ODIA PURE CHE NON TI COSTA NIENTE

A patto di sceglierti gli obiettivi giusti, beninteso, vale a dire che l’odiatore sia di sinistra e l’odiato di destra: in questi casi vai tranquillo che la Segre non vede non sente non parla. Anche perché è troppo occupata a far sponsorizzare il memoriale dell’olocausto alla baldracca influencer.

Rispuntano i Vip che odiano la destra

Com’era? Odiare ti costa? La Commissione Segre contro l’odio? La multa di 5 euro per i commenti sessisti? Certo, come no. A ondate, come il Covid, si ripropone la colata per odiare, che non costa niente se da sinistra a destra, quanto a dire nella direzione giusta. Ogni tanto spunta qualcuno che, ormai giubilato Salvini, s’incarica di fare il cecchino su Giorgia Meloni e le dà, senza mezzi termini (scusate ma questo è diritto e completezza di cronaca), della vacca, troia, zoccola, puttana; tanto per gradire. Non è una donna la Meloni? Ma no, è una sottorazza, è una infame, va appesa a testa in giù.
Come fece, iconograficamente, una testina pensante di seconda o terza scelta, tale Alessandro Robecchi, tempo fa su Twitter, subito retwittato da un parigrado, il Saltafila. Poi qualcuno ricorderà il vivace siparietto di oltre un anno fa, quando lo storico di sinistra Giovanni Gozzini ebbe a definire la leader di Fratelli d’Italia ortolana, rana dalla bocca larga, scrofa e, come volevasi dimostrare, vacca, mentre in studio un altro ospite e il direttore Palumbo ridacchiavano. Lì per lì sembrò talmente enorme, che inscenarono pentimento e autodafà: Gozzini sospeso per tre mesi, Palumbo platealmente dimesso da Controradio, dove sarebbe subito rientrato. In mezzo, i deliri dell’ex brigatista Etro, secondo il quale la Meloni, all’epoca incinta, aveva “la figa che sapeva di ricotta rancida”, nel silenzio plateale delle varie Boldrini, Segre, eccetera: sgradevole, ma, lo ribadiamo, son tutte cose che vanno dette per come sono state dette, altrimenti non si capisce il livello dello squallore. Uno squallore che, osserva giustamente l’interessata, preoccupata per la propria incolumità, non ci mette niente a trasformarsi in livore, in violenza di ritorno.
Ma la sinistra non impara dalle sue miserie; non cambiano, non possono cambiare. Neppure se volessero. Ma non vogliono. Ora, Giorgia Meloni ne ha combinata un’altra: si è permessa di vincere, per davvero, non alla maniera del Pd, le elezioni amministrative, il che già è un crimine; dopodiché è andata a Marbella, ospite di Vox, a fare un discorso, secondo alcuni un po’ troppo urlato (e magari lei stessa se n’è un po’ pentita, quanto a decibel), in favore della famiglia naturale e contro la lobby gender, l’islamismo e la finanza globale. Apriti cielo. La sinistra vipparola, ma più che altro pipparola, non aspettava altro: e la vera ragione non è il sostegno, scontato, di una leader conservatrice italiana a un movimento conservatore spagnolo, europeo: quello era il pretesto che tutti aspettavano per punirla dopo le recenti consultazioni. Come a dire: se credi di alzare la cresta ti sbagli, te lo facciamo capire noi la sorte che ti aspetta. Un riflesso condizionato squisitamente comunista.
Ad aprire le danze era stato il segretario piddino Letta con un pizzino nemmeno troppo velato: “Impediremo che la Meloni vada al Governo con ogni mezzo”. Molti sentirono subito tintinnar di manette dalla magistratura amica: certo fu l’osso ai cani, il segnale per sguinzagliare la canea degli zdanoviani di complemento. Eccoli, anzi eccole, puntuali come droni di guerra, apre le danze, naturalmente a 8 e ½, la “filosofa” (ormai ce ne sono più degli influencer, te li tirano dietro a un soldo la dozzina) con gli occhialini gramsciani Rosi Braidotti: “Meloni come Putin. Toni omofobi, violenti, misogini. Mi fa paura”. Ha paura, la teorica del neofemminismo postumano: del sovietismo antico e rinascente, evidentemente, meno. “Ho paura! Questi toni da furia scatenata contro i nemici dei sacri valori Dio, patria e famiglia. Vede nemici presunti, ancestrali. Ha un linguaggio conflittuale, violento contro omosessuali, donne non madri, femministe, migranti e tutti quelli che non sono come loro. Un tono aggressivo che mi fa paura”. Abbiamo capito, Braidotti, te la fai sotto davanti alla “propaganda assassina” di Giorgia, e minaccia di restare all’estero: e va beh, resta un po’ nei Paesi Bassi, ti sostituiremo con Chiara Ferragni o Antonella Viola.
A ruota segue la scrittrice, anzi scrittora, Ginevra Bompiani con caschetto che fa vagamente Natalia Ginzburg che non ce l’ha fatta; anche Ginevra “ha paura!”, che palle, in quantoché Meloni, oltre che della famiglia dei “buffoni”, è “molto pericolosa”, soprattutto perché “è un tipo che può piacere”, cioè venire eletta. Il fatto è, precisa la scrittora, che “i nazisti ci sono già”, e chissà chi sono.
Scendendo di livello, ecco caracollare Selvaggia Lucarelli, che è ormai difficile definire, diciamo una factotum tra palette, articolesse, provocazioni da social pianerottolo eccetera: siccome è tutta una gara a sgomitare nel segno dell’antifascismo, meglio, antinazismo, e in soccorso del carrozzone LGBTQWERTY, Selvaggia non può mancare: «Non è solo quello che dice, ma come lo dice. Lo sguardo minaccioso, il tono di voce che si abbassa e si alza a seconda del climax dell’invettiva, le pause, la faccia che diventa rossa per lo sforzo di urlare. La sua è adesione totale a idee spaventose, a cui ha finito per somigliare. In effetti, la guardi e fa spavento». Anche profiler, Selvaggia: se la sentono a Quantico, la pigliano subito. A fare le pulizie.
Una che poi dev’essersi detta: e che? Queste tutte a dare i numeri e io niente? E così pure Vanessa Incontrada si mette a tremolare come un budino: “Che paura!”, ansima via social, e poi: “Ancora più paura, l’orrore in queste parole”. Addirittura. Vanessa, sottile come da par suo, estrapola un paio di frasi  “Sì alla famiglia naturale”, “No alla lobby GLBT”, scarnificandola dal discorso complessivo, e gioca facile a fare la terrorizzata. Forse dovrebbe temere altre cose, dentro e fuori di sé. Ma pur di allargarsi, non si butta via niente.
La sinistra vajassa si droga delle sue chiassate e, grottescamente, dà la paletta della sguaiataggine alla Meloni; è come l’arrivo in bagarre della Milano-Sanremo, tutto uno sgomitar di bestiate, uno straparlare con cui fregarsi la scena: alla fine brucia tutti l’outsider Kasia Smutniak con la sua analisi del kaiser via Instagram “Più i pensieri sono bassi, volgari, inadeguati, non all’altezza, tristi, morbosi, infelici, privi di eleganza, di amore, di buon senso, indegni, ingiusti, aspri, acidi, vomitevoli, piccoli, inutili, stupidi, idioti, pericolosi, malformati, kitch, sbiaditi, inesatti, errati, carichi di odio, DISUMANI, più la persona che li esprime diventa… volgare, inadeguata, non all’altezza, triste, morbosa, infelice, priva di eleganza, di amore, di buon senso, indegna, ingiusta, aspra, acida, vomitevole, piccola, inutile, stupida, idiota, kitch, sbiadita, inesatta, errata, carica di odio, DISUMANA. Mi è partito l’embolo”. L’embolo? Qui è un delirio da antidoping. In effetti, la sensazione è quella: la realtà però è diversa, cotante puttanate sono state assemblate a freddo per fregare le varie Rosi, Ginevra, Selvaggia e Vanessa: and Kasia is the winner, by unanimous decision.
Sad, sad, sad: davvero triste questo baciar la pantofola al Pd arcobaleno per un titolo o un ingaggio in più: si sa che funziona così nella fabbrica della comunicazione, e che la fabbrica della comunicazione la controlla la sinistra (anche per distrazioni e/o demeriti della destra, vecchia storia di cui nessuno è innocente), però che mestizia: sorge il sospetto che, cambiando il regimetto, certa gente abbia sì paura, ma di ritrovarsi del tutto priva di sovvenzioni. Ma, ancora una volta, è solo un riflesso condizionato perché tanto anche con la “nazista Giorgia” al potere, non cambierebbe neanche un ficus in Rai, nei giornali, nelle università, nelle scuole, nelle case editrici, nei premi letterari, nei festival sedicenti culturali e via discorrendo: non è questione di posti ma di rete, di gramscismo ancestrale, lo sappiamo tutti, riequilibrare il panorama informativo-ludico italiano è folle quanto sottrarre la magistratura alle sue correnti e al controllo da parte del Pd.
Se c’è una critica che la destra merita, fra le tante, e tante sono davvero, è se mai quella di essersi sinistrizzata, di avere accettato, subìto, comunque adottato stilemi, ipocrisie e stronzate del politicorretto, del woke, del cancel culture. Sicché la vociata di Meloni a Marbella assume, tutt’al più, il suono di una rivendicazione di valori tradizionalisti quasi patetica.
Ma alla sinistra sbracata, volgare e gonfia d’odio nel nome dell’eleganza, dell’educazione e della comprensione amorosa, non basta: chiude il conto, per oggi, la cantante sanremese Paola Turci che proprio non si tiene e fulmina su Twitter il leghista Pillon espressosi in favore di 5 giocatori di baseball di Tampa, Florida, non disposti ad indossare una maglia col logo del Gay Pride. Roba di poco conto, ma bastevole a scatenare il solito canaio sul Pillon, definito dall’ugola di Lotta Continua, appassionata fan di Sofri, “Poco cristiano e molto fascista”. Turci è una che vede fascisti dappertutto, meno che sullo yacht di Francesca Pascale, sua compagna, ex di Silvio Berlusconi. Pecunia non olet e panfilo neanche. Però allegri, oggi abbiamo fatto a fette Pillon, nientemeno, oltre alla solita Meloni: la coerenza è salva. Per le prossime colate d’odio ci vediamo domani, tanto la garrula Liliana Segre con la sua commissione, se c’è di mezzo Giorgia, Salvini o un qualsiasi Pillon regolarmente si distrae.
Max Del Papa, 21 giugno 2022, qui.

