QUALCUNO SI PONE DELLE DOMANDE

Che è una cosa che non fa mai male.

PERCHÉ I SOLDATI UCRAINI SI FANNO MASSACRARE DA ZELENSKY CHE A SUA VOLTA PRENDE ORDINI DA WASHINGTON E LONDRA?

Chi mi legge abitualmente s’informa tramite i media indipendenti nel web e quindi presumo sia al corrente dell’offensiva che Zelensky ha lanciato a fine agosto contro l’oblast di Cherson nel sud dell’Ucraina.
Ha voluto essere di parola, anche se ha scelto l’ultimo giorno dopo numerosi rinvii, aveva ripetutamente promesso da mesi una controffensiva entro agosto che avrebbe spazzato via i russi dai territori conquistati, almeno quelle erano le intenzioni.
Tutti gli analisti militari e geopolitici seri e indipendenti lo deridevano, pensando a un bluff, invece anche i comici e buffoni, seppur criminali, corrotti e incapaci, possono essere di parola, soprattutto quando la vita la fanno rischiare ad altri.
Appena sono riusciti a raccogliere il maggior numero possibile di mezzi corazzati (soprattutto polacchi) e concentrare circa 40mila soldati nell’area, Zelensky nonostante la netta contrarietà dello Stato Maggiore Militare che poneva scarsa o nulla fiducia nella riuscita del piano, ha ordinato l’offensiva, commettendo il classico errore dello stratega da salotto, addestrato a giocare a Risiko (forse manco a quello).
Anziché concentrare tutte le forze in un solo punto per avere maggior impatto e possibilità di sfondamento, li ha divisi in cinque aree e quindi cinque direzioni di attacco diverse, disperdendo le forze che già non sarebbero state sufficienti per un solo attacco in un unico punto, considerando la potenza di fuoco dell’artiglieria e aviazione russa. Così ha disperso la forza d’attacco su un fronte di poco meno di 200 km. Considerando che di solito ad attaccare sono il 50% delle forze, l’altra metà rimane di riserva nelle retrovie per compensare le perdite o rinforzare i punti deboli, se dividete per cinque 20mila soldati su 200 km, vi renderete conto che l’impatto non poteva che essere lieve per i russi, i quali applicano la stessa tattica da mesi, a ogni offensiva ucraina.
Arretrano e li lasciano avanzare e poi man mano che si trovano sempre più allo scoperto in un territorio pianeggiante, senza riuscire ad arrivare a centri abitati (l’unico modo che hanno per trovare riparo e trincerarsi), i russi iniziano a bombardarli senza tregua arrecando loro gravissime perdite.

Cliccare l’immagine per ingrandire (c’è anche il video, ma non è scaricabile)

