Comincio, in risposta ai negazionisti, con questo video, a proposito dei veri numeri dei morti in Italia.
E proseguo con questa testimonianza.
RIPORTO UN TESTO CHE MI E’ ARRIVATO: SCONVOLGENTE
A Nembro le strade quasi deserte, il traffico assente, uno strano silenzio è interrotto talvolta dalla sirena di un’ambulanza che trasporta con sé l’ansia e la preoccupazione che riempiono i cuori di tutti in queste settimane. A Nembro ciascun membro della comunità riceve continuamente notizie che non avrebbe mai voluto sentire, ogni giorno si perdono persone che facevano parte delle nostre vite e della nostra comunità. Nembro, in provincia di Bergamo, è il comune più colpito dal Covid-19 in rapporto alla popolazione. Non sappiamo esattamente quante persone siano state contagiate, ma sappiamo che il numero dei morti ufficialmente attribuiti al Covid-19 è 31.
Siamo due fisici: uno diventato imprenditore nella sanità, l’altro sindaco, in stretto contatto con un territorio molto coeso, in cui ci conosciamo l’un l’altro: abbiamo notato che qualcosa in questi numeri ufficiali non tornava e abbiamo deciso — insieme — di fare una verifica. Abbiamo guardato la media dei morti nel comune degli anni precedenti, nel periodo gennaio – marzo. Nembro avrebbe dovuto avere — in condizioni normali — circa 35 decessi. Quelli registrati quest’anno dagli uffici comunali sono stati 158. Ovvero 123 in più della media.
Non 31 in più, come avrebbe dovuto essere stando ai numeri ufficiali dell’epidemia di coronavirus. La differenza è enorme e non può essere una semplice deviazione statistica. Le statistiche demografiche hanno una loro «costanza» e le medie annuali cambiano solo quando arrivano fenomeni del tutto «nuovi». In questo caso il numero di decessi anomali rispetto alla media che Nembro ha registrato nel periodo di tempo preso in considerazione è pari a 4 volte quelli ufficialmente attribuiti al Covid-19. Se si guarda a quando sono avvenute queste morti e si confronta lo stesso periodo con gli anni precedenti, l’anomalia è ancora più evidente: c’è un picco di decessi «altri» in corrispondenza di quello delle morti ufficiali da Covid-19.
Nell’ipotesi — niente affatto remota — che tutti i cittadini di Nembro abbiano preso il virus (con moltissimi asintomatici, quindi), 158 decessi equivarrebbe a un tasso di letalità dell’1%. Che è proprio il tasso di letalità atteso e misurato sulla nave da crociera Diamond Princess e — fatte le dovute proporzioni per struttura demografica — in Corea del Sud.
Abbiamo fatto esattamente lo stesso calcolo per i comuni di Cernusco sul Naviglio (Mi) e Pesaro utilizzando esattamente la stessa metodologia. A Cernusco il numero di decessi anomali è pari a 6,1 volte quelli ufficialmente attribuiti al Covid-19, anche a Pesaro 6,1 volte. Impressionanti i dati di Bergamo, in cui il rapporto arriva addirittura a 10,4.
È estremamente ragionevole pensare che queste morti in eccesso siano in larga parte persone anziane o fragili che muoiono a casa o in strutture residenziali, senza essere ricoverate in ospedale e senza essere sottoposte a tampone per verificare che fossero effettivamente infettate con il Covid-19. Dato il calo che si è visto negli ultimi giorni dopo il picco è probabile che a Nembro si stia raggiungendo l’immunità di gregge.
Nembro rappresenta in piccolo quello che accadrebbe in Italia se tutti fossero contagiati dal CoronaVirus – Covid 19: morirebbero 600 mila.
I numeri di Nembro, inoltre, ci suggeriscono che dobbiamo prendere quelli dei decessi ufficiali e moltiplicarli almeno per 4 per avere l’impatto reale del Covid-19 in Italia, in questo momento.
Il nostro suggerimento, quindi, è di analizzare i dati dei singoli comuni in cui ci siano almeno 10 morti per Covid-19 ufficiali e verificare se corrisponde alle morti reali.
Il nostro timore è che non solo il numero dei contagiati sia largamente sottostimato a causa del basso numero di tamponi e test che vengono fatti e quindi della «sparizione» degli asintomatici dalla statistica, ma che lo sia anche — dati dei Comuni alla mano — quello dei morti.
Siamo di fronte ad un evento epocale e per combatterlo abbiamo bisogno di dati credibili sulla realtà della situazione, diffusi con trasparenza tra tutti gli esperti e le persone che con responsabilità devono gestire la crisi. Sulla base di questi dati possiamo capire e decidere cosa è giusto fare, nei tempi che la crisi richiede.
* sindaco di Nembro
** amministratore delegato del Centro medico Santagostino
25 marzo 2020 (modifica il 26 marzo 2020 | 12:13) qui.
Poi c’è la cazzata del giorno, il video che “dimostra” che il coronavirus è stato intenzionalmente fabbricato in laboratorio (se per caso qualcuno volesse sfidarmi a dimostrare che non è vero, io lo sfido a dimostrare per primo che non è vero gli specchi parlano e sanno se mia cugina è più bella o più brutta di me). Qualcuno ha detto: “Non può non essere vero: troppe coincidenze!” Ah sì? E allora cosa mi dite di questa coincidenza qui, eh?
E siccome una cazzata tira l’altra peggio delle ciliegie,
Ecco l’ultima scemenza.
“Il virus è una molecola proteica (DNA)”.
