanto se mngi la verdura, piace tanto pure a me…
2 – capisco che il ristorante vegetariano sia bello, buono, sano e moralmente superiore alle sarcoteche della ristorazione normale. ma perché deve per forza fare schifo, oltre che costare un botto? la verdura ha dei prezzi più che abbordabili, cosa le succede nel tragitto tra il banco del mercato e il tavolo del ristorante, per passare da un alimento sano ed economico a una sbobba immangiabile e carissima?
3 – è tanto difficile, soprattutto per le integraliste, confessare che i bei discorsi etici nascondono il più delle volte sonori e mai risolti capricci? capisco che la carne che faceva mammina non era tanto buona (pure la mia non scherzava), ma il fatto che per anni uno sia stato costretto a ruminare suole scipite dev’essere uno stimolo per imparare a fare succulenti stracotti, non per continuare i capricci anche in età adulta….
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Avevo una collega, estremamente influenzabile, che una volta ha seguito una serie di conferenze di una banda di “esperti” di nutrizione, e poi ne ha messo in pratica tutti gli insegnamenti. Ricordo ancora con raccapriccio, dopo trent’anni, una cena a cui mi ha invitata: ha frullato delle carote, ha aggiunto alcune cucchiaiate di crusca, ha messo il tutto nel piatto e ha cominciato a mangiare dicendo gioiosamente: “Vero che è buonissimo?”
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Non sono vegetariano, ma le tue conclusioni mi sembrano un po’ esagerate e illogiche. Se l’umanità dovesse smettere di uccidere animali a scopo alimentare, gli animali continuerebbero comunque a uccidersi tra di loro. E per quanto riguarda la difesa dei terreni agricoli, ci sono molti sistemi per impedire agli animali selvatici di rubare cibo(per esempio recinti elettrificati), o riprodursi oltre certi limiti(per esempio la sterilizzazione chimica)
Quindi se tutti gli uomini si convertissero alla dieta vegetariana, probabilmente non ci sarebbe nessuno scenario apocalittico, ma persino in una simile ipotesi l’utopia animalista sarebbe irrealizzabile. Anche l’agricoltura, come tantissime altre attività antropiche, uccide direttamente(tramite insetticidi, e altri composti chimici indispensabili per avere una buona resa), e indirettamente(tramite disboscamento, e privazione dell’habitat naturale), tantissime forme di vita, non solo insetti, ma anche uccelli, rettili, e mammiferi.
Insomma l’alimentazione che non uccida nemmeno un moscerino, è una chimera(ma probabilmente è vero che l’alimentazione vegetariana ha un impatto ambientale un po’ più basso, rispetto a un’alimentazione ricca di carne) !
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Ma io non sto parlando di animali selvatici: sto parlando di vacche e maiali, pecore e capre, polli e tacchini, conigli e faraone… O li ammazzi, o devono mangiare sottraendo cibo a noi, tertium non datur. E se li ammazzi restiamo senza latte e uova.
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Secondo gli animalisti-vegani più fanatici e intransigenti, gli animali domestici andrebbero liberati in natura(quindi sarebbero esposti agli stessi meccanismi di selezione naturale della fauna selvatica, e probabilmente non avendo le caratteristiche per sopravvivere in natura, in gran parte finirebbero per estinguersi), oppure sterilizzati dall’uomo fino a portarli artificialmente all’estinzione.
Insomma millenni di domesticazione e selezione artificiale, che hanno permesso di adattare migliaia di specie animali alle esigenze umane, buttati nel cesso!
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Viene da pensare alle spedizioni – da un po’ non ne sento, ma in passato ce ne sono state diverse – di commandos di animalisti per liberare gli animali da pelliccia. Va da sé che se erano da liberare, erano ovviamente animali da allevamento, nati e cresciuti in cattività: liberati in una natura che non avevano mai conosciuto, nel giro di poche ore sono finiti travolti da auto di passaggio, sbranati da altri animali ecc. Avessero potuto scegliere, non sono molto sicura che avrebbero scelto una morte così. Come si suol dire, le vie dell’inferno – altrui, in questo caso – sono lastricate di buone intenzioni. Quanto alla sterilizzazione, mi riesce davvero difficile immaginare qualcosa di più contronatura – e il commento conclusivo è lo stesso di prima.