Storie vecchie e sempre sapute, naturalmente, ma non fa male rinfrescarle ogni tanto. E visto che c’è tanta gente che esterna a ruota libera, mi prendo un po’ di libertà anch’io: la Ferragni mi fa schifo – ma proprio uno schifo fisico – e la Segre lo stesso ma un po’ di più.
E tanto per non perdere il vizio

barbara

SÌ, ANCHE A CASA NOSTRA

Simone Pillon 

Buongiorno amici. Oggi parliamo di cosa è successo in Italia in questi giorni a Cristina Sanulli e Denise Neumann. Si tratta di due atlete che hanno saputo costruirsi, a prezzo di duri sacrifici, un percorso di eccellenza sportiva nel panorama dell’atletica leggera, riuscendo a conciliare il loro lavoro e gli impegni familiari con il costante allenamento settimanale.
Erano imbattibili. Erano.
A fine 2020 tuttavia Cristina e Denise sono state costrette a lasciare la medaglia d’oro a Valentina Petrillo, atleta transgender uomo che si percepisce donna.
Sentiamo le loro parole: “L’altezza, la larghezza di spalle e bacino, il livello muscolare erano diversi dai nostri. A livello internazionale capita di incontrare avversarie – soprattutto tra le americane – grandi e potenti, ma con Valentina l’impressione è stata un’altra. Come detto, ho giocato a lungo a calcio, incrociando i tacchetti con atlete anche molto mascoline. Ma mi sentivo alla pari, sensazione che non ho mai percepito quando, in campo, giocavamo contro uomini che, per quanto scarsi, hanno una stazza e una potenza superiori. Sensazione che non ho percepito nemmeno ad Arezzo, contro Valentina”. “Condivido – aggiunge Sanulli –: non mi sono sentita di avere gareggiato alla pari. Era la mia gara, l’obiettivo della stagione. La preparavo da tempo, volevo vincere. È innegabile: l’amarezza c’è”.
In questi giorni, secondo quanto riportato dalla stampa on line, Cristina Sanulli, Denise Neumann e altre atlete hanno presentato ricorso e chiesto l’intervento del ministro Bonetti, che tuttavia fino ad ora ha rifiutato ogni risposta.
Mi chiedo se col ddl Zan le legittime pretese di parità e di lealtà delle competizioni sportive femminili non rischierebbero di esser processate e punite come transfobiche.
Eppure basta uno sguardo alla fotografia del podio per capire…
Massimo rispetto per tutti, ma i maschi gareggino coi maschi, e le femmine con le femmine.
E questa non è transfobia, ma autentico buon senso…

E oltre alla faccia, indiscutibilmente maschile, e alla stazza, c’è anche – meglio visibile nella foto più grande – quella patta decisamente troppo gonfia, il che significa che il signore, oltre a tutto il resto, sta anche continuando a produrre testosterone.

barbara

ITALIA OGGI

Questo è il ragazzo di Fano, quello talmente pazzo squilibrato esagitato fuori di testa che hanno dovuto strapparlo fuori dalla scuola, montagli sopra in tre e sedarlo – cioè drogarlo – e infine ricoverarlo in quello che non si chiama più manicomio ma la sostanza non cambia moltissimo.

Poi da Fano passiamo a Terzigno.

Fulvio Del Deo

Terzigno, una bella serata primaverile. Ragazzi si attardano per strada e uno dei tanti alessandri-gassman del posto chiama il 118. All’arrivo della pattuglia, tutti riescono a darsela a gambe, tranne il più lento. Uno dei carabinieri lo aggredisce, neanche fosse il peggiore dei delinquenti. Il povero ragazzino si scusa perfino.
Il militare non perderà il posto: è sotto procedimento disciplinare e al massimo rischia il trasferimento. In realtà, lo mettono al sicuro da eventuali vendette, perché dietro a un ragazzino indifeso può esserci spesso un padre o un amico grande e grosso che non ci pensa due volte.

E non mi si venga a raccontare che l’intervento è un atto dovuto, che obbediscono agli ordini e altre analoghe puttanate, perché qua i calci comincio a tirarli io.
E poi ci sono i progressisti figlidizan.

Simone Pillon

Volete un esempio di prevaricazione dei maschi sulle femmine, di maschilismo tossico, di patriarcato allo stato puro? Eccolo, fresco di vernice. La sede di Arcilesbica nazionale è stata imbrattata da maschi che si sentono femmine e che si firmano “rabbia trans”.
Al grido di “arcistronze” questi paladini del ddl Zan hanno dato una bella dimostrazione di quello che tocca a chiunque esprima il proprio dissenso nei riguardi del pensiero Gender.
I soliti democratici…

Cari maschietti che vi esibite con enormi cartelli che gridano “Ci sono ragazze con il cazzo, fatevene una ragione”, per quanti pizzi indossiate, per quanto fondotinta vi schiaffiate addosso, per quanti smalti fedezeschi vi spennelliate, a comandare è sempre il testosterone prodotto da quelle due microscopiche cosine che si chiamano XY. Fatevene una ragione.
E poi c’è il virus. Ci avevano promesso che il coprifuoco – gioite gioite – sarebbe stato spostato alle 23, o addirittura, anzi addiritturissima, alle 24 – gioiamo gioiamo che il cielo è azzurro e il sole splende

– ma grazie alla provvidenziale micidialissima variante sudafricana adesso non se ne fa più niente. Impossibile, perché i famigerati assembramenti sono perniciosissimi

anche se qualche pericoloso soggetto non è d’accordo

E poi c’è il famoso vaccino italiano

e poi ci sono gli intelligentissimi sinistri

e poi ci sono i televirologi

(della signora Viola si era già parlato qui. Per la verità se ne era parlato anche qui ma, come potrete vedere, sono stati oscurati tutti i video che documentavano le puttanate sparate dai nostri esperti. Lei comunque spiegava che è ovvio che il coprifuoco non serve a diminuire i rischi di contagio, ma è necessario mantenerlo per dare un segno. Di che cosa? Del fatto che dobbiamo cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Quanto a Galli che annuncia il ritiro, ricorda tanto quello che spiega che smettere di fumare è talmente facile che lui è capace di farlo anche tenta volte al giorno)
E infine ci sono le garbate critiche a Salvini che ha preso posizione a favore di Israele martoriato da razzi e incendi e guerriglia urbana e pogrom

Formidabile soprattutto “figlio di puttana con la mamma troia”: e vorrei proprio vederlo un figlio di puttana con la mamma casta.

