SENZA SPERONARE MOTOVEDETTE

Non sale nelle navi ong. Non fa politica radical chic in televisione. Non fa il fenomeno speronando la nostra guardia costiera. Non ha bisogno di andare a parlare nei parlamenti di mezzo mondo a raccontare quanto bravo è stato e quanto razzista è l’Europa che chiude i confini. Negli ultimi anni la sua fondazione ha aiutato oltre 1 milione di bambini in Africa con oltre 26 milioni di dollari di donazioni. Ha costruito 83 scuole tra Botswana, Malawi, sud Africa, Namibia e Zambia. Ha coinvolto, nei suoi programmi, migliaia di insegnanti ed oltre 1500 scuole.

Ma lui è Roger Federer. No Richard Gere, Rakete, Saviano o amenità varie. Altro mondo. Lui è un fenomeno in tutto.

Michele Sgariglia, 12 agosto

Roger Federer
Qui qualche altra notizia.

barbara

STO IMPARANDO

A fare la spesa mi accompagna regolarmente la mia badante a ore, dato che non posso chinarmi, non posso sollevare e portare pesi, non posso fare sforzi di alcun genere. A volte però capita che in un giorno in cui lei non c’è ho bisogno di una o due cose leggere: un cespo di insalata, due pomodori, il burro, il latte. Il latte, ecco: le altre cose sono tutte raggiungibili, il latte no. Quello che prendo io, ossia il più economico, che è anche quello che viene da più lontano cioè dall’Austria, sta al piano terra, a dieci centimetri dal pavimento, e non lo posso prendere, quindi bisogna che fermi il primo che passa e gli chieda il favore di prendermelo. Ecco, la cosa che sto faticosamente imparando è questa: chiedere aiuto. Non l’ho mai fatto. Non sono mai stata capace di farlo. A causa di questa mia incapacità mi sono trovata in situazioni a volte anche abbastanza drammatiche. In molte cose me la so cavare benissimo da sola, dal cambiare una presa di corrente al ricaricare la batteria dell’auto, ma in tutte no, naturalmente. E in quelle che no, se non capitava per caso qualcuno a offrirmi aiuto spontaneamente, non ne uscivo. Adesso, che la situazione di avere bisogno di aiuto è così frequente, mi sono dovuta decidere a imparare. Le prime volte balbettavo, il che mi metteva ancora di più in imbarazzo, a volte ero costretta a ripetere perché farfugliavo così penosamente che quello che usciva dalla mia bocca era proprio incomprensibile. Ma pian piano sto imparando. Adesso riesco quasi sempre a dirlo tutto di fila “mi scusi, per favore, mi potrebbe prendere quel cartone di latte lì?” Il busto è ben visibile, non ho bisogno di spiegare perché non lo faccio da sola. Poi c’è che a volte ho l’impressione che un sacco di persone abbiano una tale voglia di gentilezza da essere grati non solo quando la ricevono, ma addirittura quando viene loro offerta l’opportunità di darla.
Vabbè, con tutto sto gran guaio – che poi mi è venuto in mente che è stato qui che ho mandato a puttane la vertebra. Poi l’ultimo giorno in Israele abbiamo piantato un alberello (uno ciascuno, cioè) in una foresta del KKL e non potendomi inginocchiare per via delle ginocchia distrutte dall’incidente sono stata lì un tempo infinito (il terreno era scosceso e sassoso) a picconare tutta curva in avanti, e lì le ho dato il colpo di grazia. A questo punto bastava soffiarci sopra perché andasse in due pezzi, e così è stato – con tutto sto gran guaio, dicevo, che oltre a tutto il resto mi costerà sicuramente anche il viaggio in Israele di settembre, almeno una cosa buona è venuta. Poi mi resta da capire perché sessanta giorni di busto mi abbiano portato via sei chili senza che abbia fatto niente per perderli, in aggiunta ai nove chili persi nei quattordici mesi precedenti, senza che abbia fatto niente per perdere neanche quelli, ma questa è un’altra storia.