Se uno studente mi dice che il DNA è una proteina è morto, se me lo dice parlando di un virus a RNA come il coronavirus lo rianimo per ucciderlo una seconda volta. Altroché Johns Hopkins (qui)
Aggiungo ancora, perché è importante sapere che cosa ci aspetta, l’oroscopo della settimana
e un simpatico neologismo di Jean Pierre Mancini
e concludo con questo toccante tributo ai caduti di questa ultima – e ancora in corso – guerra.
barbara
Covidiota… hahahahahaaaaaa… Ma anche CAROGNAVàIRUS non è male…
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Eh, brutta bestia il vairus.
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Ci sono video che io non riesco nemmeno a guardare, tanto sono toccanti. E chi invece dovrebbe guardarli non lo fa.
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Purtroppo è così in molti campi: che le cose continuiamo a raccontarcele tra di noi che le sappiamo già, e in altre contrade non circolano.
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Pingback: Covidiota | lituopadania
La sorpresa di stasera: sono andato a comprare qualche surgelato al supermercato, e ho visto che, grazie alle nuove direttive, tutto ciò che non è da mangiare è coperto da teli. Hai bisogno di una saponetta? Puzza pure, tanto in casa chi ti sente? (io però sto andando a lavorare). Ti si è fulminata la lampadina? Usa le candele, se le hai. Vuoi guardare la TV ma le pile del telecomando sono morte? Guarda RAI1, che basta e avanza.
Cazzo, è incredibile. Quale sarebbe il vantaggio per la salute pubblica, di grazia?
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Io sono andata stasera e non mi pare di avere visto teli. E’ vero che ero di fretta perché adesso chiudono un’ora prima per cui ho preso solo gli alimentari che mi servivano subito, però penso che passando qualcosa avrei dovuto intravvedere. Forse fanno così da voi nell’estremo nord per proteggere le cose dal freddo.
PS: oggi per la prima volta la polizia mi ha fermata (oltre all’autocertificazione avevo anche il certificato del medico da cui vado a fare il trattamento laser, per cui ero in una botte di ferro). La poliziotta che ha esaminato il tutto era molto ammirata dal fatto che non solo avessi già il mio foglio (probabilmente vecchio di due generazioni che magari per domani saranno già diventate tre, ma non ha fatto obiezioni: probabilmente anche loro si renderanno conto che non si può stare dietro a tutti i deliri del folle), ma che fosse anche tutto bello compilato, coi dati fissi stampati e il resto a penna. E mi è sembrato che avesse un’aria divertita quando ha visto la parte sopra. Comunque domani mi tocca tornare perché nella fretta ho dimenticato il detersivo per i pavimenti, e allora ci guardo.
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Ti giro un meme che mi è arrivato su uozzàp:
COLLEZIONA ANCHE TU I MODULI PER L’AUTOCERTIFICAZIONE.
CON LA QUARTA USCITA, IN REGALO IL PRATICO RACCOGLITORE.
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Sì, ne girano diverse varianti anche in rete. Io comunque sono arrivata al terzo e da lì non mi muovo più.
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Non è folle (i folli possono anche essere geniali): è inetto.
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E in più cialtrone. Ieri comunque, come ho detto sopra, sono stata fermata e il mio modulo non era quello aggiornato, ma non hanno avuto niente da ridire.
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Da me (bassa Brianza), almeno fino a ieri mattina (26 marzo) non ho notato cambiamenti: non puoi acquistare (chissà perchè) quaderni, penne o calzini ma saponi, batterie o lampadine si.
Ma magari sono io che sono rimasto indietro.
Con mentecatti che credono che riducendo gli orari di apertura si diminuiscano gli assembramenti o che ritengono che qualche pennarello o un piccolo gioco siano ‘superflui’ con bambini da quindici giorni murati in casa (per non parlare di autocertificazioni cambiate più di frequente di quanto questi figuri cambino le mutande) c’è da aspettarsi di tutto.
E meno male che non abito a Roma. Lì è vietato ai panettieri produrre pizza…
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Controllato: no, non c’è niente di coperto. D’altra parte, se chiudere cartolerie, profumerie o negozi di biancheria ha un senso – e la giustificazione che quei prodotti li puoi trovare anche in quegli esercizi che devono restare aperti perché vendono alimentari – quale sarebbe il senso dell’impedirti di comprarli in un esercizio che è comunque aperti. E quella del sapone, con la martellante campagna che ti incita a lavarti le mani novantasette miliardi di volte al giorno, è veramente delirante.
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Qui in Brianza alcune grosse catene non vendono articoli non di prima necessità.
Sapone o lampadine si, cartoleria ed altro no.
Che senso abbia una simile balordaggine non ne ho idea.
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Un senso potrebbe in effetti essere quello di far restare le persone il minor tempo possibile in modo da poter fare entrare quelle che stanno facendo la fila fuori, ma se mi serve un rotolo di nastro adesivo non è come comprare un rossetto che devo guardarne dieci per confrontare le sfumature e il grado di lucentezza eccetera.
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Buonasera Barbara, ti seguo da pochi mesi ma volevo farti i complimenti per la chiarezza e la bravura che ti contraddistinguono nell’esporre nude e rude verità su questo tuo blog. Leggerti è un vero piacere, avessi io il tuo stile agile e diretto! Abbasso l’analfabetismo scientifico, viva la modernità e… Ad majora 🙂
P.s. Già a leggere JohnS Hopkins mi sanguinano gli occhi!!!
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Grazie. Quanto al nome dell’università, già: il comunicato uscito da quella lo riporta proprio così, e giustamente Burioni lo ha riprodotto tale e quale, insieme ai virus che non sono vivi e il DNA che è una proteina. E ti dicono di prenderla in considerazione perché è una fonte autorevole.
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