E niente ragazzi: siamo nella merda.

barbara

SCENE DA UN MANICOMIO 2

Cominciamo col battesimo ai tempi del coronavirus

e proseguiamo con le lungimiranti politiche di Nostra Santa Madre Europa

con il benefico ddl e prossimamente legge Zan

Nota: “NEGLI esseri umani”. Cioè tutti.

e, sempre più o meno in tema, di Laurel Hubbard

Simone Pillon 

Cari amici buongiorno.
Oggi raccontiamo la storia di Laurel Hubbard.
Questo signore di mezza età si chiamava Gavin e da ragazzino aveva la passione per il sollevamento pesi. Si era classificato primo in un concorso junior nel 1998, ma poi non aveva più vinto un bel niente.
Nel 2012 la svolta: dopo aver deciso di diventare donna, ha cominciato a gareggiare nelle competizioni femminili.
A quel punto è diventato campione di tutto: Australian open, Pacific games, Oceania e Commonwealth championship, etc etc.
Ora ci tengono a far sapere che rappresenterà la Nuova Zelanda nelle gare femminili delle prossime olimpiadi di Tokyo.
Ovviamente si tace delle proteste per slealtà (transfobiche?) sollevate dalle atlete australiane, della Samoa e della stessa Nuova Zelanda che si sono viste battute e sconfitte dai muscoli maschili di Gavin-Laurel.
Una cosa del genere accadrà presto anche in Italia, a meno che non riusciamo a bloccare la follia del #ddlzan
Altro che diritti LGBT+. Questa è una vergogna.
Rispetto per tutti, ma maschi gareggino coi maschi, e le femmine con le femmine, indipendentemente dalla loro “autopercezione”.

Non possono mancare il vergognoso privilegio bianco

e i vergognosi trucchi dei conservatori per impedire alla gente di votare

E ora due coppie celebri a confronto

Gerardo Verolino

Nella foto in alto, Andrej Sacharov, fisico nucleare, accademico delle scienze e premio Nobel per la pace nel 1975, con la moglie Elena Bonner, medico, intellettuale, scrittrice, insignita della medaglia Robert Schuman dal Parlamento europeo. Per la loro lotta in difesa dei diritti umani e per le loro critiche alla dittatura comunista verranno perseguitati dal regime sovietico.

Sotto, Federico Leonardo detto Fedez, cantante, autore di testi impareggiabili come “Dai cazzo Federico” da cui il verso: “e con tutto questo affetto mi sento così commosso però fammi andare al cesso che mi sto cagando addosso”; insieme alla moglie Chiara Ferragni, influencer, fashion blogger (boh?). La gente ritiene che oggi questi due siano i nuovi difensori dei diritti umani e oppositori del regime.

Aiuto! Cosa è andato storto in questi ultimi decenni?

E un assaggio di sinistra politica interna

E concludo questa manicomiale carrellata col manicomio vero

Tso a Fano, rivolta per lo studente: “Ha 18 anni, è assurdo”

Ondata di proteste dopo il ricovero in psichiatria imposto al ragazzo che non voleva indossare la mascherina in classe. Un docente: “Io lo seguo da un anno ed è sempre stato corretto con i compagni, che gli vogliono anche bene”

Fano, 7 maggio 2021 – “Si porti subito questo ragazzo in seno alla sua famiglia e si assista lui e i suoi cari con quella prossimità necessaria e di civiltà”, ha scritto ieri Vito Inserra dell’associazione Libera.mente. Perché l’incredibile vicenda dello studente che si è incatenato al banco della scuola per protestare con l’imposizione delle mascherina e poi ricoverato in psichiatria a Pesaro, ha suscitato reazioni anche a livello nazionale.

L’aggiornamento Tso studente mascherina Fano, a Muraglia spuntano i no mask

Tra le telefonate anche quella del senatore della Lega Armando Siri: “Voglio i dettagli di questa vicenda – dice – che ha dell’incredibile. Andrò a fondo”. Poi aggiunge: “Mi sto informando per avere dettagli. Ma se fosse vero sarebbe di una gravità inaudita che ad un adolescente venga fatto un Tso a scuola perché inscena una protesta. Ma viva Dio! Li vogliamo tutti imbanbolati, rimbecilliti davanti ad un computer e senza spirito critico? Nessuna evoluzione si realizza senza attrito tra generazioni. Le interperanze giovanili sono il sintomo di una società viva e noi che facciamo? Invece di confrontarci la sediamo, le soffochiamo con la forza? E’ dovere della politica e delle istituzioni approfondire questa vicenda nei minimi dettagli non accontentandosi certo che venga derubricata con la frase frettolosa ‘tanto questo è matto’. Perché è inaccettabile. Su questa vicenda occorre fare chiarezza senza esitazioni e approssimazioni”.
La cosa che ha colpito tutti è stata la scelta del trattamento sanitario obbligatorio. Dibattito anche in città con tutti i giovani che frequentano l’istituto, che si dicono solidali con il ragazzo, ma la discussione si è aperta anche tra i docenti; più quelli che ritengono il provvedimento eccessivo di quelli che invece sostengono la tesi “che il ragazzo andava fermato prima”.
“Mi dicono che mi terranno qui per una settimana“, rispondeva ieri il giovane al cellulare. Calmo, tranquillo. “Devo dire la verità, io lo seguo da un anno – dice uno degli insegnanti – e si è sempre comportato bene con i compagni di classe che fra l’altro gli vogliono bene. Mai un atteggiamento aggressivo anche se parlava sempre in terza persona. Anzi un giovane che dà soddisfazioni perché ha sempre approfondito quello che si era spiegato in classe. Alcuni docenti ne hanno chiesto l’allontanamento, ma io non sono mai stato d’accordo e sostengo la linea della preside”.
Ma la cosa che ha colpito è “quel parlava in terza persona”. Che fa riferimento al manipolatore che da mesi è dietro a questo giovane “perché è forse lui il vero caso psichiatrico”, commenta un medico. L’uomo che la preside, quando lo ha visto davanti all’istituto, ha detto: “Volevo scendere e dargli un pugno in faccia”. Un problema questo che si è posto anche il sindaco Massimo Seri che conosce bene la vicenda: “Il problema vero qui è capire chi è questo presunto ’costituzionalista’ che ha manipolato questo ragazzo”.
Massimo Seri è quello che ha firmato il ricovero “ma è un atto dovuto, perché il ricovero forzato – continua lo psichiatra – deve essere proposto da un medico e controfirmato ad un altro collega. La firma del sindaco è solo un atto formale”. Il ricovero deve essere avallato anche da un giudice del tribunale.
Vito Inserra di Libera.mente insorge: “Due ore non sono bastate per convincerlo? Bene si prosegua con tutto il tempo e la pazienza necessarie”. Ed aggiunge: “Non ci sono risorse umane e disponibilità di servizi? Non è una giustificazione per passare alle vie di fatto come è accaduto per questo giovane che non voleva fare la guerra ai marziani o proclamarsi Napoleone, visto il periodo. Voleva solo, in modo evidente e scomodo, dire che la nostra Carta va attesa anche nelle libertà personali… Non prendiamo l’abitudine di risposte brevi per questioni che necessitano di ponderazione e di calma. E’ difficile e impegnativo ciò? Sì, lo è e tale comportamento fa la differenza tra una medicina di territorio civile e una medicina vista solo come correzione e non come salute e guarigione”.
Il partito Potere al Popolo scrive: “Pur considerando la necessità di indossare i dispositivi di protezione, riteniamo inaccettabile e protestiamo contro questo trattamento fascista, con la scusa dell’emergenza Covid. Bastava accompagnare il ragazzo a casa. Non può accadere che si venga internati perchè si sta protestando contro una disposizione di legge. Chiediamo la liberazione del ragazzo”.
m.g. (qui)

Per inciso, l’intervento sul ragazzo è stato questo

molto simile a quest’altro di un anno esatto fa.
Passo a un paio di cose carine, partendo da questa

Noi che amiamo Israele

Benaya Peretz,

gravemente ferito nell’attacco terroristico nello svincolo di Tapuach, si è svegliato dall’intervento chirurgico e ha chiesto di ascoltare la canzone che tanto ama. Il suo cantante preferito, Benaya Barby, si è presentato per cantargli di persona. Un gesto bellissimo.
Guarda l’emozionante incontro e il sorriso di Benaya

Forza campione, auguri di pronta guarigione!

e poi, sempre in Israele

E una nei commenti ha chiesto: “E cosa se ne fanno i malati dei capelli?”

E infine questa: di qua Israele, di là Egitto

E concludo con una nota di spirito

barbara

LA STORIA DI ROBERT

Simone Pillon

Oggi vi racconto la storia di Robert Hoogland.

