ECCO, LORO SÌ CHE ERANO BUONI

Quelle leggi animaliste dei nazisti che facevano esperimenti sui bambini

Andrea Cionci

Nel furioso dibattito tra animalisti e «carnivori» volano accuse reciproche che si riferiscono al nazionalsocialismo. «Nazi-vegani», come sono stati chiamati i più radicali, che accusano i loro oppositori di trattare gli animali come gli internati di Auschwitz. Presso la Biblioteca del ministero delle Politiche Agricole, a Roma, esiste una documentazione storica di straordinario interesse che getta luce sull’intreccio fra diritti degli animali e Terzo Reich. Si tratta della raccolta completa di Reichsgesetzblatt, ovvero le gazzette ufficiali del Terzo Reich, dal ’33 al ’45.
La Biblioteca ha consentito a La Stampa, per la prima volta, di poterne riprodurre alcuni esemplari. Tra le più importanti leggi, stampate nel carattere gotico dell’epoca, vi sono quelle che marcano le tappe più significative della storia della Germania nazista. Il decreto di insediamento di Hitler come Cancelliere, le leggi razziali, il referendum per l’Anschluss.
Nella raccolta spunta anche l’originale della «Tierschutzgesetz», legge del 24 novembre 1933 sui diritti degli animali, varata dal Führer appena nove mesi dopo il suo insediamento. Il testo affronta tematiche ancor oggi sul tappeto. Nel paragrafo 1, si legge: «È proibito tormentare o maltrattare rudemente un animale senza necessità». Alla sezione II: «È proibito: trascurare un animale di cui si è proprietari, trattarlo o dargli una sistemazione che gli provochi sensibile dolore o danno; utilizzare un animale per mostre, film, spettacoli, o altri pubblici eventi, in tutti i casi in cui si provochino all’animale dolore o danno alla salute; abbandonare un animale domestico per liberarsi di lui (per tale reato erano previsti due anni di carcere, ndr); tagliare le orecchie o la coda di un cane più vecchio di due settimane; uccidere un animale in un allevamento di pellicce senza anestesia».
Con un chiaro riferimento alla pratica francese del gavage, ovvero l’ingozzamento delle oche al fine di ricavarne il pregiato foie gras, si legge anche: «È proibito alimentare forzatamente il pollame».
Nella sezione III si proibisce la vivisezione. Paragrafo 5: «È proibito operare o trattare animali vivi a scopo sperimentale in modo che possa essere loro provocato sensibile dolore», a meno di deroghe speciali concesse dal ministero dell’Interno. Un divieto da brividi, se si pensa alle cavie umane – anche bambini – usate senza scrupolo per gli esperimenti scientifici nei lager. Il testo della legge, con poche modifiche, è rimasto anche nella Germania di oggi. A questa fece seguito, il 3 luglio 1934, la «Reichsjagdgesetz» legge sulla caccia che introdusse la licenza obbligatoria (previo esame), l’abolizione della caccia alla volpe e severe restrizioni annuali per l’esercizio venatorio. Un anno dopo, fu varata la «Reichsnaturschutzgesetz», legge sulla protezione della natura, dell’1 luglio 1935, che imponeva vincoli a tutela del paesaggio.
Ovunque, fu imposto il divieto sulla macellazione rituale propria del rito sacrificale ebraico-islamico. Il riferimento ideologico era anche volto a prendere le distanze dalla cultura giudaica e da una visione antropocentrica, che, secondo i nazisti, si era trasferita nella religione cristiana.
È noto che Hiter era vegetariano, e questo fu pubblicizzato ampiamente dalla propaganda del Reich, che voleva offrirne un’immagine di uomo puro e al di sopra di ogni tentazione. Tuttavia, pare che tale scelta fosse dettata da motivi di salute e non filosofici. Occorre anche ricordare che, sotto il Terzo Reich, furono chiuse le associazioni vegetariane, prima fra tutte la Vegerarier Bund, nata nel 1892. Se Himmler era un anti-caccia integralista, Hermann Goering era un amante degli animali, ma allo stesso tempo anche un appassionato cacciatore. (qui)