E’ la tecnica militare del “tritacarne”, una tattica di logoramento lenta e inesorabile che riduce gradatamente il numero dei soldati e dei mezzi degli ucraini fino a che saranno costretti alla resa o a far intervenire le forze di altri paesi della NATO, che in questo caso non potrebbero invocare l’articolo 5 del Trattato Atlantico, perché non sono loro a essere attaccati ma ad attaccare.
Com’è possibile che Zelensky ripeta sempre gli stessi errori? E soprattutto come mai gli ucraini si prestano a farsi massacrare, anziché fuggire, per non essere arruolati oppure finire in prigione per essersi rifiutati di indossare la divisa? Cercherò di rispondere a entrambe le domande essenziali per capire l’esito e lo sviluppo di questo conflitto.
Zelensky non ha alcuna capacità strategica, gli unici ordini che sa impartire sono quelli di attaccare e resistere senza cedere un metro, combattere fino all’ultimo uomo. Vi ricorda qualcuno? Un certo Hitler, quando ormai era impazzito e drogato fino al midollo (altra analogia con Zelensky) e psichicamente alterato perché l’esito della guerra non corrispondeva alle sue attese e tutti i suoi comandanti lo deludevano e li sostituiva in continuazione.
Zelensky prende decisioni a scopo politico, per influenzare i suoi sponsor angloamericani e UE, che ultimamente lo stanno sostenendo sempre meno.
Ha assolutamente bisogno di una vittoria, seppur minima, per continuare a mungere i suoi finanziatori, ben sapendo che una cospicua parte di questi finanziamenti non finisce al fronte ma nelle tasche dei numerosi oligarchi e comandanti corrotti, a tutti i livelli, che vendono le armi ricevute facendo finta siano andate distrutte dai bombardamenti russi.
E questo in parte spiega anche la seconda domanda, come vedremo meglio in seguito.
Inoltre una cospicua parte di questi lauti finanziamenti sono utilizzati per pagare tutto l’apparato militare, con stipendi che per i canoni ucraini sono piuttosto elevati.
Zelensky compie scelte ciniche e spietate esclusivamente per motivi economici, personali e del suo entourage di sostenitori interni, neonazisti e nazionalisti in primis. Della vita dei suoi soldati non gliene frega nulla, per cui non esita a mandarli a morte certa.
Ora veniamo al perché i soldati si prestano a farsi massacrare.
L’Ucraina è da parecchio tempo in miseria, in particolare dall’inizio del conflitto che dura ormai da sei mesi, il paese vive prevalentemente di un’economia di guerra, gli unici soldi che arrivano e circolano sono quelli che alimentano la guerra. E per convincere la gente a combattere, occorre prima averli ridotti nella miseria, privi di scelte di lavoro, ai limiti della sopravvivenza, dopo di ché gli fornisci degli incentivi convincenti perché si arruolino, oltre all’obbligo, che però funziona poco, perché molti si sottraggono emigrando e nascondendosi o rifugiandosi all’Estero, Russia compresa (ne ospita circa due milioni).
Quelli rimasti in patria che scelta hanno per sopravvivere economicamente se non arruolandosi?
Per comprendere perché sono disposti a rischiare la vita, facciamo un paragone con la situazione italiana, così vi sarà più chiaro.
Un Carabiniere appena assunto in Italia percepisce uno stipendio netto di circa 1200 euro mensili, un maresciallo maggiore anziano poco meno di 2000 euro mensili e un capitano poco più di 2000, gli scatti di grado non sono particolarmente rilevanti in termini salariali, poche centinaia di euro l’anno.
Nell’esercito ucraino in seguito allo stato di guerra gli stipendi sono tutta un’altra cosa, proporzionalmente al potere di acquisto che si ha nel loro paese. Utilizzando l’esempio italiano sarebbe come se un soldato ucraino prendesse in Italia 2800 euro al mese, un maresciallo maggiore anziano circa 10mila, e un capitano 15mila. A queste somme erogate diciamo legittimamente dalle istituzioni governative, aggiungiamo la corruzione diffusa capillarmente, cioè le rendite che provengono dai saccheggi, dalle estorsioni ai civili, dalla vendita di armi, ecc., e ci rendiamo meglio conto di quanto possano accumulare i combattenti, soprattutto sottufficiali e ufficiali, che riescono a sopravvivere (magari ricorrendo a cinismo, furberie e sotterfugi), facendo perlopiù rischiare la vita ai loro sottoposti.
In due o tre mesi di guerra, se sopravvivono, possono accumulare una piccola fortuna che gli consentirà di vivere agiatamente per tutto il resto della loro vita (inflazione permettendo).
Quindi la motivazione primaria è l’avidità e la mancanza di alternative. Ecco perché gli ucraini combattono una guerra per procura, è l’unico lavoro di cui dispongono, l’Occidente li foraggia per questo scopo, combattere e morire al posto degli occidentali.
Ma c’è un problema che si sta facendo sempre più grave, diventa sempre più difficile sopravvivere alla guerra.
Prendiamo l’esempio degli ultimi due giorni, tra fine agosto e inizio settembre.
Zelensky ha appunto ordinato l’attacco in cinque aree diverse, e inoltre ha ordinato l’incursione notturna alla centrale nucleare di Zaporižžja, da parte delle forze speciali ucraine, per cercare di riprenderla prima che arrivasse la delegazione dell’AIEA dell’ONU che doveva ispezionare la centrale, probabilmente per poi utilizzare la delegazione come scudo umano contro i russi, come fanno abitualmente gli ucraini, che di crimini di guerra ne hanno commessi a iosa.
L’incursione è finita malissimo, nonostante pensassero che il piano fosse ottimo, utilizzando imbarcazioni silenziose con motori elettrici e poi delle chiatte che trasportavano il grosso delle forze e dei mezzi da sbarco.
Tutte le imbarcazioni e le chiatte sono state distrutte e affondate dalle forze aeree russe, la maggioranza degli incursori sono morti o fatti prigionieri. Si stima fossero circa 500, il minimo necessario per compiere un’operazione di questa portata, considerando che la centrale nucleare di Zaporižžja è la più grande d’Europa, estendendosi su una superficie gigantesca.
Anche le forze attaccanti nel resto del fronte non hanno subito una sorte migliore. Si stima che le perdite in vite umane subìte dall’esercito ucraino siano di oltre mille al giorno. Molto probabilmente fra qualche giorno saranno costretti a ritirarsi, lasciando sul campo quasi tutti i mezzi corazzati impiegati.
A Zelensky non rimarrà altro da giocare che la carta della commiserazione: “Avete visto con quale coraggio combattono gli ucraini?” “Come si sacrificano per il bene dell’Occidente?” “Meritano di essere sostenuti di più, dovete aumentare le risorse e i finanziamenti!”
Una carta cinica e ignobile ma l’unica che gli rimane, possibilmente prima che i comandi militari si stanchino di lui e lo facciano fuori con un colpo di stato. Magari con il beneplacito degli anglosassoni. Altrimenti non rimarrà che far combattere anche i polacchi e i baltici, i più fanatici russofobi che ci siano in Europa. I polacchi e i baltici saranno fanatici ma non sono stupidi, sono consapevoli che se non ci sono riusciti gli ucraini a sconfiggere i russi, che dopo otto anni di addestramento e armati fino ai denti erano diventati l’esercito più potente d’Europa, come potrebbero riuscirci loro che sono anche inferiori di numero (militarmente) rispetto agli ucraini? Perché mai dovrebbero seguirne la sorte? Solo per fanatismo? No. Per farlo prima dovrebbero essere ridotti alla fame anche loro, e sono sulla buona strada per riuscirci, dopo le ultime demenziali mosse politiche ed economiche che hanno compiuto contro la Russia e contro la Cina, le cui ritorsioni si stanno facendo sentire pesantemente.
I porti baltici ad esempio non lavorano più. Tra non molto anche loro potranno sopravvivere solo tramite l’economia di guerra. Una tale situazione diverrà insostenibile da mantenere per l’Occidente, diventerà peggiore di un “buco nero” per le finanze già travagliate dei paesi occidentali.
Ormai i paesi occidentali hanno oltrepassato il precipizio e come riferisce l’aneddoto “ se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te …”. E probabilmente stiamo già precipitando nell’abisso, dobbiamo solo toccare il fondo.
CLAUDIO MARTINOTTI DORIA, 11/09/22, qui.