Questo padre canadese, nel 2017 scopre che sua figlia, a soli 12 anni, viene trattata come un maschio da tutta la scuola e che, aiutata dal suo consulente scolastico, ha scelto anche un nuovo nome maschile. Fino ad allora nessuno lo aveva informato: le direttive Sogi (Sexual Orientation and Gender Identity) alle quali il ministero della Pubblica istruzione ha imposto agli istituti della British Columbia di adeguarsi, proteggono la riservatezza dello studente e conoscere sesso genere o nome preferito della ragazza a scuola non è prerogativa del genitore.
All’insaputa del padre la ragazzina aveva infatti iniziato ad essere seguita da un celebre psicologo e attivista Lgbt che la indirizza a un ospedale pediatrico per iniziare a ricevere iniezioni di testosterone.
In teoria serviva il consenso di entrambi i genitori per procedere al trattamento, ma visto che il padre si era rifiutato, convinto che per la ragazzina fosse bene aspettare la maggiore età per prendere qualunque decisione definitiva sul suo corpo e la sua identità di genere, il BC Children’s Hospital lo informò che il trattamento sarebbe iniziato lo stesso ai sensi del BC Infants Act senza autorizzazione dei genitori: “Il team concorda che il trattamento proposto è nel suo migliore interesse (…) né lei né sua madre potete prendere questa decisione per lui”.
Robert fece causa, ma il 27 febbraio 2019, la Corte Suprema della British Columbia stabilì che la figlia, all’epoca diventata quattordicenne poteva sottoporsi a un trattamento a base di iniezioni di testosterone per cambiare sesso senza il consenso dei suoi genitori. E che se madre o padre fossero stati sorpresi riferirsi a lei utilizzando un pronome femminile, o chiamandola col suo nome di nascita, o ancora cercando di farla desistere dal trattamento, sarebbero stati riconosciuti colpevoli di violenza familiare ai sensi del Family Law Act.
Robert tuttavia non si è rassegnato a quanto stavano facendo alla sua bambina. La polizia canadese (cybercrime unit) ha stilato per i giudici un lungo rapporto che documenta ogni volta in cui l’uomo ha citato i medici e si è riferito pubblicamente a sua figlia come a una femmina e ha usato i pronomi femminili al posto di quelli maschili.
Robert è stato arrestato.
È notizia di questi giorni che Robert Hoogland ha dovuto patteggiare 6 mesi di reclusione e 30 mila dollari di multa.
“Questo non potrebbe mai accadere” dicevano quanti definivano allarmista la mia posizione contro la Bill C16», ha commentato il professore di psicologia dell’Università di Toronto, Jordan B. Peterson, protagonista di un’infuocata battaglia contro la legge voluta da Trudeau che dal 2017 aggiunge “identità o espressione di genere” all’elenco dei motivi di discriminazione vietati nel Canadian Human Rights Act e all’elenco delle caratteristiche dei gruppi identificabili protetti dalla propaganda d’odio nel codice penale, esattamente come vuole fare Zan.
Allora Peterson preconizzava un futuro in cui un canadese sarebbe stato incriminato se si fosse rifiutato di utilizzare i pronomi di genere. Gli diedero del visionario bigotto, proprio come accade a chi oggi contesta la legge Zan che al pari della Bill C-16 consegna spazio immenso alla discrezionalità interpretativa del giudice circa cosa rappresenti libera manifestazione di pensiero o condotta discriminatoria da punire in ambito pubblico o privato. «Ho letto la legge e al contrario, era inevitabile», dice Peterson del caso Hoogland. Inevitabile quanto il fatto che un padre violasse una legge bavaglio: «Voglio che mia figlia sappia che ho fatto davvero tutto il possibile, semmai tra 5 o 10 anni dovesse pentirsi di ciò che le hanno fatto subire da bambina».
Vi invito a verificare la storia, pubblicata su “Tempi” del 15 aprile 2021, ma riportata anche su “La nuova bussola” e, per chi preferisce qualcosa di più laico, su “Feministpost” del 24 marzo 2021.
Per chi mastica l’inglese vi è ampia copertura di notizie e video semplicemente googlando il nome di Robert Hoogland.
Non ho visto nulla sui giornaloni, e la cosa ovviamente non mi stupisce affatto.
Ecco spiegato, non con parole ma con la sofferenza di un padre e della sua bambina di 12 anni, perché ci opponiamo e sempre ci opporremo al ddl Zan.

Ci chiamano bigotti. Ci chiamano retrogradi. Ci chiamano oscurantisti. E trans-omofobi, naturalmente. Ma se abbiamo una legge che punisce qualunque tipo di aggressione e considera come aggravante il movente del pregiudizio, qualcuno mi spiega la necessità di una legge speciale che differenzi una particolare categoria di persone da tutte le altre e ne chieda la tutela come se non fosse già tutelata al pari di chiunque altro? Mi rispondo da sola con un commento che ho lasciato a questo post (assolutamente meritevole di essere letto)  

Fabbricare una legge che punisca chi usa violenza contro una specifica categoria di persone (posso chiederne una per gli insegnanti in pensione?) è più o meno come stabilire il coprifuoco in un’intera nazione con bar pizzerie ristoranti discoteche cinema teatri palestre piscine scuole di recitazione/musica/danza – ossia TUTTI i posti in cui la gente potrebbe andare di sera – rigorosamente chiusi: rende chiaro come il sole che lo scopo è tutt’altro.

Poi c’è sempre qualcuno che, a proposito di identità e ammennicoli vari, vuole fare il primo della classe, ma per fortuna c’è anche qualche genio che sa rispondere con adeguato perculamento. Certo che se provassero a proporre oggi la scena di Loretta,

ho idea che si metterebbe parecchio male. E sempre a proposito di identità reali, identità percepite e identità millantate:

barbara

RIFLESSIONI SPARSE

Allora, c’è stato quel tizio in sedia a rotelle stramultato perché si era fermato un momento dentro un bar per scaldarsi rendendosi così responsabile dei prossimi centomila morti. Sì, ok la legge è legge, ma anche le teste di cazzo sono teste di cazzo. E comunque un dpcm non è una legge e neanche le assomiglia.

Enrico Richetti

come ha osservato, mi pare, Aldo Cazzullo, fissare una sanzione di 400 euro per la violazione dei DPCM è frutto di quella assurda mentalità per la quale, se si vuole che le norme vengano rispettate, bisogna applicare sanzioni altissime, assurde, sproporzionate. Quindi non solo colpa di Conte, mai dei legislatori degli ultimi quarant’anni, in molti campi.
Io penso che, se avessero previsto una sanzione di 50 euro, o dai 20 ai 400 euro a seconda della gravità del caso, sarebbe stato molto meglio.
Per il disabile multato con 400 euro perché beveva un caffè tutta colpa di Conte quindi, e non dei due agenti?
No.
Un nonno ha rubato qualche barretta di cioccolata in un supermercato per fare un regalo ai nipotini. Fermato, non è stato denunciato dal titolare del supermercato, e i carabinieri hanno chiuso la vicenda pagando di tasca propria il valore della merce. Si fa così quando si ha un cuore.
Invece i due agenti in borghese non hanno capito che per un disabile prendere il caffè al bar, allontanarsi e berlo prima che sia ghiacciato è più difficile che per gli altri.
Avrebbero potuto far finta di niente. Invece hanno applicato la Legge, anzi il DPCM. Persone squallide, come l’esponente del PD che li difende.

Immagino che Richetti si riferisca a questo:

E, a proposito di teste di cazzo:

Paolo Messina

Concita De Gregorio, con la sua boccuccia a culo di gallina, sta conducendo una polemica niente male.
In pratica Concita si chiede per quale motivo nel PD i democristiani la fanno da padrone mentre i comunisti sembrano spariti, perché Conte ne è diventato l’azionista di maggioranza e addirittura si sono ridotti a frugare nel cassonetto dei responsabili.
E dopo giorni che scrive articoli e post ancora non glielo ha spiegato nessuno.
Provo a dirlo con parole semplici.
Concituccia, tu eri direttore dell’Unità quando l’Unità non la leggeva nessuno. Concituccia io mi ricordo quando l’Unità la andavo a vendere porta a porta. Concituccia, ma non ti sei accorta che l’Unità te l’hanno chiusa? Che l’hanno venduta a degli imprenditori di dubbia fama? Che ti sono rimaste le sentenze di diffamazione da pagare?
E lo sai perché?
Perché l’Unità non la leggeva più nessuno.
E adesso i comunisti non c’hanno i voti. U capisti?
Siete rimasti in due, tu e uno al dopolavoro ferroviario a Barberino di Mugello a sospirare ogni tanto “ci vorrebbe il piccì”.
Ma peggio di Concituccia è riuscito a fare Fabio Fazio che con Concituccia in collegamento chiede ad Antonio Di Bella: “ma secondo te questo problema che dice Concita, che non ci sono le classi dirigenti, lo può risolvere Biden?” E Di Bella: “Secondo me sì”.
Marziani, sono marziani.

Per la verità non ho idea del perché questo signor Messina ce l’abbia tanto coi marziani da volerli offendere con simili paragoni: ma vi sembra che vi siano paragoni possibili con una faccia simile?

E, a parte questo, avete mai sentito un marziano sparare cazzate?
A proposito poi del signor Biden, prestanome della sacra Trimurti Obama-Clinton-Harris:

Simone Pillon 

Lei è Allyson Felix.