Quanto i nazisti amassero e rispettassero gli animali a quattro zampe, è cosa nota (link contenuto nell’articolo che segue il mio post). Sicuramente loro non avrebbero avuto troppi dubbi né esitazioni, dovendo scegliere fra un gorilla e un bambino. Soprattutto se si fosse trattato di un bambino ebreo, o zingaro, o handicappato, o appartenente a qualche altra categoria di lebensunwertes Leben: vite indegne di essere vissute a unico e insindacabile giudizio delle razze superiori. Quanto all’uccisione del gorilla, che tanti alti lai ha sollevato, invito a leggere qui e qui (grave errore dei genitori? Vero. Ma c’è qualcuno che possa dire, in piena coscienza, di non avere mai perso per due secondi il controllo dei propri figli?) Se poi, come spesso si è sentito dire in questi giorni, la questione che si vuole sollevare è quella della crudeltà degli zoo, si parli direttamente di questo senza prendere a pretesto fatti che con questo non hanno niente a che vedere. Senza dimenticare che – se sbaglio mi si corregga – oggi non è più consentita la cattura di animali liberi per metterli negli zoo: lì si trovano unicamente animali nati in cattività (come il gorilla in questione, che quindi non è stato catturato e imprigionato, e che se fosse stato liberato non sarebbe stato minimamente in grado di sopravvivere tra animali nati liberi), o animali a rischio di estinzione, che vengono presi per farli riprodurre.

barbara

CHI SPECULA SUGLI ANIMALI? (PARTE TERZA)

E veniamo all’affaire “Green Hill”. Se andiamo a guardare i FATTI anziché lasciarci incantare dagli strilli isterici degli animalari di professione (professione molto redditizia, come è stato precedentemente dimostrato), incontriamo diverse cose interessanti: testimoni totalmente ignoranti della materia su cui dovrebbero testimoniare in qualità di esperti; raddoppio della mortalità di cani – più tutta una serie di altri disastri – dopo che sono stati sottratti agli “assassini” di Green Hill; la delirante leggenda dei cani mutanti; una interessante rassegna di bufale diffuse sul caso in questione; le incredibili invenzioni e ribaltamenti, a scopo sensazionalistico, delle associazioni animaliste che, come quando i pallestinari esibiscono foto di bambini siriani uccisi, bambini iracheni uccisi, bambini israeliani uccisi spacciandoli per bambini palestinesi uccisi, ci inducono a chiederci: ma se c’è una così incredibile mole di misfatti a carico di questi efferati criminali, perché non ci documentano quelli invece di continuare a propinarci tutta questa paccottiglia di colossali balle?
Chi volesse saperne di più, comunque, vada qui e digiti “Green Hill” nell’apposito spazio, e potrà leggere tutti i documenti prodotti su questa vergognosa vicenda.

barbara

CHI SPECULA SUGLI ANIMALI? (PARTE PRIMA)

Chi li adopera? Chi li sfrutta? La via per saperlo ce l’ha insegnata il grande Giovanni Falcone: follow the money. E seguendo la scia del denaro arriviamo, per esempio alla LAV, la centrale operativa di tutti gli animalari in circolazione: a farle un po’ di conti in tasca, si scoprono cose interessanti. Sempre seguendo la via del denaro incontriamo la colossale bufala, che da un po’ impazza per la rete, della “depenalizzazione dei maltrattamenti agli animali”, con appelli – accorati o isterici a seconda dei soggetti – ad opporsi e a firmare petizioni contro di essa. Qui viene dettagliatamente spiegato perché è una bufala e quanto hanno da guadagnarci le associazioni animalare. E ficcando un po’ il naso nei loro affari, possiamo anche apprendere quanto siano pronte, le associazioni animalare, LAV in testa, a sacrificare senza scrupoli i loro beneamati animali quando sono in gioco i loro sporchi interessi.
vegan
(continua)

barbara

NON DITELO AGLI ANIMALISTI!