In realtà non è da sei mesi, come detto nell’articolo, che la Russia usa quella tattica, bensì da 320 anni, avendo cominciato esattamente nel 1700 con Carlo XII di Svezia, per proseguire poi con Napoleone e in seguito con Hitler, ma la storia, evidentemente, è maestra di vita solo per chi ha la voglia di studiarla e l’intelligenza di capirla. Mancano soprattutto, la voglia e l’intelligenza, a chi ora sta esultando per i grandi successi della controffensiva ucraina che “sta riconquistando i territori invasi dalla Russia” e magari arriva addirittura a citare “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.” Fenomenale poi Lorenzo Cremonesi – che non a caso è stato per anni uno dei peggiori disinformatori e demonizzatori di Israele – che scrive impavido: “Gli esperti del Pentagono cominciarono a parlare delle difficoltà russe attorno a Kiev già a fine febbraio”. Poi è passato marzo poi è passato aprile poi è passato maggio poi è passato giugno poi è passato luglio poi è passato agosto poi è passato quasi metà settembre…
E quanto la fatidica
reconquista ucraina sia una buffonesca messinscena – la miliardesima messinscena da parte del buffone di corte -, c’è chi per fortuna ha provveduto a documentarlo: il nostro Vittorio Rangeloni

e Graham Phillips, quello a cui ha dichiarato guerra la primiera (carte denari e settebello) Liz Truss a causa delle sue documentazioni sulla guerra in Donbass