Ha vinto qualunque cosa. Ha più medaglie d’oro di Bolt. Corre 400 metri in 49,26 secondi.
Da qualche giorno le sue medaglie non valgono più un fico secco.
Perché?
Perché Biden, imponendo tra i suoi primi atti le lagnose ideologie Gender (che non esistono) ha stabilito che i maschi (a patto che in quel momento si sentano femmine) possano liberamente concorrere nelle competizioni femminili.
Sarebbe come stabilire che un atleta (maschio quindi senza apostrofo) di 25 anni possa competere con gli under 14 o gli over 65, in base all’età autopercepita.
A occhio e croce, solo nei college americani ci sono almeno 300 ragazzi capaci di fare meglio di Allyson, senza contare il resto del mondo…
Ciò significa che nessuna donna potrà più vincere una gara di atletica.
Se lo avessi proposto io, avrebbero detto che Pillon vuole confinare le donne alle gare di cucina e ricamo ma, siccome lo hanno imposto loro, diranno che le torte sono squisite e i merletti bellissimi.
Vergogna! Fermiamo questa idiozia.
Noi stiamo con Allyson e con il suo sorriso.
Evviva le ragazze che si impegnano nello sport, e hanno tutto il diritto di poter competere con altre ragazze, e non con maschi in cerca di facili medaglie.
PS. questo post potrebbe esser considerato discriminatorio in base alla approvanda legge Zan, e costare fino a 6 anni di reclusione, oltre al divieto di svolgere attività politica, di avere patente, passaporto e licenza di caccia.
Se mi arresteranno, portatemi arance di Sicilia.

Per il momento comunque, non potendo ancora contare sulla legge, è stato gratificato di questo grazioso disegnino

E a proposito di donne e “donne”, trovo questa signora Leandra Medina Cohen che si esibisce in questa cosa qui:

Che fa oggettivamente un po’ schifo, ma a me è venuto da chiedermi se per caso non stia in realtà mascherando una cosa che, se detta apertamente, potrebbe costarle carissima, ossia una sfida a quelle che esibiscono cartelli che affermano “Alcune ragazze hanno il cazzo, fatevene una ragione” e simili. Ecco, io sto aspettando gli strilli alla discriminazione da parte di quelle “donne” che, non per età o per qualche patologia bensì per iperipsilonite congenita, la gonna macchiata non la potranno esibire mai. E veniamo a qualche riflessione sul nostro governo più bello del mondo.

Sen. Enrico Aimi

Vaccino: AIMI (Fi), è caos progetti, Arcuri è un incapace (ANSA) – ROMA, 31 GEN – “Alcune nazioni hanno riattivato le procedure di produzione conformandole a quelle in tempi di guerra, ciò per fronteggiare l’emergenza sanitaria, riconvertendo assetti industriali e servizi statali. In Italia assistiamo invece ad un caos progettuale totale, prima con la pletora delle task forces coordinate dal fantasma Colao, poi con la vetrina mediatica degli Stati Generali, infine con il super commissario Arcuri. Ma l’uomo solo al comando ha partorito molti errori e idee elefantiache”. Lo dichiara il senatore Enrico AIMI, Commissario Regionale di Forza Italia Emilia-Romagna. “L’ultima: il mega progetto “Primula”, che prevede la costruzione di punti vaccinali con padiglioni architettonici da Expo e non da crisi sanitaria. Basterebbe mettere in linea Fiere, palazzetti dello sport, caserme, come previsto dai protocolli della protezione civile per le calamità naturali, oltre alle discoteche, che si sono rese disponibili recentemente. Ulteriore sperpero di soldi pubblici quando mancano le cose più essenziali: dai vaccini alle strutture sanitarie, peraltro carenti di personale e risorse. Sul fronte rifornimento vaccini una Caporetto annunciata tra improbabili ricorsi giudiziari sui contratti, suddivisione regionale disomogenea, distribuzione spesso improvvisata. Consigliamo di fare una seria riflessione su Domenico Arcuri che, se fosse stato manager di una normale azienda privata, sarebbe stato già licenziato in tronco per manifesta inadempienza agli obiettivi di mercato”, conclude. (ANSA). ESP 31-GEN-21

Oddio, di riflessioni su faccia-da-maialino mi pare che abbiamo cominciato a farne un anno fa, e vanno tutte nella stessa direzione, e da licenziare sarebbe tutta la banda, ma purtroppo non si può, e il perché ce lo spiega l’ineffabile Corrado Augias, quello che, fedele al detto che chi sa fa e chi non sa insegna, ci ha insegnato come si fa a non cadere nei tranelli che ci vengono tesi nella rete

(Vedo che non permette di vederlo, provate ad andarlo a vedere qui) Come si sa, se il popolo non vota nel modo giusto, bisogna non farlo votare mai più. Oppure destituirlo e nominare un altro popolo. Comunque è vero che i 5 stelle rappresentano qualcosa di unico nel panorama politico italiano

Partito che annovera fra i suoi illustri esponenti anche questa graziosa fanciulla

(neppure io sono un politico locale. E si noti il ritocco fotografico sulla pelle butterata). E concludo il capitolo governativo con quella che stando a tutti i precedenti sembra l’ipotesi più probabile

Poi c’è questa chicca spettacolare: l’organizzazione terroristica Black Lives Matter, erede naturale dei Black Panther, che per settimane ha messo a ferro e fuoco numerose città statunitensi, devastando, saccheggiando, rubando, bruciando, terrorizzando, pestando, stuprando, assassinando, è stata proposta per il nobel per la pace, che dopo quello ad Arafat e Kofi Annan mi sembra ci stia come la ciliegina sulla torta.
Poi guardate questo video

e pensate che il Kosovo, dopo avere allacciato relazioni diplomatiche con Israele, aprirà la propria ambasciata, primo Paese a maggioranza musulmana, a Gerusalemme. E ringraziate mille e mille volte ancora Donald Trump. E chiudo con una domanda: ma perché nei miei voli non succede mai?

barbara

UN ORRORE PIÙ UN ALTRO ORRORE

Più un altro ancora che aggiungo io. Che hanno in comune i bambini.
Per il primo orrore do la parola a Viviana Kasam.

Carrozzine antisemite   

Ebbene sì. Esistono anche le carrozzine e i passeggini antisemiti.
Lo ha segnalato l’autorevole giornale ebraico on line Forward.com (fondato negli Stati Uniti nel 1897 come settimanale in yiddish e fin dall’inizio di orientamento progressista). Il 25 settembre ha pubblicato un articolo, ripreso da vari social e media americani, tra cui l’autorevole Algemeiner Journal. La giornalista Sarah Brown, racconta come, digitando su Google “jewish baby carriage”, siano uscite immagini di carrozzine/camere-a-gas e carrozzine/forni.
Ho provato, ed è vero.
Le fotografie sono raccapriccianti nel loro riferimento alla “soluzione finale”. Uno dei primi risultati mostra un forno fumante a rotelle accompagnato da un testo che recita “”Sei ebrea? Hai un bebè? Hai trovato quello che cerchi… acquista questo passeggino tedesco di alta qualità”.
L’immagine è parte di una collezione di Meme offensivi chiamati “Jewish baby stroller Memes” che si trova sul sito “Me.me”. Un’altra immagine mostra un barbecue portatile con la didascalia “Jewish travel trailer”. Un’altra ancora, una carrozzina ermeticamente chiusa, con un comignolo in cima, spinta da una mamma che indossa la maschera antigas. Ma anche le carrozzine e passeggini normali sono intercalati da immagini di forni e barbecue.
La giornalista ha chiesto delucidazioni a Danny Sullivan, dell’ufficio Pubbliche Relazioni di Google, che si è trincerato dietro l’automatismo degli algoritmi di correlazione e ha spiegato che l’azienda in un caso come questo non ha una politica che preveda la rimozione. “Devono essere rimossi dal sito che li ha messi in rete” spiega. “Noi non possiamo farci nulla, anche se non condividiamo ovviamente questi contenuti e la situazione ci disturba. Ma siamo alla continua ricerca di migliorare i nostri algoritmi di ricerca per evitare situazioni analoghe in futuro”. E’ noto che gli algoritmi di Google sono creati e finalizzati per estrarre correlazioni. Se scriviamo “minestre” nella finestra di ricerca, appaiono minestre estive e invernali, ricette di minestre, minestre veloci, zuppe, vellutate. Ristoranti specializzati in minestre.
Non dovrebbe quindi stupire troppo che digitando la parola “jewish” appaiano riferimenti alla Shoah, anche quelli dei negazionisti e degli antisemiti -purtroppo le leggi e i controlli non riescono a star dietro alla velocità e alla complessità della Rete. Ma in questo caso sembra giustificato chiedersi se si tratti davvero di correlazioni casuali o se non ci sia lo zampino di un programmatore antisemita. Fatto sta che alcune immagini particolarmente offensive sono state rimosse in questi giorni.
Ciò detto, mi chiedo però perché qualcuno si sia preso la briga di digitare su Google “jewish baby carriage”. Le carrozzine e i passeggini sono articoli che non richiedono un certificato di casherut, e non capisco perché dovrebbero essere ebraici piuttosto che cattolici o musulmani. Per curiosità, sono andata a cercare “Muslim baby carriage”. Sono uscite immagini di mamme velate, di hijab ricamati, ma niente di inquietante. Idem per “catholic baby carriage”. Quindi nonostante l’assurdità della ricerca, chi l’ha fatta ha trovato il risultato che presupponeva. Ovvero che, anche nei settori più innocui, come le carrozzine per bebè, l’antisemitismo riesce a insinuarsi e a spargere i suoi semi avvelenati. Ma c’è ancora qualcuno che si illude del contrario?
Viviana Kasam, qui.