Una notizia straordinaria sul fronte dell’Alzheimer: all’Università di Tel Aviv il team della professoressa Ilana Gozes ha individuato una proteina che è naturalmente preposta alla protezione delle cellule cerebrali. Il suo utilizzo medico per la protezione delle funzioni cognitive, non solo le difende dal degrado, ma è in grado di RIPRISTINARE tali funzioni. Per ora siamo ancora ai topi ma questa ricerca ha tutti gli aspetti di una breccia nei misteri che avvolgono la terribile malattia. (qui l’articolo completo).
illana-gozes
Ecco, ora, se lo vengono a sapere gli animalisti, cercheranno come al solito di boicottare la ricerca (non fatevi illusioni: i topi sono infinitamente più importanti, più preziosi, più sacri dei vostri nonni). Parleranno, come al solito – e come sempre del tutto a sproposito – di vivisezione, terribile parola che evoca sangue, cervelli scoperchiati, pance aperte con le budella in mostra, tubi e cavi peggio di una centralina infilati da tutte le parti, tutta la solita paccottiglia di fotomontaggi splatter con cui vogliono colpirci al cuore e impedirci di ragionare. E, soprattutto, cercheranno di convincerci che tutte queste sperimentazioni sono del tutto inutili, peggio: dannose (giuro, l’ho letto: c’è un sacco di gente che muore per colpa delle sperimentazioni animali mentre potrebbero salvarsi con le cure “vere”. Magari quelle di Vannoni, chissà). Intendiamoci, non è che io auguri a tutta questa bella gente di beccarsi qualcuna di quelle malattie che si guariscono con cure sperimentate sugli animali e che loro sicuramente, per coerenza, non cureranno, morendo così con aspri duoli peggio di Bertoldo. Ma se dovesse capitare, non ci si aspetti che io mi commuova.
E, come sempre, FORZA ISRAELE!

(Poi vai a leggere questo. E non azzardarti a non farlo)

barbara

PER ME È PERVERSIONE. DELIRIO. PSICOPATIA ALL’ULTIMO STADIO

Alcuni giorni fa ha fatto scalpore la notizia che Marius, una giraffa dello zoo di Copenhagen, era stata uccisa e poi sezionata e data in pasto ai leoni. Ne ho accennato anch’io, senza conoscere assolutamente niente del contesto. E non avrei dovuto. Poi ho trovato un post che spiega esattamente la situazione, che spiega le ragioni per cui sono state scartate tutte le soluzioni alternative. Un post pacato, non di pancia ma solo di testa. In cui la titolare del blog – che in campo animale non è una pincapallina qualsiasi – non prende posizione, non dà ragione allo zoo, non dice che ha fatto bene a fare quello che ha fatto: semplicemente spiega perché è stato fatto.
Si può non essere d’accordo. Si può non essere convinti che quelle ragioni siano ragioni valide. Si può disapprovare sia l’operato dello zoo che il post in questione. Quello che non si può fare è ciò che è stato fatto in molti degli oltre 200 commenti che seguono il post. A parte il solito scatenamento dei cinquanta milioni di commissari tecnici che abbiamo in Italia che sanno perfettamente come si fa a far vincere la squadra (tipo “se si vuole le soluzioni si trovano”, senza, beninteso, essere in grado di proporne una di attuabile, e senza essere in grado di contestare ragionatamente gli argomenti con cui le alternative erano state scartate), a parte questo, dicevo, in questi commenti è stato chiamato in causa Hitler. È stato chiamato in causa il Mein Kampf. È stata chiamata in causa Auschwitz. La titolare del blog è stata chiamata nazista. È stata chiamata idiota. Per quattro volte un commentatore, prima di essere bannato, le ha augurato di venire stuprata. A uno che aveva apprezzato quanto scritto è stato detto: “Spero che i suoi nipoti tra qualche anno vengano da lei con il colpo in canna come hanno fatto i danesi con la giraffa. Così magari in quel momento capirà la differenza tra la necessità e la morale”.
A me, sinceramente, questa gente fa paura: persone che in nome del loro presunto amore per gli animali trovano ragionevole augurare stupri e assassini (e augurano a Caterina di crepare per salvare il pesce rosso) non mi sembrano molto diversi da quelli che sono pronti a uccidere in nome della lotta proletaria o della causa dell’islam. Sono o di un cinismo sconfinato, incapace perfino di concepire il rispetto e la morale, o estremisti invasati capaci di qualunque crimine in nome della propria ideologia, ed esattamente come le brigate rosse o gli estremisti islamici, sono un pericolo per l’umanità.
Un’altra cosa che non saprei se definire tragica o comica – ma sicuramente la posso definire grottesca – è quella di mettere sul banco degli imputati la nostra “visione antropocentrica”. No, scusate, ma che altro cavolo di visione dovremmo avere? Formicocentrica? Lombricocentrica? Topogigiocentrica? Che poi uno magari ci potrebbe anche pensare su, se almeno un lombrico avesse la cortesia di farci sapere quale diavolo sia la sua visione. Poi resta da chiedersi se, per par condicio, chiederemo al leone di assumere una visione gazzellocentrica. La diagnosi, chiaramente, è quella che ho enunciato nel titolo: perversione, delirio, psicopatia all’ultimo stadio.
Naturalmente poi – quasi superfluo dirlo – molti di questi animalisti integralisti sono di quei bei tipi che si tengono il gatto in casa, depredandolo della sua vita naturale, condannandolo a una prigione “fine pena mai”, nutrendolo con degli assurdi croccantini o con scatolette di carne di animali macellati apposta per nutrire gli animali degli animalisti. E spesso sterilizzati (la sterilizzazione, essendo un intervento che si effettua introducendo uno strumento in un corpo vivo, è una vivisezione a tutti gli effetti: lo sapevate? Ci avevate mai pensato?).