Entrambi i video sono di oggi

Nel frattempo in giro per l’Europa

GERMANIA – Centinaia di cittadini tedeschi sono scesi in strada per protestare contro la fornitura di armi all’Ucraina. A Kassel, hanno bloccato l’ingresso della fabbrica di armi Rheinmetall AG. La polizia ha usato manganelli e gas lacrimogeni contro i manifestanti. L’autunno non e’ ancora iniziato ma le proteste contro i governi che stanno conducendo l’Europa al suicidio si fanno gia’ sentire. Dalla Moldavia alla Repubblica Ceca, dalla Germania alla Francia, dall’Inghilterra all’Italia, l’onda del malcontento e della protesta cresce e potrebbe travolgere una classe politica inetta e asservita. Anche se chiamarla “classe politica” e’ improprio, trattandosi in realta’ di imbonitori e propagandisti manovrati da un’elite sovranazionale. @LauraRuHK

https://t.me/contrinform/605

Mentre nella democraticissima Ucraina, per la cui democrazia ci stiamo svenando e per giunta annientando il futuro dei nostri figli e nipoti

Una cosa è certa: ci faremo tutti molto molto male, ma qualcuno se ne farà di più. Molto di più. Quando il  Terzo Reich è ignominiosamente crollato, parecchi di quelli che con fede religiosa avevano creduto nella sua incrollabilità e nella sua possibilità di vincere, si sono suicidati: non mi dispiacerebbe se un po’ dei nazisti di casa nostra ne seguissero l’esempio (è noto che le situazioni eccezionali tirano fuori da qualcuno il meglio e da qualcuno il peggio: io per oggi ho deciso di lasciar sgorgare il peggio: è una questione di salutare equilibrio psicofisico).

POST SCRIPTUM molto OT, ma lo devo mettere: in almeno una cosa gli inglesi sono di sicuro infinitamente superiori a noi: non applaudono i cadaveri

barbara

4 NOVEMBRE 1956, LA CADUTA DI BUDAPEST

Riprendo dall’amico

Fulvio Del Deo

Nem felejtek, non dimentico.
“Parla Imre Nagy, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica popolare di Ungheria. Nelle prime ore del mattino, truppe sovietiche hanno attaccato la nostra capitale con la palese intenzione di rovesciare il democratico e legittimo governo ungherese. I nostri soldati stanno combattendo. Il Governo è al suo posto. Informo di questi fatti il nostro popolo e l’opinione pubblica mondiale”.
L’Unità, quotidiano del Pci, definì “teppisti, spregevoli provocatori e fascisti”.
Togliatti: “si sta con la propria parte anche quando questa sbaglia” e in seguito aveva dato voto favorevole alla condanna a morte di Nagy.
Giorgio Napolitano: “l’intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo”.

Soprattutto non dimenticare, non dimenticare mai le infinite stragi comuniste, gli infiniti stermini comunisti, la miseria, la desolazione, la fame – fino al cannibalismo – in più di un’occasione deliberatamente provocata, i popoli oppressi, il terrore, il controllo totale, che da sempre caratterizzano tutti i regimi comunisti. Non dimenticare che il nazismo è durato 12 anni, il comunismo, dopo oltre un secolo, è ancora vivo e virulento in varie parti del mondo.

barbara

C’ERA UNA VOLTA IN HONG KONG

C’è oggi in Hong Kong  (attenzione: all’interno del video c’è una scena piuttosto violenta)

Così la barbarie dei peggiori genocidi del pianeta si appresta ad assassinare la libertà, ad assassinare la democrazia per arrivare, passo dopo passo, ad assassinare tutte le democrazie del mondo. Con la complicità di alcuni governi.

barbara

I LIBRI NON SI BRUCIANO

Mai. Per nessun motivo. Non potrei mai bruciare neppure il Mein Kampf, addirittura neppure il Corano. E tuttavia non posso non provare un’immensa ammirazione per questa ragazza e per tutti quelli come lei, che bruciano lo strumento della loro oppressione,
corani bruciati
sapendo che stanno rischiando, e spesso rimettendoci, la vita, perché “quelli” sparano ad altezza d’uomo;
cecchino
sapendo, anche, che da quelle parti una bella pallottola subito è un privilegio che non a tutti è concesso. Alle mie parole aggiungo queste altre, con diverse annotazioni importanti che vale la pena di leggere (e con alcune osservazioni mie inserite nei passi in cui non concordo).