Le più offensive, come ha scritto Viviana Kasam, sono state rimosse, quindi io ho trovato solo quelle moderate.

Per il secondo do la parola a Simone Pillon.

Simone Pillon 

A proposito di criptopedofilia e di infanzia violata, su segnalazione dell’amico senatore Simone Bossi ho visto le immagini della mostra “Affiche”. Sono immensi cartelloni in giro per Cremona, con tanto di patrocinio del Comune.
Le “opere” sono affisse anche davanti alle scuole e pare che siano stati organizzati percorsi didattici con i bambini delle scuole della città, accompagnati a visitare la mostra.
L’amministrazione piddina è la stessa che a febbraio aveva pubblicato un opuscolo che suggeriva di far meno figli per salvare il pianeta.
Vorrei evitar di dire parolacce e quindi mi limito ad osservare che treni o conigli che entrano nelle zone genitali delle bambine,

o conigli sgozzati

o pinocchi sadomaso

non mi paiono immagini appropriate per i minori.

Una domanda al sindaco e agli organizzatori: perché tanto accanimento sull’innocenza dei bambini?
Che problemi avete?
Quanto alla qualità artistica e all’evidente malizia dei contenuti lascio il giudizio a voi, ma resto convinto che immagini del genere, forse innocue per un adulto, possano essere assai pericolose per la sensibilità di un bambino.

Peccato non conoscere il sublime artista: andrei volentieri di persona ad esprimergli tutta la mia ammirazione.

Il terzo orrore lo aggiungo io, ed è quello delle modelle bambine, di dieci anni, cinque anni o anche meno, truccate, bardate e messe in posa come prostitute o giù di lì

JonBenét Ramsey

E cercando immagini di modelle bambine con addosso indumenti che nulla hanno a che fare con la moda infantile, mi sono imbattuta in un orrore ancora più particolare: l’autosalone di Wuhan – sì, quella Wuhan – dotata già otto anni fa di particolari virtù, che come tutti gli autosaloni che si rispettino, accosta alle auto di lusso delle bombe sexy, con la funzione di attirare e arrapare i maschioni possibili acquirenti. Con una particolarità: la bomba sexy più giovane ha quattro anni (e sfila da due), le altre pochissimo di più. E, come fa notare la giornalista che ha segnalato la cosa, in Cina il bikini non è un normale abbigliamento da spiaggia, lì quasi nessuna donna lo indossa: il bikini è proprio e solo l’abbigliamento della bomba sexy.

Ma sembra che oltre alla sopra citata giornalista, ben pochi abbiano trovato da ridire su tutta la faccenda.

barbara

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE TERZA

Per cominciare col botto, vi faccio vedere in diretta come si fabbrica un allarme sanitario: buon divertimento!

Viva l’Italia, presa a tradimento
l’Italia assassinata dai giornali e dal governo
l’Italia derubata e colpita al cuore
l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare
viva l’Italia, l’Italia che non resiste più.

Il fatto è che anche di fronte a un così palese esempio di invenzione pura e semplice di fatti inesistenti, chi è pieno di dubbi e magari mi scrive in privato per ragionare e riflettere insieme, forse avrà un dubbio in meno e un motivo per tranquillizzarsi in più, ma per chi ha la fede, la fede convinta nel pericolo sovrastante, nella seconda ondata che arriverà, non esistono argomenti validi. E se è vero che il famoso “credo quia absurdum” è una bufala e che nessun apologeta cristiano ha mai pronunciato questa frase, adesso però l’enunciato è diventato validissimo: più è assurdo, e più ci credono.
Passo a questo pezzo che riprende, ma molto meglio di come lo avevo fatto io ieri, il tema dei crimini del governo.

Piergiorgio Molinari 

Devo ammetterlo: sono spaventato. In queste ore si è scoperto che il governo del bifolco tinto, sostenuto da PD e Cinque Stelle, già dal 12 febbraio aveva sul tavolo uno studio intitolato “Scenari di diffusione di 2019-NCOV in Italia” nel quale si avvertiva del rischio imminente. In particolare, tale studio sottolineava la mancanza di letti di terapia intensiva e paventava un numero di vittime compreso tra le 35mila e le 60mila (ci è andata bene, con “soli” 35mila morti circa). E cosa fece il governo del bifolco tinto, del PD e dei Cinque Stelle da quel 12 febbraio? Be’, per prima cosa inviò subito in Cina 18 tonnellate di materiale sanitario, compresi quei camici e quelle mascherine che nelle settimane successive sarebbero mancati tragicamente. Poi, assieme alle Sardine e ai sindaci di Milano (Sala) e Bergamo (Gori) giocò al “razzismo è l’unico virus”, ad “abbraccia un cinese”, e mandò in onda spot per dire che “il contagio è molto difficile”. Il tutto mentre il segretario PD Zingaretti organizzava spritz sui navigli e i conduttori TV proni a sinistra (ossia, tutti) si mostravano alle telecamere intenti a mangiare beffardamente involtini primavera per irridere chi invitava alla cautela – memorabile anche la gag con la simpaticissima Littizetto travestita da flacone di Amuchina.
Finché, dopo tre settimane così trascorse tra balocchi ideologici e risatine supponenti, la gente cominciò a morire per davvero e si fecero prendere dal panico. Allora, il 9 marzo il bifolco decise per decreto il lockdown di un’intera nazione, trasformando un’emergenza sanitaria gestita criminalmente in un una criminale catastrofe non solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Ed essendo appunto criminali, nel frattempo sospendevano pure i diritti costituzionali, gesto senza precedenti nella storia repubblicana.
Insomma, anche solo questo – e c’è molto altro – dovrebbe bastare perché un popolo mediamente passivo desse un segnale di indignazione, o almeno di insofferenza. Invece no: convinti da decenni di propaganda che non sappiamo fare le rivoluzioni, noi italiani tratteniamo il fiato dietro le mascherine, ci vantiamo di aver gestito la crisi “nel migliore dei modi” (anche se siamo il quinto paese al mondo per morti in rapporto alla popolazione e il primo per calo del PIL), e affolliamo le pagine FB delle “Bimbe di Giuseppe Conte”. Dimostrando così di essere il popolo più stupido, apatico, vigliacco e masochista del globo. Solo i cubani e i nordcoreani sono peggio di noi, ma almeno loro rischiano di finire in galera, in un campo di lavoro o direttamente fucilati, mentre gli italiani invece non si ribellano perché hanno paura che un vigile urbano li multi. [In parte sì, ma ce ne sono anche tanti realmente convinti che il governo abbia ragione, che il pericolo incomba e che le limitazioni siano necessarie e giuste, e si fanno un vanto di obbedire alla lettera a quanto imposto; la tizia in spiaggia, a cinque-sei metri dalla persona più vicina, con la mascherina ben tirata da sotto gli occhi a sotto il mento, di sicuro non lo fa per paura della multa. D’altra parte è da oltre un secolo che il comunismo al potere è specializzato in lavaggio del cervello].
A questo punto, di fronte a gente che si lascia massacrare, derubare, imbavagliare, e poi cagare in testa per scherno, e ciò nonostante indossa obbediente la ”mascretina” plaudendo entusiasta ai propri defecatori assassini e ladri, comincio a pensare che abbiano ragione questi ultimi. Insomma, sono arrivato anch’io a disprezzare i miei connazionali, ormai convinto che meritino solo di essere umiliati e sfruttati tanto da vivi quanto da morti. Ciò implica che forse sono divenuto come Conte, quelli del PD e dei Cinque Stelle, e che sono probabilmente pronto a entrare in politica. Questo sì, mi spaventa.
(Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini, assieme ai magistrati eversivi e golpisti.)

In Germania il coraggio di protestare lo hanno

ma dalle nostre parti si guardano bene dal parlarne, non sia mai che anche a noi venga un barlume di idea di prendere esempio e insorgere contro il tiranno.

Propongo infine questo pezzo che mi sembra interessante, anche se con qualche piccola riserva

Angelo Michele Imbriani 

Decalogo per i terrorizzati dal contagio.

Da imparare a memoria e ripetere mattina, sera, prima e dopo i pasti.