barbara

PER NON PERDERE DI VISTA I FATTI

Inondations et écoulements de boue en Colombie, Décembre 2010

Effondrement d’un immeuble, Nairobi, Kenya, Janvier 2006

Délégation humanitaire en Inde, 2001

Délégation humanitaire en Nouvelle-Orléans, 2005

Délégation humanitaire en Grèce, 1999

Délégation humanitaire au Mexique, 1985

Délégation humanitaire au Cambodge, 1975

Délégation humanitaire au Japon, 2011

Tremblement de terre en Haïti, Janvier 2010

Tremblement de terre en Turquie, 1999

Délégation humanitaire en Macédoine, 1999

Guerre civile de Bosnie, 1992

Délégation humanitaire en Roumanie, 1989

Délégation humanitaire de la Marine israélienne en Grèce, 1953

Attentat à Burgas, Bulgarie, 2012

Tremblement de terre au Sri Lanka, 2004

Génocide au Rwanda, 1994

Tremblement de terre en Arménie, 1988

Attentat à Buenos Aires, Argentine, Juillet 1994

Guerre civile en Yougoslavie, Août 1992

Délégation humanitaire au Ghana, 2012

Explosion à Taba, Égypte, 2004

Délégation humanitaire aux Philippines, Novembre 2013

Poi diamo un’occhiata ai medici in campo
medici
(Clic per ingrandire. Come potete vedere, lo 0,1% della popolazione mondiale ha mandato oltre il 30% degli aiuti)

E poi fila di corsa a leggere qui.

barbara

FACCIA A FACCIA COL NEMICO – PARTE PRIMA

Questa è Gaza.
Gaza
E questo è un angolo della terrazza da cui ho scattato la foto.
terrazza su Gaza
Alzando la testa si può vedere un aerostato: è lui che segnala i missili nel momento in cui vengono lanciati; dal momento in cui partono, e scatta l’allarme a quello in cui arrivano, a questa distanza, passano quindici secondi. Lo sappiamo tutti, lo abbiamo letto, ne abbiamo visto i devastanti effetti, ma vedere a occhio nudo da dove partono i missili che in quindici secondi ti arrivano sulla testa, è diverso. Molto diverso.
Durante la guerra d’indipendenza del 1948 questo piccolissimo insediamento
avamposto 1
era ovviamente in prima linea (ma, come abbiamo appena visto, non è che da allora sia cambiato molto)
avamposto 2
E priorità assoluta dei nemici d’Israele, allora come oggi, era quella di privarli dell’acqua.
acqua

A poca distanza da qui c’è il kibbuz di Ruchama. Arrivandoci, dall’altra parte della strada, si trova questo:
riparo verso Gaza1
riparo verso Gaza2
lo hanno dovuto costruire perché i tiri verso le case all’interno del kibbuz stavano diventando sempre più precisi. È stato qui che nell’aprile del 2011 un missile teleguidato da 280.000 dollari (giusto per non dimenticarci che lì, in quella prigione a cielo aperto, in quel campo di concentramento in cui, a causa del feroce embargo israeliano, sta andando in scena l’olocausto palestinese, si muore letteralmente di fame) ha centrato un autobus che riportava a casa gli scolari; una trentina di ragazzi erano scesi alla fermata prima, ma almeno uno, Daniel Wiplich, sono riusciti a ucciderlo.

Nel frattempo, sull’altra frontiera di Israele, succede questo.

barbara

ANCHE CON I CAPELLI

Ai malati di cancro, come ben sappiamo, spesso la chirurgia non è sufficiente, ed è necessario intervenire anche con la chemioterapia, che ha pesanti, a volte pesantissimi, effetti collaterali. Uno di questi è, spesso, la perdita dei capelli. Visto da fuori potrebbe sembrare un problema minore, se non del tutto insignificante, a fronte della sfida che queste persone si trovano ad affrontare, e dalla quale ancora non sanno se ce la faranno a uscire vincitrici, ma provate a immaginarlo: vivevate la vostra vita tranquilla e improvvisamente ha fatto irruzione la malattia, ha cambiato la vostra vita, i vostri progetti, le vostre attività, vi ha costretti a cure fastidiose e dolorose, non sapete se per voi ci sarà un futuro, e adesso vi trovate privati anche del vostro aspetto, della vostra immagine, in un certo senso perfino della vostra identità: davvero, non è una cosa da poco.
Noi non possiamo fare molto per queste persone: non possiamo garantire loro un futuro, non possiamo guarire la loro malattia, non possiamo alleviare la loro sofferenza. Ma una cosa si può fare, e in Israele si sta facendo: donare i propri capelli per queste persone, per permettere loro di guardarsi allo specchio e riconoscersi, per farli sentire a posto almeno nell’aspetto (qui). Un modo per aiutare, quando si vuole, si trova sempre.
cheveux
barbara