La repressione iraniana che nessuno racconta

di Michael Sfaradi

“Abbasso Rouhani”, “Abbasso Khamenei”, “Abbasso il dittatore”, “Non avremo pace finché non riavremo i nostri diritti e la nostra libertà”. Questo è quello che gli iraniani gridano nelle piazze di oltre 95 città in 21 province di tutta la nazione. E chi come noi, e penso di parlare a nome di tutti coloro che pubblicano su questo sito, crede nella libertà in ogni sua forma, non può esimersi dal raccontare tutto ciò che riesce a filtrare la pesante censura degli Ayatollah. Chi davvero crede nei principi fondamentali della democrazia deve in queste ore sentirsi al fianco dei giovani che nelle piazze iraniane rischiano la vita nella speranza di ottenere ciò che da noi, erroneamente, viene dato per scontato.

Quello che fa rabbia in tutto questo è che i media occidentali continuano inesorabilmente a ignorare o a minimizzare quello che sta succedendo in Iran, continuano a raccontare che la rivolta è dovuta solamente all’aumento del prezzo della benzina ignorando volutamente, e a questo punto è lecito anche pensare che a qualcuno faccia comodo, tutto il malessere di una nazione intera. Perché l’Iran di oggi è una grande bomba a orologeria che può saltare da un momento all’altro, e gli iraniani dettero prova di saper fare le rivoluzioni quando costrinsero lo Scià Mohammad Reza Pahlavi a scappare da Teheran con la coda in mezzo alle gambe [va detto però che la ferocia di Reza Pahlavi non era neppure lontanamente paragonabile a quella degli ayatollah: per questo con lui ci sono riusciti]. Allora seppero fare la rivoluzione ma furono incapaci a gestirla, solo per questo si ritrovarono nel giro di pochi anni, e con molto sangue versato, sotto un tallone d’acciaio della peggiore dittatura possibile, quella religiosa [sicuro che il motivo risieda “solo” per incapacità propria e non, invece, per le armi in possesso ai religiosi e la spietata determinazione a usarle senza risparmio?].

“Preti vendicativi, Napoleon cascò, sapete voi perché? Perché non vi scannò. Già due volte cadeste senza cavarne frutto, v’avverto, un terzo fulmine v’annienterà del tutto”. Questo scriveva Pasquino, la statua parlante, durante il tragico periodo della Roma papalina: altri tempi ma sempre di dittatura religiosa si trattava [però, sinceramente, non so se il paragone ci stia proprio tutto…]. Basta togliere la parola preti e mettere Ayatollah e quel verso antico diventa magicamente contemporaneo. Negli ultimi anni ci sono state altre rivolte della gente esausta, rivolte soffocate nel sangue dai Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, gli invasati poliziotti del regime, la speranza è che un terzo fulmine si abbatta su Teheran, ma non sulla meravigliosa città, ma sulle teste di coloro che, come nei tempi bui della storia, tengono schiava la gente per bene in nome di un Dio che non ha dato mai a nessuno il mandato per uccidere o reprimere.

Internet in Iran è sempre stato sotto stretta censura, da giorni però è completamente staccato e questo dato è una delle tante cartine tornasole di una situazione tesa e difficile: non erano mai arrivati a tanto. Tutto questo mentre i leader della dissidenza, rivolgendosi in particolare ai giovani che hanno diritto a vivere la loro vita nella libertà vera e non come il regime decide per loro, stanno esortando il popolo a non cedere. Hanno ribadito che fino a quando il regime corrotto, medievale [forse dovremmo smetterla di usare un periodo ricchissimo di fermenti culturali e artistici come emblema del peggiore oscurantismo e della più bieca ferocia] e non più accettabile nel mondo moderno rimarrà al potere, la povertà, i prezzi elevati, la disoccupazione, la corruzione, la repressione e tutte le discriminazioni che giornalmente vengono imposte al popolo indifeso non cesseranno. Hanno inoltre ricordato la questione mai chiusa del più crudele esempio delle violazioni dei diritti umani, consumato davanti agli occhi di un occidente impotente allora come lo è oggi, quando durante il massacro del 1988 circa 30.000 prigionieri politici furono fucilati senza alcun processo.

Persone torturate e uccise proprio da coloro che poi diventarono i leader dell’attuale regime che, con una faccia tosta da guinness dei primati, continuano a difendere a spada tratta il crimine commesso. Ad oggi nei loro confronti non è stata mai aperta nessuna inchiesta e anche il tribunale dell’Aja, sempre pronto a perseguire i facili bersagli, non ha mai preso posizione su quello che accadde allora e che accade ancora oggi, anche nel momento in cui vi scrivo, nell’ex regno del Pavone. Ma per onore del giusto non possiamo denunciare il regime iraniano senza mettere davanti alle proprie responsabilità chi in questi anni è stato complice dello stesso, come ad esempio l’amministrazione Obama a cominciare dal Presidente e dalla sua segretaria di Stato Hillary Clinton che, aprendo il tavolo di trattativa sul nucleare, tolsero di fatto le sanzioni e spalancarono le porte agli affaristi da tutto il mondo che, fregandosene della situazione, hanno rinforzato un regime che da quasi quaranta anni fa vivere un popolo intero nell’oppressione.