1. I test sierologici non sono strumenti diagnostici. Se il test è negativo, potresti aver contratto da poco l’infezione ed essere contagioso, senza aver ancora sviluppato anticorpi. Se il test è positivo vuol dire che si è entrati in contatto con un virus tempo prima, ma non è detto né che il virus sia ancora attivo, né che si sia contagiosi, né che si tratti del Covid 19 e non di un coronavirus affine.

2. Un tampone positivo non vuol dire né che si è malati, né che si è contagiosi. Il tampone rileva l’RNA del virus, non la carica virale necessaria a scatenare la malattia e a contagiare altre persone. La carica virale andrebbe misurata con una piastrina, che non viene fatta.

3. È improbabile che gli asintomatici abbiano sufficiente carica virale da risultare contagiosi [su questo non metterei la mano sul fuoco, a meno che per asintomatici non si intendano persone diventate asintomatiche perché guarite, nel qual caso sicuramente non sono contagiose]

4. Per contagiarti devi essere esposto a una adeguata carica virale, ossia devi stare a stretto contatto per un tempo non breve con una persona infetta. Non puoi contagiarti se qualcuno ti passa vicino per strada o ti parla per due minuti, a una minima distanza, a meno che non ti tossica o starnutisca in faccia [cosa che a nessuno è mai venuto in mente di fare, neanche prima, per cui non si capisce per quale motivo dovrebbe venirci in mente di fare adesso e gli altri abbiano la necessità di premunirsi nel caso dovessimo avere il ghiribizzo di scaraventargli in faccia uno starnuto o una raffica di tosse, magari con annessa scatarrata].

5. La stragrande maggioranza dei contagi avvengono o sono avvenuti in ospedali, case di riposo, abitazioni private. In ogni caso, in luoghi chiusi dove le persone stanno a stretto contatto per ore. Aver paura del contagio all’aria aperta è paranoia più che prudenza.

6. La mascherina chirurgica, se sostituita dopo poche ore e non riutilizzata, protegge le altre persone dai tuoi virus e batteri, non protegge te. Una mascherina chirurgica male utilizzata o una mascherina “comunitaria”, ossia una di quelle comunemente in commercio non protegge nessuno da nulla.

7. Quando un virus diventa meno aggressivo e letale ma continua a diffondersi significa che si è adattato all’ospite (noi) in una convivenza sempre più pacifica. È un segnale positivo, non di allarme.

8. Il distanziamento sociale, l’uso ripetuto di gel antibatterici, la paura stessa, la vita sedentaria e al chiuso non fanno altro che indebolire le naturali difese immunitarie dell’organismo che sono invece la fondamentale protezione da questa e da ogni altra malattia.

9. abitudini quotidiane e stili di vita largamente o universalmente diffusi continuano a rappresentare un rischio di malattia grave e anche di morte enormemente maggiore rispetto al Covid 19, da quelle che si potrebbero modificare, senza che molti lo facciano, come fumo, alimentazione sbagliata, vita sedentaria, obesità, a quelli e quelle che comportano un rischio che invece siamo disposti ad accettare senza domandarci ad ogni istante se stiamo in “sicurezza”, dagli spostamenti in automobile, ai lavori domestici, a molti lavori extra domestici, a diversi sport o attività di svago. Riflettendo su questo, la paura paralizzante o condizionante del Covid 19, che comporta rischi minori, e la paura di un contagio molto meno probabile di un incidente o di una malattia conseguente alle abitudini e pratiche di cui sopra, non possono che apparire sciocche e irrazionali.

10. Infine, se nonostante tutto continui ad essere spaventato, puoi prendere le tue precauzioni – indossare una mascherina FFP2, evitare gli assembramenti e, il più possibile, i luoghi pubblici chiusi o i mezzi di trasporto, uscire di meno, sanificare continuamente abitazione, vestiti, oggetti – senza però pretendere di limitare la libertà e di condizionare la vita degli altri che non hanno paura.

In sostanza se neanche i nove punti precedenti ti hanno rassicurato, continua ad avere paura, ma senza rompere i coglioni.

E la cosa più patetica, ma anche penosa, sono le mascherine “sfiziose”, cucite con amore, con stoffe carine, magari da coordinare col vestito: come qualcuno che si mettesse a fare tendine ricamate per la finestra della prigione, avendo talmente introiettato l’idea della prigione come posto giusto in cui vivere, da arrivare a sentirla come una vera casa. In questo caso, vivere come normale la privazione dell’espressività del viso, ossia di una parte essenziale della propria personalità. E questo davvero sconvolge.
Continua

barbara

I CRIMINALI ABUSI DEL GOVERNO – PARTE SECONDA

Iniziamo con la denuncia di nove magistrati.

“Le passeggiate non sono reati, contrastiamo invece la criminalità”

La lettera aperta di nove magistrati della Valle d’Aosta

Una lettera aperta alla cittadinanza valdostana, in cui dicono che le passeggiate non sono illeciti e che “il denaro pubblico è più utile se speso per contrastare la  microcomunità che per i controlli”. A scriverla sono nove magistrati di Aosta, che però intervengono in qualità di cittadini.

Eugenio Gramola, presidente del tribunale, i giudici Anna Bonfilio, Maurizio D’Abrusco, Luca Fadda, Davide Paladino, Marco Tornatore, Stefania Cugge (giudice a Ivrea) e i pm Luca Ceccanti ed Eugenia Menichetti scrivono che “Con estremo sconforto – soprattutto morale – abbiamo assistito – ed ancora assistiamo – ad ampi dispiegamenti di mezzi per perseguire illeciti che non esistono, poiché è manifestamente insussistente qualsiasi offesa all’interesse giuridico (e sociale) protetto”.

“In un territorio  qual è quello valdostano, ma anche altrove, in zone di campagna o collinari su tutto il territorio italiano, ove molti comuni hanno una densità di popolazione assai limitata a fronte di un territorio in gran parte esteso in zona rurale, che pericolosità rivestono le condotte di chi, per sopravvivere alla situazione pesante in cui tutti viviamo, avendo la fortuna di abitare in comune montano – o comunque in zone isolate – (con gli inconvenienti ben noti in condizioni normali, soprattutto in stagione invernale, per spostamenti anche ordinari) faccia una passeggiata nei boschi osando allontanarsi anche per qualche chilometro dalla propria abitazione, laddove superate le ‘quattro case’ del paese – proprio nel raggio delle poche centinaia di metri di spostamento consentito od almeno tollerato – si spinga fino alle zone solitarie di montagna dove – se ha fortuna – potrà incontrare forse qualche marmotta, o capriolo o volpe, transitando al più in prossimità di qualche alpeggio, al momento anche chiuso”.

Quindi “fermo restando che è compito delle Forze di Polizia, e prima ancora dell’autorità politica che ne dirige l’operare, decidere come e dove concentrare i controlli sull’osservanza delle disposizioni emanate dal Governo, è difficile non chiedersi se davvero non si sappia immaginare un modo più utile per spendere il danaro pubblico, in settori ove ce n’è ben più bisogno per le tante necessità urgenti delle strutture sanitarie o per più seri interventi di prevenzione e protezione degli anziani in strutture di accoglienza”.

“Tutto ciò avviene con sacrificio estremo, manifestamente non necessario, di diritti fondamentali di libertà personale e di circolazione dei cittadini di cui alla parte I della Costituzione, che meriterebbe rinnovata lettura ed attenta meditazione. Non dimentichiamo che le norme che vengano ad incidere e sacrificare diritti costituzionalmente garantiti, anche a tutela di altri diritti di pari rango che vengano a confliggervi, sono comunque sempre soggette a stretta interpretazione e perdono ogni legittimazione laddove le condotte sanzionate siano prive di lesività per il bene preminente salvaguardato”.Nell’ambito dell’emergenza da coronavirus, in Valle d’Aosta è prevista “in senso ulteriormente restrittivo” rispetto alla normativa nazionale (per via di una ordinanza regionale) la possibilità di svolgere attività motoria e di uscire con l’animale da compagnia “solo in prossimità della propria abitazione”, ricordano giudici e pm. Nella lettera aperta fanno riferimento in particolare alla “Circolare del Ministero dell’Interno 31.03.2020”, in cui si ricorda che “la finalità dei divieti” risiede “nell’esigenza di prevenire e ridurre la propagazione del contagio” e che “il perseguimento della predetta esigenza implichi valutazioni ponderate rispetto alla specificità delle situazioni concrete”.