Comunque, se volete leggere il post e i relativi commenti, li trovate qui. E concludo con un breve articolo di Giulio Meotti.

Gli animalisti sono pericolosi

In nome della “compassione”, la Danimarca ha proibito la macellazione rituale ebraica kosher. Il ministro dell’Agricoltura Dan Jørgensen lo ha spiegato così: “I diritti degli animali vengono prima della religione”. E’ la stessa Danimarca che si è posta l’obiettivo di diventare per il 2030 una “nazione senza bambini Down”, tramite un progetto eugenetico di selezione della specie. Come la Spagna zapaterista, che estendeva ai gorilla i diritti umani ma intanto abortiva 16.133 bambini in cinque anni perché portatori di qualche forma di handicap. Come il super animalista Peter Singer, che vuole uccidere i neonati emofiliaci e disabili. Tutti degni eredi di un altro animalista, anti-vivisezionista, salutista e progressista vissuto settant’anni fa e raccontato qui. Leggendo la Danimarca mi tornano in mente le parole di un grande rabbino, Yerucham Levovitz, che visitando Berlino tra le due guerre vide animali domestici vestiti con pantaloni e pullover. Il rabbino commentò: “In un posto in cui trattano gli animali come se fossero esseri umani, massacreranno esseri umani come se fossero animali”.

barbara

IO STO CON CATERINA

Caterina è lei,
Caterina Simonsen
che vive grazie alla sperimentazione animale e che perciò si sente dire “Puoi morire pure domani, per te non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso”. Ecco, io invece sacrificherei molto volentieri il proprietario del pesce rosso. E tutti gli animalisti in blocco. Quelli che per fare più impressione chiamano vivisezione ogni forma di sperimentazione. Quelli che per “sensibilizzare” pubblicano immagini di animali ridotti a polpette sanguinolente prese da chissà dove, più o meno come i filopallestinari prendono da ogni dove cadaverini di bambini straziati spacciandoli per i boveri bambini balestinesi massacrati dai perfidi giudei. Quelli che “gli animali poverini”. Quelli che “ma noi con che diritto”. Quelli che “ci sono alternative valide” e giù col rosario delle disinformazioni varie miste a manetta. Ecco, impiccatevi tutti, dal primo all’ultimo.
Le persone oneste, invece, possono trovare informazioni serie qui.
(POST SCRIPTUM: poi, volendo, si potrebbe anche ricordare che Hitler amava tanto tanto gli animali, ed era vegetariano, astemio, e non fumava. Praticamente la perfezione fatta persona. E anche Beria, che forse ne ha ammazzati un po’ di meno, ma mica tanto di meno)

barbara