Impossibile dimenticare le fotografie del Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif sul balcone dell’Hotel a Ginevra che, ridendo come al varietà, faceva vedere ai giornalisti appostati i fogli dell’accordo come fosse stata carta igienica in procinto di essere usata. Non possiamo ignorare che l’Europa, sia come Unione Europea che come singoli Stati, con le due ultime lady Pesc Catherine Margaret Ashton, baronessa Ashton di Uphollandin e Federica Mogherini che, come delle brave Dhimmi sottomesse, sono sempre state più impegnate a trovare il velo da mettersi in testa in tinta con le scarpe e la borsetta che non a capire che le donne iraniane avrebbero fatto di tutto per bruciarli quei veli. Ma alle due Lady Pesc in nome e nell’interesse di qualcuno o di qualcosa che con l’Europa libera e democratica dei Padri Fondatori non ha nulla a che vedere, hanno sempre portato avanti una politica ambigua nella ricerca di tutti i modi possibili per aggirare le sanzioni americane anche prima dell’avvento alla Casa Bianca del premio Nobel per la pace, l’inventore delle primavere, pardon, degli autunni arabi che nel caso dell’Iran, che nazione araba non è, si sono trasformati in Inverni sciiti.

Anche la “grande stampa” ha le sue responsabilità ed ha sporcato sia l’etica dell’informazione che il dovere nei confronti dei lettori, ogni volta che ha evitato di affrontare l’argomento Iran o, quando lo ha fatto, lo ha minimizzato. Per non parlare poi della politica internazionale che non ha mai risposto alle richieste di aiuto che arrivano dai giovani iraniani o del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che non si è mai azzardato a riunirsi per discutere un argomento come i diritti umani in Iran neanche fosse un dogma divino da accettare per come è scritto, un dogma che non doveva mai essere discusso. Neppure quando le fotografie di centinaia di impiccati che penzolavano dalle gru facevano il giro del mondo, come se nelle commissioni anziché i più importanti politici internazionali ci fossero state le tre scimmiette che non vedono, non parlano e neanche sentono.

In conclusione, visto che al ridicolo non c’è mai fine, secondo alcune fonti l’Italia e l’Iran stanno lavorando a un incontro tra i rispettivi Ministri degli Esteri, Luigi Di Maio e Mohammad Javad Zarif. Sembrerebbe che il governo italiano, come se non avesse altri problemi interni urgenti e gravi da affrontare, invece di condannare e prendere iniziative contro la repressione in atto voglia invece diventare negoziatore tra Iran e Stati Uniti. Se questo risultasse vero rimarrebbe come una macchia sulla coscienza della nazione intera, una macchia difficile da dimenticare e impossibile da perdonare. (qui)

Può essere forse di qualche conforto ricordare che le donne iraniane sono state, come ho mostrato qui, quelle che contro l’oppressione khomeninista hanno lottato fino all’ultimo:

forse, chissà, saranno di nuovo loro a riportare la luce dopo la lunga tenebra.

barbara

POST POLITICO

1

A questo punto mi vedo costretta a riconoscerlo: il fascismo avanza a grandi passi. Tutti i treni che ho preso negli ultimi mesi (diverse decine) sono partiti che spaccavano il minuto e sono arrivati che spaccavano il minuto. E questo non è Lercio che lo dice, sono io, sulla base di una drammatica esperienza personale. Avanza, dunque, ma non incontrastato, come si vedrà ai prossimi punti.

2

Mi è infatti capitato qualche giorno fa di entrare per caso in un blog  che non fa parte delle mie frequentazioni, il cui titolare, in un intenso post, mostrava estremo sconcerto nel vedere queste assurde lotte fra uomini e donne, queste assurde lotte fra bianchi e neri, quando l’unica lotta che abbia un senso, l’unica che meriti di essere combattuta in quanto l’unica atta a portare al genere umano progresso, benessere e felicità è la lotta di classe.