Per inciso immagino che, per coerenza, gli animalisti abolirebbero anche l’uso dei cani poliziotto, addestrati a scoprire droga, esplosivi, trovare persone e accompagnare ciechi (anche quelli vengono sottoposti a un durissimo addestramento), animali da trasporto e lavoro, insetticidi, pesticidi, antiparassitari… E mi chiedo se virus e batteri si debbano considerare come esseri viventi.
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“Va da sé che se erano da liberare, erano ovviamente animali da allevamento, nati e cresciuti in cattività: liberati in una natura che non avevano mai conosciuto, nel giro di poche ore sono finiti travolti da auto di passaggio, sbranati da altri animali ecc. Avessero potuto scegliere, non sono molto sicura che avrebbero scelto una morte così.”
Concordo, anche io nonostante sia un amante degli animali(ma non animalista in senso stretto), e contrario alle pellicce(che nella nostra società e alle nostre latitudini, a differenza degli Inuit che le usano per necessità, sono solo un vezzo estetico) sono sempre rimasto molto perplesso di fronte a questo genere di azioni “animaliste”. Comunque credo proprio che lo scopo non sia salvare gli animali che vengono liberati, ma danneggiare economicamente gli allevatori, nella speranza illusoria di portarli al fallimento. In realtà è solo vandalismo fine a se stesso, che non ha mai portato a nulla (se non all’arresto di qualche animalista-farlocco) l’unica maniera civile per risolvere il problema, sarebbe vietare il commercio di pellicce, come è stato fatto con l’avorio!
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Il fatto è che gli integralisti, di tutte le religioni e di tutte le cause, sono del tutto indifferenti alla sorte degli esseri in nome dei quali combattono: prima di tutto viene l’idea. Mi ricordo ancora quando in una delle consuete manifestazioni animaliste in occasione della Prima della Scala, per protestare contro le signore in pelliccia hanno scaraventato loro addosso delle galline sgozzate, allo scopo di rovinargliele imbrattandole di sangue. Per poterlo fare, naturalmente, hanno dovuto prima sgozzare le galline… Quando l’ho raccontato a una collega, anche lei decisamente integralista, anche se su altri fronti, e dunque molto comprensiva nei confronti di logica e tecniche di qualunque sorta di integralismo, mi ha risposto, tra il sarcasmo e il disprezzo: “Eh già, tu hai la pelliccia quindi difendi le pellicce!” Sono rimasta talmente allibita di fronte a questa manifestazione di cretinitudine integrale, che non sono neppure stata in grado di replicare. Ricordo poi anche, tra l’altro, una bomba fatta esplodere nei pressi di un allevamento di animali da pelliccia, che ha ucciso un bambino in carrozzina, e immagino che per quella gente questo tipo di danno collaterale sia un rischio accettabile.
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Questa delle pellicce non la sapevo, probabilmente le pelliccerie avranno fatto festa, visto che per le facoltose signore che vanno alla prima della Scala, comprarsi una pelliccia nuova, è come per una persona di reddito medio-basso, comprarsi un vestito da 20-30 euro in una bottega cinese.
Insomma un’azione a dir poco “geniale”, a ragionare da complottista, verrebbe quasi da sospettare che questi gruppi estremisti siano finanziati proprio dall’industria della pelliccia!
Lo scopo di un animalista anti-pelliccia con un minimo di cervello, dovrebbe essere combattere la domanda di pellicce, non distruggere quelle che sono già state acquistate(tanto quegli animali ormai sono già morti, e non c’è modo di farli resuscitare!)