Inoltre “non sarebbe forse “strategicamente” più utile limitare l’applicazione dei provvedimenti in vigore nell’ambito effettivamente necessario per il perseguimento dei fini loro propri di contenimento dei rischi reali – e non immaginari – di diffusione dell’epidemia in atto, salvaguardando il più possibile le libertà fondamentali dei cittadini? Ciò perché i cittadini stessi, ben consapevoli e largamente convinti della necessità di un regime comunque restrittivo, poiché coscienti – per la maggior parte almeno – dei rischi conseguenti al mancato contenimento della diffusione epidemiologica in atto, sarebbero così assai più motivati e spontaneamente disposti al pieno rispetto della normativa vigente, ragionevole ed equilibrata, e non si sentirebbero invece costretti a cercare i più umilianti sotterfugi per sottrarsi a solerti controlli che finiscono per essere percepiti come gratuite persecuzioni di nessuna utilità per l’effettiva tutela del bene della salute pubblica”. Infine “se superassimo il pericolo da coronavirus lasciando sul tappeto libertà fondamentali e diritti primari di libertà che oggi vengono seriamente posti a rischio da condotte repressive non adeguate rispetto ai fini perseguiti, che risultato avremmo conseguito?”. (qui)

E proseguiamo con quella di ottanta avvocati.

80 avvocati contro le restrizioni alla libertà del Governo: “Applicate senza giusta disciplina giuridica”

23 aprile 2020

Ottanta avvocati hanno redatto e sottoscritto un appello nel quale hanno voluto segnalare all’opinione pubblica i profili di conflittualità con il nostro quadro costituzionale dei provvedimenti adottati in queste settimane dal Governo italiano. Secondo quanto riportato nello scritto, si evidenzia che “sono state applicate pesanti restrizioni alle libertà individuali (la libertà personale, la libertà di circolazione, la libertà di riunione, la libertà di culto), per il tramite di atti amministrativi (decreti ed ordinanze), in assenza di una puntuale disciplina legislativa e violando il principio di diversificazione delle competenze amministrative”. Gli avvocati hanno anche aggiunto che  essendo le restrizioni in questione avvenute sulla base di atti amministrativi, “le ha sottratte ad ogni forma di controllo preventivo e successivo”.

Il testo

L’emergenza sanitaria in atto ha dimostrato la fragilità del nostro sistema costituzionale e, in particolare, delle garanzie che i Padri costituenti avevano voluto scrivere a difesa delle libertà civili. Il Governo ha deciso di avocare a sé ogni competenza, utilizzando impropriamente lo strumento del decreto legge, con il quale sono stati solo genericamente descritti i “casi” di possibile restrizione delle libertà civili delegando al Potere esecutivo, nella persona del Presidente del Consiglio dei ministri, la scelta puntuale di quale misura adottare sia del grado di intensità della stessa. Tutto questo è stato fatto in ragione di uno stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020, pur essendo noto che la nostra Carta costituzionale non prevede l’emergenza quale presupposto per derogare allo Stato di diritto. Ad entrare in crisi è stato innanzitutto il principio di divisione dei Poteri. La centralità del ruolo del Parlamento è stata sacrificata in forza della necessità ed urgenza dei provvedimenti da adottare. Il Potere esecutivo ha deciso di arrogarsi ogni decisione in materia, adottando decreti legge che hanno attribuito al Presidente del Consiglio il potere di integrarli ed attuarli in vista del fine del contenimento dell’epidemia coronavirus.

E’ stato posto in discussione anche il principio di competenza sia a livello centrale (comprimendo la competenza per materia dei vari dicasteri), sia a livello locale (residuando in capo alle Regioni solo un potere di intervento d’urgenza in attesa dell’adozione dei provvedimenti del Presidente del Consiglio). Il Decreto del Presidente del Consiglio è divenuto dunque una fonte strumentalizzata, dotato di un’efficacia tale da poter comprimere diritti costituzionalmente garantiti e da prevalere sui provvedimenti emessi dai singoli Ministri e sulle ordinanze emesse dagli enti territoriali (in primis le Regioni). Non è stato rispettato neppure il principio di gerarchia delle fonti. La libertà individuale gode di una protezione totale stante la riserva assoluta di legge (rinforzata), che impone al legislatore una descrizione precisa dei “casi” e dei “modi” di qualsiasi restrizione alla stessa. A sua tutela è pure prevista una riserva di giurisdizione. Anche la libertà di circolazione è garantita da una riserva di legge rinforzata; sono diritti soggettivi perfetti poi quelli di riunione, di associazione, di libertà di culto.

Solo una legge statale può limitare tali fondamentali libertà, e non certo una fonte secondaria governativa, e addirittura monocratica, quale il Decreto del Presidente del Consiglio. Ma anche accettando la possibilità dell’utilizzo della decretazione d’urgenza non c’è stato il rispetto del principio di tassatività: i due decreti legge adottati dal Governo hanno solo genericamente descritto i casi di possibile restrizione delle libertà civili, delegando ad un componente del Potere esecutivo, il Presidente del Consiglio dei Ministri, la titolarità di scelta sia del tipo di misura da adottare (i “casi”) sia del grado di intensità (i “modi). L’estrema genericità dei decreti legge contrasta poi con la Legge n. 400/1988, che richiede, per il rispetto dell’art. 77 Cost., l’emanazione di misure di immediata applicazione, con contenuto specifico ed omogeneo. Ed, anzi, un decreto-legge che abbisogni di un ulteriore provvedimento (nel caso un D.P.C.M.) per la sua attuazione, difficilmente può dirsi fondato su presupposti di straordinaria necessità e urgenza, poiché l’arco temporale necessario all’elaborazione della fonte secondaria smentisce in radice l’indifferibilità della misura.

In sintesi, sono state applicate pesanti restrizioni alle libertà individuali (la libertà personale, la libertà di circolazione, la libertà di riunione, la libertà di culto), per il tramite di atti amministrativi (decreti ed ordinanze), in assenza di una puntuale disciplina legislativa e violando il principio di diversificazione delle competenze amministrative. Il fatto poi che le restrizioni in questione siano avvenute appunto sulla base di atti amministrativi, le ha sottratte ad ogni forma di controllo preventivo e successivo. Tali provvedimenti, infatti, sono stati adottati dal Potere esecutivo (Presidente del Consiglio, Presidenti delle Regioni, Sindaci) in piena autonomia e senza una verifica da parte del Parlamento né un controllo del Presidente della Repubblica (previsto sugli atti aventi forza di legge e sui regolamenti governativi, questi ultimi adottati di solito con la forma del D.P.R.). La necessità che sia un atto avente forza di legge a limitare le libertà civili è del resto coerente con il nostro sistema di garanzie costituzionali: solo le leggi (ed atti equiparati ad esse) e non gli atti amministrativi (quali sono i decreti e le ordinanze) sono sottoponibili a giudizio di costituzionalità di fronte alla Corte Costituzionale, unico organo competente secondo il nostro Ordinamento a controllare, con efficacia erga omnes, la conformità alle norme e ai principi costituzionali degli atti legislativi, anche sotto il profilo della loro proporzionalità ed adeguatezza.

E’ mancata dunque qualsiasi verifica della conformità del mezzo (misure restrittive) con il fine (tutela della salute) nell’ottica di un bilanciamento con altri diritti cui la Costituzione riserva invece il grado più elevato di tutela: nessun controllo amministrativo, nessun passaggio parlamentare, nessuna verifica costituzionale. In conclusione gli scriventi ritengono che il fine non giustifica i mezzi. L’emergenza non può giustificare l’alterazione dei rapporti tra i poteri dello Stato e dello Stato con gli altri enti territoriali. Quando sono in gioco i diritti di libertà, allora l’alterazione delle garanzie costituzionali non riveste solo un aspetto formale, perché incide direttamente sulla tutela sostanziale di quei diritti che la Costituzione vorrebbe inviolabili. A meno che non si voglia incidere sulla forma dello Stato di diritto e infine sulla stessa forma di Governo.

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Poi arriva il 25 aprile, e salta fuori questa circolare ministeriale
25 APRILE
così commentata da

Simone Pillon

Nella foga di mettere a tacere le voci stridule di ANPI, il “Gabinetto del Ministro” autorizza le associazioni partigiane e combattentistiche ad affiancare le “Autorità deponenti”, purché lo facciano “in qualche modo”.
Guareschi ci avrebbe scritto sopra un romanzo.
Io, da giurista di campagna, mi limito a contemplare la morte del diritto: una circolare ministeriale che dispone in deroga di un Decreto Legge, e l’espressione “in qualche modo” che assurge a criterio giuridico. Tutto per non scontentare i sacerdoti del pensiero unico.

A cui io aggiungo: il più giovane dei partigiani, considerando tali anche i ragazzini che facevano le staffette per trasmettere ordini e comunicazioni e che non combattevano, oggi ha almeno 90 anni, i combattenti qualcuno in più: davvero ci sono ancora partigiani e combattenti iscritti all’ANPI che partecipano alle manifestazioni?

Prima di chiudere vi propongo questo accorato grido di dolore di Max Del Papa (e chissà se un giorno qualcuno scriverà una Pavana per una democrazia defunta) e infine questo sfogo esasperato di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia.

(continua)

barbara