3

E non è l’unico. Perché oggi in treno ho sentito un cinese spiegare che sì, la repressione di piazza Tienanmen è stata dura, ma senza quella oggi in Cina ci sarebbero milioni di morti per fame. Perché ci sono cose che solo il comunismo può fare, la democrazia no, perché se c’è un’emergenza il comunismo prende e fa, mentre la democrazia deve discutere e votare eccetera e cioè perdere tempo prima di cominciare ad agire. Il suo interlocutore gli ricorda le decine di milioni di morti per fame nel passato, a causa delle scelte del comunismo; “Certo, ci sono stati degli errori, tutti ne commettono, ma il comunismo, a differenza degli altri regimi, impara dagli errori e li corregge. Sì, lo so, non ha mai ammesso di averli commessi, perché il comunismo non perde tempo in chiacchiere ma passa direttamente ai fatti. Oggi in Cina non manca niente a nessuno, e perché? Perché c’è il comunismo! Perché il comunismo tutto quello che fa lo fa unicamente per il bene del popolo” Hong Kong? [immagino siate tutti al corrente della violenta e spietata repressione delle proteste] Hong Kong deve capire. Non può pretendere di rendersi indipendente dalla Cina, non è realistico, non ha senso. Ma poi perché uno dovrebbe volersi staccare da un Paese governato dal partito comunista? Che senso ha?

Consoliamoci coi vecchietti, va’.

barbara

SGOMINATA IN IRAN UNA PERICOLOSA BANDA DI CRIMINALI

Vuoi sapere che cosa hanno fatto? Te lo dico subito: hanno ballato! Come dici? “Tutto qui?” Tzè, figuriamoci! Hanno anche ripetutamente dichiarato di essere felici! Felici: ti rendi conto, sta banda di impuniti che non sono altro? Ecco, guardate un po’ qua:

 

Qui tutti i dettagli e il video con gli interrogatori dei criminali. Se poi andate a vedere il primo video in youtube, fra i commenti potrete trovare questo:

Salam please remove the video of Happy in Tehran from your channel as soon as you see this message. As you may read on the news the producer of the other version of Happy in Tehran have been arrested.
http://www.bbc.com/news/entertainment-arts-27499642

E qui abbiamo un comico decotto, aspirante politico a suon di vaffanculo, pregiudicato per omicidio e tante altre cose ancora, che impazzisce di ammirazione per questo regime e ci racconta, tra le varie altre cose, che lì la donna è molto più libera e rispettata che da noi (scusate, non avevo intenzione di fare un post di politica interna, ma questa cosa qua viene proprio fuori da sola)

barbara

AMA IL FUTURO

Che sarebbe una cosa, libro e CD, pubblicata da Feltrinelli, su Ai Weiwei, quel poliedrico artista e dissidente cinese a cui hanno chiuso il blog e poi lo hanno messo in galera e poi gli hanno dato una multa pari a circa un milione e mezzo di euro e un po’ di queste cose le avevo lette in giro e così quando ho visto il libro sullo scaffale della libreria mi era sembrato che fosse una buona idea prenderlo. Mi era. Perché il libro comincia con una intervista che dire che due palle dovrebbe rendere l’idea ma invece non la rende mica, perché altro che due palle, saranno almeno una dozzina, e di una cretinitudine che se lo fate fare come esercitazione ai bambini delle elementari non ci riescono mica, a fare domande e commenti altrettanto cretini.

Incredibile!
Trovo interessante che il blog sia cominciato con una frase scritta.
Anche tu trovi che, rispetto agli inizi del Ventesimo secolo, ora ci sia un rapporto meno stretto tra arte e letteratura?
Come definiresti la poesia?
Trovo affascinante che tu, come rarissimi altri artisti, sia riuscito a sviluppare una vera pratica architettonica, accanto a quella artistica.
È estremamente affascinante. Quindi per te Wittgenstein [il filosofo, ndb] è stato molto più importante di qualsiasi architetto?
È un’ottima rivista.

Poi c’è una roba che non mi ricordo più, poi qualche pagina dal suo blog e poi un po’ di articoli di Mauro Del Corona pubblicati sul Corriere della Sera. Insomma, se lo volete comprare, per carità, siamo in democrazia, non vengo mica a prendervi a botte, però insomma vedete voi.
amailfuturo
barbara