Ma vabbè, da persone che dicono di amare gli animali, ma costringono i propri gatti a mangiare crocchette vegetali(oltretutto per pura ideologia, visto che la carne in scatola per animali è composta in gran parte da scarti della macellazione, che altrimenti finirebbero sprecati ) non ci si può aspettare grande intelligenza e tanto meno coerenza
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Per quanto mi riguarda il modo migliore per combattere le pellicce è quello di fabbricare cose altrettanto calde (qui arriviamo a 20 e più sottozero. L’ultima giacca a vento che ho comprato riesce a tenermi caldo quanto la pelliccia, quella precedente, comprata un po’ più di vent’anni fa, no). Certo, una volta eliminati completamente produzione e mercato delle pellicce, resta da trovare lavoro a qualche milione di persone in tutto il mondo che resteranno col sedere per terra…
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20 sottozero?Ma dove vivi?in Siberia?
per quanto riguarda il lavoro, anche se nel mondo ci fossero meno guerre, magari qualche milione di dipendenti dell’industria militare perderebbero il posto, ma non mi sembra una buona motivazione per evitare di perseguire una politica il più possibile pacifica. Visto che alle latitudini mediterranee, le pellicce sono acquistate soprattutto per motivazioni estetiche, probabilmente verrebbero rimpiazzate da qualche nuova moda, da cappotti firmati “di lusso”, fabbricati con materiali diversi. E quindi chi oggi vive di pellicce, potrebbe benissimo trovarsi un altro lavoro, visto che la domanda di indumenti esclusivi per ricche signore, rimarrebbe più o meno invariata, e potrebbe benissimo essere soddisfatta anche senza sacrificare migliaia di visoni, castori, volpi, scoiattoli e altre graziose creature simili!
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Credo però che sia più facile riconvertire un’industria bellica in qualche altro tipo di industria pesante che trasformare un pellicciaio in un tessitore di damaschi e broccati. Senza contare che comunque esistono i dittatori, esistono i guerrafondai, esistono i terroristi, e quindi nessuno potrà mai permettersi il lusso di restare disarmato, ci siano o no guerre in atto o la volontà di farle.
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Non è impossibile, basta volerlo, d’altra parte il mondo del lavoro si evolve in continuazione, ogni 5-10 anni ci sono moltissimi lavori che diventano obsoleti, e altrettanti che ne nascono. Per esempio la diffusione di internet, ha soppiantato l’industria discografica tradizionale(ma anche tantissimi altri settori), ma ha creato altrettante nuove occasioni di business, che hanno arricchito, o comunque permesso di vivere dignitosamente, a chi ha intuito il cambiamento in tempo, e ha saputo cogliere l’occasione. Così ad esempio se si vietasse l’allevamento di animali da pelliccia e il commercio di prodotti finiti, nel giro di pochi mesi, nascerebbero nuovi mercati, in grado di soddisfare la stessa esigenza estetica
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Non ho detto che sia impossibile, ho detto che è più difficile: un tecnico o un meccanico che passa dall’aeronautica militare a quella civile, cai carri armati ai tir, continua a fare sostanzialmente lo stesso mestiere, un conciatore che si dedica ai tessuti no, non gli basta un corso di qualche settimana per imparare un mestiere per il quale, oltretutto, non è detto che sia portato.
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Ma che diavolo stai dicendo?
Credi davvero che se noi smettiamo di uccidere gli animali il loro numero aumenterà talmente tanto da causare squilibri all’ecosistema?
E allora come faceva il pianeta prima, quando l’uomo non c’era?
Io credo piuttosto che gli allevamenti intensivi aumentino il numero di animali presenti sul pianeta più di quanto farebbe lasciarli liberi di riprodursi.
Selezione naturale, non puoi non avere studiato la Teoria dell’Evoluzione.
Gli esseri viventi competono per le risorse.
Se ci sono troppi viventi e poche risorse, quelli in più muoiono. Non muore l’intero ecosistema.
C’è in realtà uno spreco di risorse negli allevamenti intensivi di animali, perchè il nutrimento presente nel cibo utilizzato per crescere gli animali é inferiore a quello che si assimila quando si mangia la carne di quell’animale, perchè una parte del nutrimento é stata trasformata in energia durante la vita dell’animale.
Poi che allevare gli animali sia più o meno indispensabile, va bene, ma non così tanti e non in questa maniera, perchè non serve.
Questo é lo spreco.
Per quanto riguarda la seconda parte, quella non é la definizione di scelta ambientale.
Se L’UOMO volesse fare una scelta ambientale, questa non sarebbe certo di sterminare animali e danneggiare l’ecosistema per il suo solo benessere. Non é una “scelta ambientale”. Punto.
Mi sa che non hai capito bene quello di cui stai parlando.
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